«Se prescrivo levotiroxina per fini endocrinologici e nel frattempo il cardiologo ha prescritto l’omeprazolo, il paziente rischia perché questi due farmaci confliggono. Questo con la Blockchain non può capitare». Lo spiega Giulia Franchi, endocrinologa del San Raffaele e fondatrice di una startup di telemedicina
«Se prescrivo levotiroxina per fini endocrinologici e nel frattempo il cardiologo ha prescritto l’omeprazolo, il paziente rischia perché questi due farmaci confliggono. Dunque, se non c’è accurata comunicazione tra gli attori, può succedere che delle informazioni si perdano, ma questo con la Blockchain non può capitare». In poche parole Giulia Franchi, endocrinologa del San Raffaele e fondatrice di una startup di telemedicina, spiega l’enorme valore che la nuova tecnologia ‘dei blocchi’ assume nel campo medico.
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«Con la Blockchain noi medici entriamo a far parte di una rete fidata – prosegue -, nella quale non subentrano terzi. In questa rete abbiamo la possibilità di modificare di volta in volta dati di ricerca o clinici in piattaforme dedicate in cui tutto possa essere condiviso. Questo sistema non permette a ‘ladri’ di subentrare e appropriarsi di informazioni sensibili».
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I benefici della Blockchain in termini di scambio e condivisione fra addetti ai lavori sono innegabili, ma per la privacy? La protezione dei dati è un argomento molto sensibile non solo per le strutture sanitarie ma per il paziente stesso che pretende massima riservatezza per la propria storia clinica. «Io credo – prosegue la dottoressa Franchi – che si debba essere sostanziali e non formali: la privacy è tutelata nel momento in cui tutto è tracciato, nessuno può avere accesso da esterni, quindi è la rete che è trust anche a beneficio del paziente».
«La tutela è elevatissima – conclude -, io gestisco una piattaforma già criptata, è già su cloud con diversi sistemi di sicurezza, ma tengo a sottolineare che la Blockchain è una rete di nodi, tante copie collegate e la perdita di dati su Blockchain non avviene».