«Il paziente con sindrome coronarica acuta molto spesso arriva in ritardo in ospedale – spiega Ciro Mauro, Cardiologo del Cardarelli di Napoli – questo è pericoloso soprattutto per chi ha fattori di rischio»
The lower the better ma anche The earlier the lower the better. Dobbiamo ridurre anche precocemente i valori di LDL nel paziente a rischio molto alto»
«I pazienti ad alto rischio devono stare sotto a 70 mg/dl – dichiara a Sanità Informazione – quelli ad altissimo rischio sotto a 55 mg/dl»
Le associazioni precostituite di farmaci sono ben tollerate dai pazienti e migliorano l’aderenza terapeutica perché in una sola compressa vengono assunti due principi farmacologici
«Per le dislipidemie e l’ipertensione sono già in commercio farmaci che da soli raggiungono l’effetto desiderato senza importanti conseguenze collaterali. Da preferire – spiega a Sanità Informazione – la polipillola, in modo da ridurre il numero di compresse assunte»
Tanti pazienti a rischio alto e molto alto non riescono a raggiungere i loro obiettivi terapeutici. Vediamo perché con Mario Arieti, cardiologo dell’ospedale Carlo Poma di Mantova
Le statine giocano un ruolo sostanziale nella gestione del colesterolo ma la terapia di combinazione con farmaci ipolipemizzanti rappresenta un’importante opzione terapeutica
«Quanto più si riduce il valore del colesterolo LDL tanto più si abbassa l’incidenza degli eventi cardiovascolari – spiega la dottoressa Rosanna Pes a Sanità Informazione -. L’obiettivo è scoprire quelle molecole che, spesso in associazione, ci permettono di raggiungere i target terapeutici»
«Laddove il target terapeutico non fosse raggiunto con le statine è ragionevole ricorrere ad una terapia combinata con vari farmaci» spiega il medico a Sanità informazione
Rosalba Cipriani, Responsabile del reparto di medicina dell’ospedale Fabrizio Spaziani di Frosinone, racconta a Sanità Informazione quanto è difficile sensibilizzare nel modo più efficace e capillare possibile la popolazione a rischio cardiovascolare
«Circa otto eventi cardiovascolari su dieci sono prevenibili – spiega il cardiologo Davide Lazzeroni a Sanità Informazione – ma per farlo il tempo è fondamentale, bisogna agire subito sui pazienti a rischio»
L’esperto racconta a Sanità Informazione che sono molto comuni la non aderenza terapeutica o la sua bassa continuità nei pazienti a rischio
«Informazioni reali sugli obiettivi terapeutici, l’aderenza terapeutica e la scelta dei farmaci sono molto più utili degli esperimenti clinici»
«Nei pazienti pluripatologici a rischio alto e molto alto c’è scarsa aderenza terapeutica. Per questo, è fondamentale instaurare un rapporto con il medico per capire la gravità del concetto di rischio cardiovascolare». Così Roberto Scicali, specialista in medicina interna
Il Direttore della Cardiologia degli Ospedali dell’ovest vicentino spiega chi sono i pazienti a rischio alto e molto alto