Dalla Redazione 20 Maggio 2020 19:02

De Rango (CIMOP): «Necessaria una stagione sanitaria “costituente”»

Il contributo di Carmela De Rango, Segretario Nazionale della Confederazione Italiana Medici Ospedalità Privata

di Carmela De Rango, Segretario Nazionale CIMOP

Come cogliere l’opportunità della pandemia per riformare il Servizio Sanitario Nazionale, tra lacci, burocrati, divieti e regole spesso in contrasto fra di loro? Si può immaginare una struttura diversa, più agile e fruibile, che mescoli sapientemente le virtù del comparto privato con l’assoluta e imprescindibile centralità dell’ammalato?

Il dibattito avviato nei giorni post fase 2 sull’argomento deve essere sostenuto da tutte le forze in campo, nella consapevolezza che la crisi, come insegnano gli antichi Greci, accoglie al suo interno una doppia spiegazione: rottura e opportunità. Quindi accanto alla drammaticità delle settimane che il nostro paese (in compagnia di tutto il mondo) ha attraversato, si fa imminente l’esigenza di ragionare a mente fredda su come ammodernare un pezzo essenziale della quotidianità.

Qualcuno, come Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, ha avanzato l’ipotesi del modello-Fondazione: ovvero un’entità che, non dovendo per statuto fare profitto, abbracci idealmente l’obiettivo della cura del paziente ma utilizzando il meglio del know how dei privati.

Ciò non al fine di esacerbare differenze o singolo status, tutt’altro: si tratta di un modus operandi che potrebbe finalmente mettere fine a quella contrapposizione ideologica che non crea vasi comunicanti, producendo solo compartimenti stagni. Invece in una fase assolutamente eccezionale come questa, direi forse ancora più dirimente di quelle prettamente emergenziale di febbraio e marzo, si rende improcrastinabile una grande e rinnovata alleanza tra mondi e cervelli, che metta al primo posto le buone idee e non le singole visioni. Ciò al fine di giungere al frutto auspicato.

Al fine di liberarsi della burocrazia, ad esempio, non è pensabile procedere con scudi o generiche semplificazioni: bensì occorre un’azione costituente che riscriva da zero regole e paletti. De-legiferare non significa de-responsabilizzare, piuttosto perimetrare in pochi punti certi, sia i modi che i tempi. In questo, un sostegno decisivo dovrebbe venire dal mondo della giustizia, che incide sovente circa le nostre dinamiche interne: l’intreccio con la Legge Gelli, che ha rivoluzionato l’intero comparto sanitario, deve essere occasione di una riequilibratura in tale senso. È anche questa la ragione per cui la visione da “compartimenti stagni” ha il fiato corto, dal momento che volendo fare un parallelo con il corpo umano, solo armonizzando arti e organi si può procedere in una unica direzione ed evitare posture in deleterio contrasto tra loro.

In seguito alla prima fase di giusto equilibrio, si passi alla definizione di ruoli a competenze. Stato centrale o Regioni che governano la sanità? La risposta può essere trovata nei principi di prevenzione, nella sostenibilità di un Servizio Sanitario Universalistico e garantito per tutti e in una maggiore semplificazione per talune patologie per cui si può immaginare la telemedicina come risposta esauriente e certa, al fine di non gravare il pronto soccorso di un surplus evitabile, ma senza svilire l’intensità dell’azione da remoto. L’organizzazione deve mantenere un giusto equilibrio fra medicina del territorio e medicina ospedaliera. Tutti coloro che operano nel SSN, sia di diritto pubblico che privato, dovrebbero essere dipendenti, equiparati nei titoli, e con retribuzioni comparabili a quelli degli altri paesi europei a parità di potere d’acquisto.

È di tutta evidenza che la salute è direttamente proporzionale alle condizioni socio-economiche del singolo individuo, ragion per cui costruire una strategia di lungo respiro che utilizzi le risorse di cui si legge nei provvedimenti del governo proprio al fine di stravolgere l’attuale panorama del Servizio Sanitario Nazionale, credo sia un imperativo categorico per chi ha giurato sul testo di Ippocrate.

 

 

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