Salute 18 Febbraio 2020 10:17

Depressione, è il medico di famiglia il punto di riferimento dei pazienti. Ma spesso non basta

Siracusano (Tor Vergata): «Il medico di famiglia è la prima frontiera, il primo sportello a venir contattato dalla persona che sta male, ma deve subito interfacciarsi con uno specialista, perché il grande problema, oggi, sono le depressioni non trattate e cresciute in recidiva»

di Tommaso Caldarelli
Depressione, è il medico di famiglia il punto di riferimento dei pazienti. Ma spesso non basta

«Circa il 70% dei pazienti con disturbi mentali si interfaccia con il medico di famiglia. Di questi addirittura il 40% si rivolge esclusivamente al medico di base, che tuttavia molto spesso è solo nello studio, non ha un infermiere al suo fianco, non ha psicologi, non ha assistenti sociali. Questo sistema, nel nuovo millennio, deve essere riorganizzato per mettere il medico di famiglia nelle condizioni di poter intercettare le cronicità, malattia mentale e depressione incluse. Serve un nuovo modo di pensare il presidio territoriale».

Così Enzo Nunnari, componente del direttivo romano della Società Italiana di Medicina Generale, a margine della tavola rotonda “Uscire dall’ombra della depressione”, l’incontro romano della presentazione dell’omonimo manifesto promosso da Fondazione Onda – Osservatorio Nazionale sulla salute della donna e di genere. Un momento di approfondimento a 360° ospitato dall’amministrazione capitolina che ha visto riuniti intorno al tavolo rappresentanti delle istituzioni, della medicina e dell’associazionismo per alzare la sensibilità e porre sotto i riflettori “il male oscuro”.

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Una malattia sempre più protagonista della nostra contemporaneità: «La depressione è ormai acclarata come la prima causa di malattia mentale ed è ancor più importante ricordare come essa sia una patologia tipicamente femminile che colpisce le donne il doppio degli uomini; rappresenta il motivo alla base del 60% dei suicidi, affligge 113mila persone nel solo Lazio e riesce ad avere un impatto devastante sulla vita affettiva e relazionale di chi ne è vittima» ha spiegato Nicoletta Orthmann, Coordinatrice medico-scientifica di Onda, all’apertura dei lavori. «Parliamo inoltre di un fenomeno che ha imponenti costi diretti, nel senso degli aggravi del fenomeno depressione sul sistema sanitario nazionale; inoltre, costi indiretti ancora maggiori e spesso taciuti, come le oltre 4 miliardi di ore di lavoro perse, per non parlare del fenomeno del presentismo per il quale il paziente, pur presente sul posto di lavoro, ha un rendimento significativamente inferiore a causa del suo stato d’animo».

Secondo il professor Alberto Siracusano, ordinario di Psichiatria e Psicologia Clinica al Policlinico Tor Vergata, che ha tenuto la relazione introduttiva, il fenomeno depressivo è talmente diffuso e dilagante nelle società occidentali sviluppate che si potrebbe ormai legittimamente definire la nostra come «una società depressa: viviamo una condizione esistenziale complessiva di depressione, ed è il rapporto Censis del 2019 a fotografarci come una società macerata della sfiducia in cui oltre il 75% delle persone non si fida degli altri. Diventa realmente importante allora ricordare che depressione non è solo un insieme di sintomi, ma è piuttosto una qualità dello stato di vita, un insieme di situazioni che rendono lo stato vitale di una persona una reale sofferenza. È giusto allora affrontare la depressione come sistema multifocale, complesso, sia dal punto di vista psicopatologico – ha detto Siracusano – che neurobiologico, prendendo in considerazione l’impatto delle comorbidità e ricordandosi che la depressione arriva spesso insieme ad altri 52 sintomi che gli studi hanno già censito. Si possono isolare delle definizioni che aggregano queste sintomaticità: riassumendo, possiamo elencarle nei disturbi di natura cognitiva, i fenomeni di iperattività, la paura».

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Una vicenda articolata e complessa, insomma; forse troppo per essere affrontata dai soli medici di famiglia, a cui pure moltissimi pazienti scelgono di rivolgersi come punto d’accesso iniziale: una strada giusta, secondo quanto condiviso dal professor Siracusano con Sanità Informazione, ma che deve subito lasciare il passo ad un approccio che coinvolga la multidisciplinarietà e la cura specialistica. «Il medico di famiglia ha una parte estremamente importante – ha detto Siracusano a margine dell’evento -. È la prima frontiera, il primo sportello a venir contattato dalla persona che sta male. Ma il medico di base deve subito interfacciarsi con uno specialista, perché il grande problema delle depressioni oggi sono le depressioni resistenti, quelle che fin dall’inizio non sono state trattate come dovevano esserlo e che sono cresciute in recidiva».

Il ciclo di tavole rotonde su base regionale promosso da Onda continuerà nei prossimi mesi con importanti appuntamenti nelle principali città italiane. La prossima occasione di confronto e sensibilizzazione è programmata il 16 marzo a Torino, poi il 6 aprile a Venezia, ancora il 15 giugno a Milano. Ulteriori appuntamenti il 26 giugno a Palermo, il 13 luglio a Bologna e il 14 settembre a Bari.

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