Contributi e Opinioni 2 Maggio 2022 16:18

La sicurezza delle cure nelle Rsa

A cura della Dott.ssa Serena Bocchi, Direttore Tecnico Consigliere di Amministrazione ASSIMEDICI S.r.l.

di Dott.ssa Serena Bocchi, Direttore Tecnico Consigliere di Amministrazione ASSIMEDICI S.r.l.
La sicurezza delle cure nelle Rsa

Qualsiasi processo di cura contiene un’intrinseca quota di rischio. La natura e l’entità dei rischi variano ampiamente in base al contesto dell’assistenza sanitaria ed alle caratteristiche strutturali dei sistemi.

La sicurezza del paziente comprende, dunque, un quadro di attività organizzate volte alla creazione di culture, processi, procedure, comportamenti, tecnologie e contesti per la costante e sostenibile riduzione dei rischi, per la limitazione dei danni evitabili e per il contenimento dell’impatto degli eventi non prevedibili.

L’obiettivo della sicurezza delle cure è la prevenzione degli errori e dei danni commessi all’erogazione delle prestazioni sanitarie.

La sfida per i sistemi e le organizzazioni sanitarie consiste nel mantenere elevata la qualità dell’assistenza implementando i sistemi di rilevazione dei rischi per la sicurezza e agendo sulle potenziali fonti di danno. Per garantire l’implementazione di strategie efficaci è necessario adottare politiche chiare, assicurare la trasparenza dei dati, implementare la formazione dei professionisti sanitari e coinvolgere i pazienti nel percorso assistenziale.

Il verificarsi di eventi avversi dovuti a cure non sicure rappresenta probabilmente una delle 10 principali cause di morte e disabilità nel mondo.

Ne consegue che un sistema sanitario maturo tiene conto della crescente complessità delle strutture sanitarie che rendono gli esseri umani più inclini agli errori e pertanto la sicurezza dei pazienti è una priorità strategica per la moderna assistenza ed è fondamentale la definizione delle politiche sanitarie.

La Normativa Nazionale

L’attuale normativa in tema di sicurezza delle cure è rappresentata dalla Legge n. 24/2017 (c.d. Legge Gelli), quale pone l’accento sulla priorità su questo specifico argomento.

Nello specifico l’Art. 1 della Legge prevede che “La sicurezza delle cure è parte costitutiva del diritto alla salute ed è perseguita nell’interesse dell’individuo e della collettività. La sicurezza delle cure si realizza anche mediante l’insieme di tutte le attività finalizzate alla prevenzione ed alla gestione del rischio connesso all’erogazione di prestazioni sanitarie e l’utilizzo appropriato delle risorse strutturali, tecnologiche ed organizzative. Alle attività di prevenzione del rischio messe in atto dalle strutture sanitarie e sociosanitarie, pubbliche e private, è tenuto a concorrere tutto il personale, compresi i liberi professionisti che vi operano in regime di convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale”.

È qui da subito evidente l’intento del legislatore di porre come priorità quella della sicurezza delle cure ai fini del miglioramento della qualità dell’assistenza e della gestione del rischio correlato alle attività sanitarie.

Strategie operative

Occorre, in primo luogo, adottare delle strategie operative che consentano di rendere noto a tutto il personale operante nelle strutture, ma anche ai soggetti fruitori dei servizi prestati (ospiti e pazienti), l’impegno ad orientare la cultura e le pratiche verso l’eliminazione dei danni evitabili. Ciò attraverso l’allineamento e l’implementazione dei processi e delle pratiche con le linee guida, i protocolli e le procedure operative standard per la sicurezza dei pazienti, nonchè la verifica dei progressi sulle prestazioni di sicurezza dei pazienti durante le riunioni del comitato di gestione principale della Struttura.

