Salute 7 Aprile 2017 09:00

Lotta alla depressione, la proposta degli psichiatri. Mencacci (Sip): «Costruiamo rete con scuole, medici e datori di lavoro»

«Per sconfiggere la depressione occorrono percorsi diagnostici e terapeutici in collaborazione con la Medicina Generale, la pediatria, la scuola, gli ambienti di lavoro» spiega Claudio Mencacci, Presidente della Società Italiana di Psichiatria (Sip), in occasione della Giornata Mondiale della Salute dedicata proprio al ‘ male oscuro’

«Fondamentale costituire una rete per combattere la depressione». Lo dice il Presidente della Società Italiana di Psichiatria (Sip), Claudio Mencacci, in occasione della Giornata Mondiale della Salute, dedicata proprio al ‘male oscuro’, suggerendo la promozione di «percorsi diagnostici e terapeutici in collaborazione con la Medicina Generale, la pediatria, la scuola, gli ambienti di lavoro».

Oggi gli italiani con depressione sono tra il 4,4 e il 7%, oltre 3 milioni, secondi solo alla Germania. In Europa il numero supera i 40 milioni. E nel 2030, dicono le proiezioni Sip, la depressione sarà «la prima malattia più invalidante al mondo con altissimi costi sociali e forte impatto economico». Eppure non è più un male ‘oscuro’.

Oggi si dispone di molti strumenti efficaci per sconfiggerla: non solo cure sempre più innovative, ma anche psicoterapie, terapie somatiche combinate tra di loro o poste in modalità sequenziale. Nonostante queste opportunità, pochi giungono a diagnosi e terapia: solo 1/3 di coloro che ne avrebbe necessità. E tra questi, molti ancora non mantengono una adeguata aderenza alle cure, esponendosi a ricorrenze e all’aumento del rischio di cronicizzazione.

La depressione, inoltre, è più accentuata nelle persone con condizioni socio economiche e scolarità basse. Sono maggiormente esposte le persone che hanno subito abusi, bullismo, violenza, separazioni, divorzi, con una storia familiare che li predispone o patologie croniche come diabete, ipertensione, cardiopatie, malattie endocrine e autoimmuni. «In tutti costoro – precisa Mencacci – è fondamentale individuare le persone a basso, medio, alto rischio sui quali attuare interventi mirati».

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