Rimborsi sì, ma non per tutti, e comunque non totali. Così i risparmiatori restano sul piede di guerra. La Camera ha approvato il Decreto Banche con 287 voti favorevoli e 173 contrari e, tra le novità più importanti che caratterizzano il testo, all’articolo 9 sono elencati criteri e modalità attraverso cui i risparmiatori coinvolti nei […]
Rimborsi sì, ma non per tutti, e comunque non totali. Così i risparmiatori restano sul piede di guerra. La Camera ha approvato il Decreto Banche con 287 voti favorevoli e 173 contrari e, tra le novità più importanti che caratterizzano il testo, all’articolo 9 sono elencati criteri e modalità attraverso cui i risparmiatori coinvolti nei crac di Banca Etruria, Banca Marche, Cari Ferrara e Cari Chieti (istituti successivamente salvati dal Governo attraverso il decreto “Salvabanche”) potranno fare domanda per ricevere il rimborso.
Il diritto a recuperare fino ad un massimo dell’80% del corrispettivo pagato per sottoscrivere le obbligazioni delle quattro banche è riservato ai risparmiatori con un reddito complessivo (o lordo), ai fini Irpef, inferiore ai 35mila euro, o ai titolari di un patrimonio immobiliare che non risulti superiore ai 100mila euro. La dichiarazione dei redditi che andrà presa in considerazione non sarà quella relativa all’anno 2015, ma al 2014. I risparmiatori che vogliono ottenere il rimborso, devono allegare alla domanda anche il contratto di acquisto, i moduli di sottoscrizione degli ordini di acquisto delle obbligazioni, l’attestazione degli ordini eseguiti e la dichiarazione di consistenza del patrimonio mobiliare. Il Governo tiene comunque a specificare che non si tratta di una misura strutturale, ma di un provvedimento una tantum, emanato dall’Unione Europea in via eccezionale.
Hanno avuto dunque una risposta i cittadini che avevano investito nelle obbligazioni delle quattro banche, senza aver ben chiaro il reale rischio a cui andavano incontro con questo tipo di investimento. Nei mesi successivi allo scandalo, i risparmiatori danneggiati sono scesi diverse volte in piazza per protestare contro il Governo che, attraverso il decreto Salvabanche, ha garantito agli istituti falliti la liquidità necessaria per continuare a vivere, lasciando però i poveri risparmiatori senza il becco di un quattrino. L’ultima protesta è andata in scena pochi giorni fa, a ridosso dell’approvazione del Decreto Banche: diversi obbligazionisti coinvolti nello scandalo sono tornati a Roma, davanti alla sede del Ministero dell’Economia, per chiedere ancora una volta rimborsi per tutti del 100% della cifra persa. Appello che, visto il testo finale del documento, non è stato raccolto.
Tra le altre novità, il testo (composto da 13 articoli) disciplina il patto marciano e i fondi di solidarietà, introduce novità in materia di legge fallimentare e stabilisce che il Mef acquisterà da Intesa Sanpaolo l’Sga (la Società per la Gestione delle Attività) a cui verrà dato il compito di gestire i crediti in sofferenza.