Accanto alla realizzazione delle strategie di prevenzione sarà necessario procedere alla predisposizione di un budget annuale e ad un piano operativo generale di organizzazione della struttura: ciò significa altresì allocare risorse umane e finanziarie adeguate per una corretta implementazione del piano di sicurezza del paziente e sviluppare sistemi informativi basati su dati affidabili in tempo reale per implementare la pianificazione (con un costante monitoraggio della letteratura internazionale, ma anche dell’esperienza maturata all’interno della singola struttura).

Va altresì monitorata la normativa in tema vigente (oggi Legge n. 24/1017, Legge Gelli) al fine di continuare a rafforzare le misure a protezione dei pazienti e degli operatori sanitari da danni evitabili, nonché per migliorare sistematicamente la sicurezza dei pazienti.

Per quanto attiene le attività di accreditamento occorre invece allineare le attività sanitarie, normative ed ispettive con l’obiettivo di migliorare le prestazioni in tema di sicurezza e comunicare regolarmente a tutto il personale i sistemi di autorizzazione e regolamentazione per la sicurezza dei pazienti. Infine deve essere favorita una cultura di miglioramento continuo attraverso l’adozione a tutti i livelli organizzativi di principi di implementazione della qualità.

Da ultimo, ma non meno importante, bisogna essere consapevoli del fatto che il c.d. ‘rischio zero’ è un obiettivo arduo per il mondo sanitario. È pertanto fondamentale adottare e sviluppare campagne locali in linea con gli obiettivi nazionali di sicurezza, nonché assicurare la trasparenza dei dati relativi alle attività svolte.

La sicurezza nei processi clinici

Nelle RSA, pur non esistendo un’elevata intensità delle cure, è importante evidenziare alcuni aspetti risultano sono importanti per la sicurezza dei pazienti e degli operatori che vi operano.

In particolare dovranno essere predisposte delle procedure che consentano di:

  1. identificare dei referenti per la sicurezza dei pazienti e dei responsabili del rischio clinico;
  2. Istituire un gruppo di lavoro all’interno della struttura per portare avanti le priorità nazionali annuali di miglioramento della sicurezza, unitamente alle priorità territoriali per i servizi assistenziali;
  3. Identificare le aree chiave richiedenti un miglioramento mirato della sicurezza dei pazienti sulla base delle priorità sanitarie nazionali e locali nonché delle criticità e degli incidenti segnalati a livello locale;
  4. Identificare tutte le procedure cliniche (o meglio sanitarie) soggette a rischio e sviluppare un pacchetto di azioni per la mitigazione del rischio stesso;
  5. Applicare i principi di base per la gestione della qualità ed i metodi scientifici di miglioramento al fine di implementare i servizi dei residenti attraverso un processo fondato sulle evidenze;
  6. Implementare le attività di gestione del rischio clinico per migliorare l’assistenza del paziente;
  7. Promuovere un ampio uso di procedure operative standard convalidate in tutte le aree cliniche attraverso il supporto del personale sanitario.

Particolare attenzione nelle RSA deve essere attribuita al rischio correlato alla gestione e somministrazione dei farmaci. Per tale ragione, nell’ambito della prevenzione del rischio, è indispensabile designare un responsabile della sicurezza dei farmaci per aumentare la consapevolezza sui rischi ed attuare le pratiche di sicurezza all’interno della struttura. È inoltre importante identificare ed analizzare gli errori correlati ai farmaci attraverso un sistema di segnalazione degli eventi avversi (incident reporting) ed indagare sulle loro cause profonde, garantendo la priorità dell’apprendimento. Tutto ciò con particolare riferimento all’errore di somministrazione correlato ai cosiddetti “farmaci LASA (Look-Alike / Sound –Alike): si tratta di farmaci che possono essere scambiati con altri per la somiglianza grafica e/o fonetica del nome nonché per il packaging. Su questo punto il Ministero della Salute ha attuato alcune Raccomandazioni (Raccomandazione n. 12 agosto 2010 “Raccomandazione per la prevenzione degli errori in terapia con farmaci “Look-Alike/Sound – Alike”) rivolte al personale sanitario a qualunque titolo coinvolto nel processo di somministrazione del farmaco sia in ambito ospedaliero sia a livello territoriale. È stato altresì redatto un elenco di farmaci LASA al fine di supportare le strutture sanitarie e gli operatori sanitari nella gestione di tali farmaci; definire ed uniformare a livello nazionale misure idonee preventive per individuare criteri di sicurezza condivisi e adottabili in tutte le realtà ed infine fornire agli Ordini professionali gli strumenti di formazione per la sicurezza dei pazienti.

