Professioni Sanitarie 26 Ottobre 2020 12:23

Fisioterapista di famiglia, Bracciantini (AIFI): «Serve quello di Comunità, no al rapporto in convenzione»

L’Associazione italiana Fisioterapisti non è convinta del Ddl depositato in Commissione Affari Sociali: «Rapporto in convenzione non funziona. Per noi sarà la figura professionale che opererà all’interno e al servizio delle Reti Territoriali e non un professionista a sé stante che valuta e agisce isolatamente sui bisogni del paziente»

Fisioterapista di famiglia, Bracciantini (AIFI): «Serve quello di Comunità, no al rapporto in convenzione»

Il disegno di legge sul “Fisioterapista di famiglia” presentato alla Camera dalla deputata di Fratelli d’Italia Maria Teresa Bellucci non convince appieno l’AIFI, l’Associazione Italiana Fisioterapisti.

Il Ddl, assegnato in sede referente alla Commissione Affari Sociali, punta a modificare il decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 attraverso il riconoscimento della figura professionale del fisioterapista di famiglia e di assistenza fisioterapica domiciliare. Viene definita l’assistenza fisioterapica domiciliare intesa come “la modalità di assistenza sanitaria erogata al domicilio del paziente dal fisioterapista in collaborazione con il medico di medicina generale, in alternativa al ricovero ospedaliero, destinata a persone con patologie trattabili a domicilio e volta a favorire la permanenza del paziente nel proprio ambiente”.

Da AIFI arrivano dei dubbi in particolare sulla modalità scelta: quella di intervenire sulla 502. «Sono anni che lavoriamo su questo tema ma su questa proposta abbiamo parecchi dubbi – spiega a Sanità Informazione Fabio Bracciantini, Presidente della Commissione d’Albo dei Fisioterapisti di Firenze e referente AIFI per le Politiche sul Sistema Sanitario Nazionale -. Per primi abbiamo promosso e sostenuto la figura del Fisioterapista di comunità nell’ambito della Sanità d’Iniziativa; ci fa piacere che altri abbiano voluto seguirci. Riteniamo però che questo DdL, pur richiamando concetti condivisibili su ruolo e funzioni del Fisioterapista nella sanità territoriale, proponga una soluzione, il Fisioterapista di famiglia convenzionato, che allontana dalla effettiva costruzione del team territoriale multiprofessionale».

Per AIFI innanzitutto è fondamentale parlare di Fisioterapista di comunità e non di famiglia. «Per noi il Fisioterapista di Comunità è quel professionista che opera all’interno della Case della Salute o nei Presidi Territoriali di Riabilitazione, perfettamente integrato nel team multiprofessionale insieme al Medico di Medicina Generale e a altri professionisti. Rappresenta “una chiave di lettura dei bisogni” all’interno e al servizio delle Reti Territoriali e non un intervento a sé stante che valuta e agisce isolatamente sui bisogni del paziente. Ad altro non siamo interessati».

AIFI è favorevole all’assistenza domiciliare fisioterapica purché rientri in un processo di presa in carico globale del paziente. «Occorre un Piano Assistenziale Individualizzato (PAI) per il paziente fatto insieme a tutto il team: questa per noi è la risposta essenziale ai bisogni di salute del cittadino».

La proposta AIFI si pone in linea con la richiesta della FNOMCeO, la Federazione degli Ordini dei Medici, che ormai da tempo rilancia la necessità di creare un team multiprofessionale. «In quel documento si ritrovano molte delle nostre posizioni espresse in documenti associativi approvati e presentati alle Istituzioni – continua Bracciantini –. Se vi fossero stati ulteriori richiami alla figura del Fisioterapista e che il PAI venga definito, oltre che dalle “necessarie consulenze specialistiche” (come riportato nel documento) anche da quelle professionali, per noi sarebbe stato un documento “perfetto”. Su questo ci auguriamo un confronto aperto tra FNOMCeO e la Commissione d’Albo Nazionale appena eletta ed insediata».

Bocciata dunque l’idea che il fisioterapista sia posto in regime di convenzione come il Medico di famiglia: «Se noi andiamo a creare altre figure convenzionate a quel punto ognuno gioca pro domo sua – spiega Bracciantini -. A noi interessa che il paziente venga preso in carico globalmente. La carta vincente è il rafforzamento delle Reti Territoriali in cui tutti i Professionisti possano portare il proprio contributo».

In questo senso è recentemente ripartita la sperimentazione in Toscana del Fisioterapista di comunità: nata nel luglio 2019, si era quasi subito fermata a causa del Covid-19. «Il primo Fisioterapista di comunità è nato a Firenze in Azienda USL Toscana Centro con la delibera del DG. n.1057/2019 – spiega Bracciantini -. Stiamo partendo adesso dopo essere stati fermati dall’emergenza sanitaria. Dapprima si era pensato di introdurlo solo in alcune Zone Distretto, ma il Dipartimento delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione in accordo con la Direzione Sanitaria, dopo il Covid ha voluto estenderlo in tutto il territorio Aziendale. A fine luglio 2020 dopo un incontro tra Commissione d’Albo, Ordine e Assessorato alla Sanità della Toscana, la Regione ha dato mandato a tutte le Aziende Sanitarie, che in Toscana sono tre, di deliberare il Fisioterapista di comunità dopo aver varato delle linee di indirizzo partendo dal progetto già in sperimentazione nella Toscana Centro. La Legge 24/17 sulla responsabilità professionale (Gelli/Bianco) e la Legge 3/2018 che istituisce gli Ordini Professionali, hanno segnato un grande cambio di passo nel Sistema in tema di autonomia e competenze».

Il Fisioterapista di comunità, secondo AIFI, potrebbe contribuire ad abbattere in modo sensibile i tempi di presa in carico del paziente facendolo in appropriatezza e tempestività evitando, a volte, il ricorso a inutili esami diagnostici e visite specialistiche. «Il MMG – conclude Bracciantini – è colui che conosce il paziente a 360 gradi. Il Fisioterapista di Comunità è in grado di identificare e adottare, per quanto di sua competenza come previsto dal profilo professionale, le migliori strategie per la prevenzione, valutazione, abilitazione, e palliazione con l’obiettivo generale di contribuire a migliorare la qualità di vita della persona e dei suoi familiari/caregiver.

Con il progressivo invecchiamento della popolazione avere un sistema integrato di offerta sanitaria che possa garantire la presa in carico e la gestione delle problematiche anche nel lungo periodo è di fondamentale importanza; il tutto nell’ottica di risposte tempestive e appropriate ai bisogni dei cittadini e per la sostenibilità del Sistema Salute».

 

 

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