Un ex dirigente di BCC Padovana rischia il processo per usura bancaria, aggravata dal fatto di aver commesso il reato nell’esercizio dell’attività bancaria e a danno di imprenditori. Ne chiede il rinvio a giudizio la Procura di Padova, in seguito alla denuncia presentata da due imprenditori immobiliari clienti dell’istituto bancario che, spinti da pressanti esigenze […]
Un ex dirigente di BCC Padovana rischia il processo per usura bancaria, aggravata dal fatto di aver commesso il reato nell’esercizio dell’attività bancaria e a danno di imprenditori. Ne chiede il rinvio a giudizio la Procura di Padova, in seguito alla denuncia presentata da due imprenditori immobiliari clienti dell’istituto bancario che, spinti da pressanti esigenze di liquidità, tra il 2005 e il 2011, avevano acceso mutui o fidi per un valore complessivo di 6 milioni e 205mila euro, accettando tassi superiori alla soglia di usura, a volte sino a due punti percentuali.
L’udienza preliminare, fissata per il prossimo 28 ottobre, punta nuovamente i riflettori sulla banca, interessata da un caso simile nel mese di maggio scorso. Su alcuni ex vertici di BCC Padovana pende infatti una maxi richiesta di risarcimento danni per 206 milioni di euro, a seguito di 99 operazioni riguardanti concessioni di mutui, fidi e affidamenti rilasciate a 48 clienti che, a detta dell’accusa, mostrerebbero «inescusabili carenze di istruttoria e di documentazione spesso davvero grossolane» oltre al fatto che «i tempi dedicati all’esame delle singole pratiche sono indicativi di un voto del tutto acritico dei presenti».
Oggi si scrive, dunque, un’altra pagina nera nel volume delle pratiche bancarie scorrette perpetrate ai danni di imprenditori o comuni cittadini, spesso coinvolti in casi – coltre che, come in questo caso, di usura bancaria – di pubblicità ingannevole, anatocismo e applicazione di tassi usurari su prestiti e mutui.