È pertanto indispensabile che le strutture socio sanitarie si dotino di particolari procedure/protocolli necessari al fine di mantenere costantemente monitorati i progressi nella riduzione dei danni connessi ai farmaci e a tutte le attività svolte, oltreché garantire che i pazienti abbiano accesso a tutti gli strumenti di sicurezza.

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
La Sanità è diventata un bene di lusso, cresce l’impoverimento delle famiglie
Secondo il 19° Rapporto del CREA Sanità "al Ssn servono 15 miliardi per non aumentare il distacco dal resto dell’UE, personale carente e sottopagato. Rispetto ai partner EU, il nostro Paese investe meno nella Sanità, aumenta la spesa privata ed è a rischio l’equità del sistema". Digitalizzazione necessaria per le “nuove cronicità"
Medici e cittadini contro la deriva del Ssn: manifestazioni il 15 giugno nelle piazze e sciopero in vista
Fermare la deriva verso cui sta andando il nostro Servizio sanitario nazionale, con liste di attesa lunghissime per accedere alle prestazioni, personale medico e infermieristico allo stremo, contratti non rinnovati e risorse insufficienti per far fronte all’invecchiamento progressivo della nostra popolazione e dunque della crescente richiesta di cure per malattie croniche. E’ l’appello che arriva […]
SSN, Camera approva mozioni. Quartini (M5S): «Investire almeno il 10% della spesa sanitaria in prevenzione»
Il capogruppo pentastellato in commissione Affari sociali boccia le politiche sulla sanità del governo Meloni: «Continua definanziamento, almeno 8% del PIL vada a spesa sanitaria». E contesta il numero chiuso a Medicina
Sanità, Cittadini (Aiop): «SSN pilastro fondamentale, Governo lo tuteli»
Secondo la presidente Aiop Cittadini «oltre ai problemi strutturali che affliggono il sistema da anni, la pandemia, la guerra russo-ucraina e la crisi energetica stanno mettendo in grande difficoltà il SSN e più volte abbiamo evidenziato il pericolo che si debba ricorrere al blocco delle prestazioni sanitarie a causa del caro bollette e di una crisi che investe a catena l’intero indotto del settore»
Oltre il 37% dei medici è pronto a lasciare il SSN per lavorare a gettone
Circa 4 medici su 10 sono pronti a lasciare il posto fisso in ospedale per lavorare come gettonisti. È il risultato emerso da un sondaggio flash proposto dalla Federazione CIMO-FESMED ad un campione di 1000 medici. Si rischia di dover celebrare presto il funerale del nostro Servizio sanitario nazionale
di Redazione
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Giornata Mondiale dell’Obesità, Benini (FAND): “Attenzione alla Diabesità”

Per la Giornata Mondiale dell'Obesità 2024 sono molte le iniziative promosse, in Italia, in Europa e nel Mondo dalle organizzazioni contro l'obesità, gli operatori sanitari e le persone ...
Advocacy e Associazioni

Disturbi spettro autistico. Associazioni e Società Scientifiche scrivono al Ministro Schillaci

Nella lettera si sottolinea come sia "indispensabile affrontare le criticità più volte evidenziate da operatori e famiglie nell’ambito di tutti i disturbi del neurosviluppo, quale ...
Advocacy e Associazioni

Giornata Mondiale dell’Obesità: un’epidemia con 800 milioni di malati

Presentate le iniziative italiane della World Obesity Day che ricorre il 4 marzo. Nel nostro Paese le persone con obesità sono l’11,4 per cento della popolazione e oltre 21 milioni di ita...
di I.F.