Salute 24 Aprile 2020 17:30

Il Covid-19 non ferma la terapia del sorriso. Bianchi (Fondazione Dottor Sorriso): «Grazie alle video chiamate facciamo ridere i bimbi in ospedale»

«Ci sono dei dati scientifici che dimostrano che grazie alla terapia del sorriso i bambini restano un terzo di tempo in meno in ospedale e usano il 20% in meno di analgesici»

di Federica Bosco

Un sorriso che fa bene al cuore e alla mente. È quello dei dottori clown della Fondazione Dottor Sorriso, che da 25 anni aiuta i bambini ricoverati negli ospedali a superare i momenti più difficili della malattia. Uno studio americano dimostra infatti che ridere abbassa la pressione, riduce lo stress, stimola l’appetito e mette in moto il sistema immunitario.

Un impegno quotidiano che i 33 medici della Fondazione portano avanti nonostante l’emergenza Covid. Oggi lavorano, a distanza, ma sempre con il sorriso, come conferma Cristina Bianchi, presidente della Fondazione Dottor Sorriso: «Quella del famoso film di Patch Adams è un’attività a supporto della medicina tradizionale che aiuta il bambino ad aumentare le proprie difese immunitarie rendendolo più recettivo alle terapie mediche classiche – ci racconta via Skype –. È scientificamente provato che ridere in ospedale fa bene soprattutto ai bambini che hanno meno difese nei confronti del trauma del ricovero. La nostra attività aiuta il bambino a reagire alla malattia e ci sono dei dati scientifici che dimostrano che grazie alla terapia del sorriso i bambini restano un terzo di tempo in meno in ospedale e usano il 20% in meno di analgesici. Quindi, a tutti gli effetti, il nostro intervento permette al bambino di rilassarsi, di lavorare sulla parte sana, e aiuta anche i genitori, che si sentono impotenti di fronte alla malattia del figlio, oltre ai medici e paramedici, perché lavorando in equipe cerchiamo di trovare la modalità giusta di intervento per ogni bambino».

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In questo momento di emergenza e di isolamento, anche per i bambini costretti ancora in ospedale il lavoro dei dottori del sorriso è cambiato: «Lontani, ma vicini. Questo è il nostro mantra – puntualizza la dottoressa Bianchi –.  I bambini oggi sono ancora più soli perché i genitori non possono entrare nei reparti o, se entrano, non possono più uscire, quindi vivono una condizione estremamente difficile. E se prima la giornata del bambino era scandita dalla scuola e dalle attività che alleggerivano la loro degenza, ora al peso emotivo della malattia, che non è sparita, si aggiunge l’isolamento ancora più estremo. Quindi abbiamo deciso di reinventarci per poter stare vicino a loro, ai genitori e aiutare l’équipe medica che ora è sotto stress per la mole di lavoro e per la paura del contagio. Allora abbiamo trasformato un’attività, che era fisica, in un’attività a distanza, ma con la stessa professionalità. Quindi abbiamo usato la video chiamata e abbiamo provato a vedere se questa modalità di intervento potesse essere efficace come quella usata negli anni passati».

La risposta non si è fatta attendere: «La soluzione è stata potente. Le prime video chiamate sono state davvero emozionanti, per noi ma anche per i genitori, che sono rimasti sorpresi per il ponte empatico che si crea tra il piccolo e il dottor sorriso. Il bambino resta catturato dall’immagine e la connessione dura molto più a lungo. Di sicuro quando tutto tornerà alla normalità e potremo riabbracciare i nostri piccoli amici, terremo questo presidio come  supporto nelle situazioni più difficili».

E di situazioni difficili i dottori del sorriso ne incrociano ogni giorno. Momenti di grande empatia che lasciano un segno. «Ricordo il dolore di un bambino affetto da calcoli renali che grazie all’intervento in video chiamata è riuscito a superare il dolore e dialogare a lungo con i suoi dottori del sorriso. I genitori ci hanno mandato una lunga lettera di ringraziamento che fa parte di un bagaglio affettivo che abbiamo costruito negli anni e che ci accompagna in questo lungo viaggio. Si lavora in coppia –  spiega la dottoressa Bianchi – perché questo permette ad entrambi i medici di capire meglio l’ambiente in cui entrano perché, anche se è virtuale, è comunque uno spazio occupato da un bambino malato e questo mette in equilibrio la relazione e  rende il bambino particolarmente predisposto ad intraprendere il  dialogo».

Un viaggio, ora virtuale, che si estende da Nord a Sud del Paese nei principali ospedali italiani, per incontrare e sollevare dalle sofferenze molti bambini e anche qualche adolescente. «Abbiamo avuto anche la richiesta di un adolescente di 16 anni e ci ha fatto molto piacere perché con lui è stata una lunga chiacchierata introspettiva più che un momento di gioco. Di norma riceviamo una richiesta via e-mail attraverso il sito www.dottorsorriso.it nella sezione che si chiama “Il sorriso chiama”. Il genitore si registra e poi viene richiamato per fissare insieme il momento migliore per fare la video chiamata. Oggi possiamo utilizzare qualsiasi tipo di piattaforma per cercare di accontentare tutti. Più bambini riusciamo a rendere felici, più siamo contenti. È la nostra mission».

 

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