Lavoro 23 Settembre 2021 13:23

Aggressioni al personale sanitario, Siracusa a ferro e fuoco. E i medici scendono in piazza

Maddedu (OMCeO Siracusa): «Investiamo nella comunicazione. Con la medicina narrativa riduzione dell’80% di conflitti medico-paziente: va inserita nel processo formativo»

Aggressioni al personale sanitario, Siracusa a ferro e fuoco. E i medici scendono in piazza

Ben venti episodi di aggressioni ai danni del personale sanitario dall’inizio dell’anno, consumatesi perlopiù nei presìdi di Pronto Soccorso e Guardia Medica. Siamo a Siracusa, dove negli ultimi tempi il fenomeno sta vivendo una preoccupante recrudescenza, motivo per il quale nei giorni scorsi i medici siracusani sono scesi in piazza per manifestare contro la spirale di violenza che li minaccia. La penultima, in ordine cronologico, ha visto cinque uomini armati di accetta fare irruzione nella Guardia Medica di Portopalo per picchiare in malo modo i due medici di guardia, lussando la spalla a uno di loro e minacciando anche di morte l’altro.

«Non diritti sindacali ma diritti civili»

«Inconcepibile, e inaccettabile – commenta ai nostri microfoni il presidente dell’Ordine dei Medici siracusano Angelo Maddedu -. Noi medici siamo pronti a fare la nostra parte per favorire quel cambiamento culturale necessario a limitare il fenomeno, e cioè migliorare l’aspetto della comunicazione tra medico e paziente. Motivo per cui il motto della manifestazione è stato “Camici bianchi e cittadini insieme per la salute” per rimarcare l’assoluta assenza di contrapposizione tra medici e cittadini, e anzi la nostra vicinanza alla comunità per un bene comune, la salute. Quelli che noi chiediamo tuttavia – continua Maddedu – non sono certo diritti sindacali, bensì diritti civili: non è pensabile che un medico, un lavoratore come tutti gli altri, possa recarsi al lavoro ogni mattina temendo per la sua incolumità. Siamo la categoria più a rischio in Italia».

PS e Guardie Mediche nel mirino

«Le Guardie Mediche sono un bersaglio facile – spiega Maddedu – in quanto dislocate in zone periferiche e isolate, e i vari sistemi per garantire la sicurezza spesso non sono sufficienti. Una delle misure che abbiamo richiesto, infatti, è la dislocazione di questi presìdi in prossimità delle sedi delle Forze dell’Ordine, cosicché questo possa già fungere da deterrente. Nei PS le aggressioni sono invece legate alla natura stessa del presidio, che offre assistenza a carattere di urgenza dando ovviamente priorità ai codici rossi: non è un caso che la maggior parte delle aggressioni vengano commesse da soggetti (o parenti) con codici bianchi».

«È un problema di civiltà – prosegue – che oggi diventa più sentito che mai dal momento che i Pronto Soccorso sono letteralmente travolti, e posso assicurare che ogni operatore sanitario al loro interno sta dando l’anima per garantire assistenza a tutti».

Interventi e strategie correttive: il ruolo delle istituzioni e quello dei medici

«La priorità è decongestionare i Pronto Soccorso – aggiunge Maddedu – dando più possibilità di “filtro” alla Medicina Generale e deviando i codici bianchi verso strutture di Pronto Intervento, ma anche, ovviamente, ampliare gli organici dei PS. E, per potenziare l’aspetto della comunicazione, la presenza di psicologi all’interno dei presìdi».

«Quello che chiediamo a gran voce, tuttavia, è che venga applicata una norma già esistente, la legge 113/2020 per il contrasto alle aggressioni nei confronti degli operatori sanitari, che prevede una serie di misure preventive e di intervento che purtroppo, a tutt’oggi, non ha trovato piena applicazione».

«Dal canto nostro invece – afferma il presidente dell’OMCeO siracusano – sarà importante lavorare sull’aspetto fiduciario e comunicativo con il paziente, avvalendoci anche della medicina narrativa, che è già in uso in molti Paesi: si tratta di un metodo che riporta il paziente al centro del processo di cura migliorando la qualità della comunicazione. La letteratura scientifica ci dice che l’utilizzo della medicina narrativa può ridurre fino all’80% la conflittualità medico-paziente, motivo per cui credo sia fondamentale inserirla nel bagaglio formativo del personale sanitario».

 

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