Salute 5 Marzo 2024 17:14

Tumori, Censis: “Il cancro è la malattia più tenuta dagli italiani, ma non basta a far decollare la prevenzione per l’Hpv”

Il nuovo Rapporto del Censis analizza la percezione del rischio di tumore da Hpv e delle strategie di prevenzione adottate finora, tra genitori e donne

di I.F.
Tumori, Censis: “Il cancro è la malattia più tenuta dagli italiani, ma non basta a far decollare la prevenzione per l’Hpv”

Le patologie più temute dagli italiani sono quelle oncologiche. Fanno paura anche le demenze e tutte le malattie che causano disabilità. A fotografare i timori della popolazione, in particolare di genitori e donne, è il nuovo Rapporto del Censis, realizzato con il supporto non condizionato di Msd Italia, presentato oggi a Roma a due anni di distanza dalla precedente ricerca. Lo studio analizza la percezione sia del rischio di tumore da Hpv, che delle strategie di prevenzione adottate finora.

I risultati del Report del Censis

Solo nel 2022 in Italia sono state effettuate 2.479 diagnosi di tumore della cervice uterina causati dal Papillomavirus. Il tumore al collo dell’utero rappresenta ancora un’importante causa di morte per le donne: si stima che nel 2022 siano state 1.156 le donne decedute per questa patologia. I tumori risultano le malattie più temute in assoluto sia dai genitori (70,8%), che dalle donne (72,4%), con percentuali sempre in crescita. Più in basso si collocano la paura delle demenze (temute dal 41,2% dei genitori e dal 45,7% delle donne), la paura delle malattie che causano la non autosufficienza fisica (rispettivamente dal 29,5% e 30,5%), le malattie cardiovascolari (il 15,5% dei genitori le teme, ma è più alto per i padri con il 22,0%).

Il dopo Covid non favorisce la prevenzione

Il 65,1% dei genitori e il 60,9% delle donne sono del parere che i tumori si possano prevenire. Tra le strategie di prevenzione vengono segnalati prima di tutto i controlli medici e diagnostici preventivi (indicati dall’80,6% dei genitori e dall’84,7% delle donne). “Eppure – si legge nel Report – l’approccio nei confronti delle strategie di prevenzione risulta ancora condizionato dal livello di istruzione, con una maggiore consapevolezza e un maggiore impegno da parte di chi ha titoli di studio più elevati, mentre la vaccinazione perde terreno: nel 2022 la citava come strategia di prevenzione adottata il 39,1% dei genitori, oggi solo il 22,8%”.

Controlli preventivi: le donne prendono l’iniziativa

“Il 58,7% dei genitori e il 62,2% delle donne afferma che i comportamenti di prevenzione che adotta maggiormente sono i controlli preventivi (screening, controlli diagnostici in assenza di sintomi) – si legge ancora nel report -. Solo il 16,1% (che sale al 23,6% nelle più giovani) negli ultimi tre anni non ha effettuato alcuna attività di prevenzione. Gli screening per il tumore cervicale (Pap-test e Hpv-test) sono i controlli che le donne hanno dichiarato di aver effettuato di più negli ultimi tre anni (54,9%), anche se in calo rispetto al 2022. Un dato importante riguarda l’effettuazione di esami diagnostici preventivi di propria iniziativa: negli ultimi tre anni ad averli fatti, anche integrando gli screening, sono il 48,0% dei genitori ed il 62,9% delle donne”.

Il ruolo centrale del ginecologo

Una buona notizia c’è: le donne si vaccinano di più e i genitori sono sempre più convinti di vaccinare i propri figli. Le donne di età compresa tra i 25 e i 55 anni che hanno dichiarato di aver effettuato la vaccinazione anti-Hpv sono il 24,5%, che sale al 42,3% nella fascia di età più giovane (25-35 anni). Le donne vaccinate sottolineano che “a consigliarle di effettuare la vaccinazione anti-Hpv è stato il proprio ginecologo (30,4%), il 26,5% chiama in causa il medico di famiglia e il 23,8% il servizio vaccinale delle Asl”. Aumentano i genitori che hanno dichiarato di aver vaccinato i figli: erano il 46,1% nel 2022 e oggi risultano pari al 56,1%. Alla scelta dei genitori ha contribuito anche la ripresa dell’operatività dei servizi vaccinali delle Asl dopo il Covid, con un aumento di quanti sono stati effettivamente informati della possibilità di vaccinare i propri figli tramite chiamata o lettera, che risale dal 43,3% al 49,8%, senza però tornare ai livelli precedenti.

Ancora pochi vaccini anti-Hpv tra gli adolescenti

“La vaccinazione anti-Hpv rappresenta una della più efficaci forme di prevenzione del cancro – spiega Francesco Perrone, presidente Aiom -. Sulla prevenzione, sia primaria che secondaria, bisogna tenere alta la sensibilità dei cittadini, particolarmente di quelli con un livello sociale e di istruzione più basso, tra i quali si nota una concentrazione sia dei fattori di rischio sia della scarsa adesione alle campagne vaccinali e di screening”.
Enrico Di Rosa, vicepresidente Siti sottolinea come “in Italia, nonostante sia tra i primi Paesi, già nel 2007, a proporre la vaccinazione anti-Hpv, le coperture tra gli adolescenti e i giovani adulti rimangono molto basse, così come è insufficiente l’adesione allo screening oncologico”. Per Ketty Vaccaro, responsabile Area Welfare e Salute del Censis “il clima culturale complessivo, dopo l’esperienza Covid, è quello di una caduta di tensione sulla vaccinazione come strategia di prevenzione. Questo contribuisce almeno in parte a spiegare perché non ci sia ancora una reale consapevolezza che attraverso la vaccinazione anti-Hpv si possa eliminare un tumore grave e diffuso come quello della cervice uterina e contribuire a ridurre gli altri tumori Hpv correlati”.

 

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