Salute 6 Maggio 2022 13:40

Diabete e Sars-CoV-2: una relazione pericolosa. Con la minaccia del Long Covid

L’intervista al presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID): «Le persone con diabete e obese che contraggono l‘infezione hanno un rischio di andare in ospedale, in rianimazione e morire dalle 2 alle 4 volte più alto. Il Long Covid può aumentare i livelli di glucosio nel sangue tra le persone con diabete di tipo 1 e 2». Vediamo perché

Diabete e Sars-CoV-2: una relazione pericolosa. Con la minaccia del Long Covid

Ancora prima dello scoppio della pandemia di coronavirus, i ricercatori prevedevano una pandemia di obesità e diabete, visto l’incremento di queste due malattie a livello mondiale.

In Italia, primo paese occidentale raggiunto da Sars-CoV-2, il legame tra diabete e rischio di sviluppare Covid-19 grave è stata subito manifesta agli esperti.  Al contrario delle ipotesi iniziali, sembra che i diabetici non presentino un rischio maggiore di contrarre l’infezione da Sars-CoV-2. È, invece, assolutamente certo l’enorme effetto negativo esercitato dal diabete sulla probabilità che un soggetto positivo necessiti di ricovero, di terapia intensiva e soccomba al virus. Anche un’iperglicemia sconosciuta al momento del ricovero per Covid-19 – presente nel 40% dei pazienti – è un potente fattore di rischio per l’andamento sfavorevole della malattia.

Ad oggi, la ricerca diabetologica a cui partecipa attivamente la Società Italiana di Diabetologia (SID), indaga i meccanismi immunologici di risposta all’infezione. Si cerca di capire se esiste la possibilità che il nuovo coronavirus aggredisca le beta cellule pancreatiche, conducendo allo sviluppo del diabete. Inoltre, analizza il Long Covid, le conseguenze a lungo termine sui guariti e sull’intera popolazione.

Sono tante le domande a cui cercano di rispondere gli esperti. La prima, se la pandemia abbia impresso un’accelerazione alla crescita del diabete nel nostro Paese. E non solo per la possibilità che il coronavirus distrugga le cellule che producono insulina ma anche per l’adozione di stili di vita poco sani. La seconda, se le persone con diabete siano maggiormente a rischio di sviluppare il Long Covid. E la condizione caratterizzata da sintomi persistenti dopo la guarigione e che, in molti casi, possono confondersi con le complicanze croniche del diabete.

Con il presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID) Agostino Consoli abbiamo approfondito a 360°la relazione tra diabete e Covid-19 e chiarito le sfaccettature di questa associazione.

Presidente Consoli, è vero che le persone affette da obesità e diabete presentano un maggior rischio di contrarre l’infezione? E di sviluppare la malattia grave?

«Per quanto si fosse pensato all’inizio che il diabete conferisse anche una maggiore suscettibilità all’infezione questo non sembra essere il caso. Il diabetico e il non diabetico si contagiano in maniera simile. Per l’obeso questo è meno chiaro: ci sono alcuni dati che fanno pensare ad un aumento della possibilità di contrarre la malattia ma sostanzialmente sembrerebbe non ci sia un aumentato rischio di infezione. Molto diverso è il discorso sul rischio dell’outcome. Le persone con diabete e obese e ancora di più i diabetici obesi che contraggono l‘infezione hanno un rischio di andare in ospedale, in rianimazione e morire dalle 2 alle 4 volte più alto rispetto a chi non ha il diabete. Questo rischio, per ciò che riguarda i diabetici, è particolarmente più elevato quanto peggiore è il contorno della malattia al momento dell’infezione nelle prime fasi. È un circolo vizioso: il diabetico ha una prognosi peggiore, la malattia peggiore nel diabetico, peggiora il controllo metabolico e aumenta la glicemia. E le due cose fanno un corto circuito».

E il vaccino?

«Il vaccino protegge tanto i diabetici quando i non diabetici. A parità di ciclo vaccinale il diabetico una volta che si infetta avrà qualche possibilità in più di outcome sfavorevole. Detto questo, una volta che ho completato il ciclo vaccinale le possibilità di avere outcome sfavorevoli sono per fortuna abbastanza basse sia per diabetici che non diabetici, un pelo di più per i primi».

Uno studio pubblicato sul Lancet sostiene che la pandemia abbia provocato un’accelerazione del diabete nel nostro Paese per l’adozione di stili di vita poco sani e la riduzione di attività fisica. È così?

«Lo studio schematizza una serie di dati che tendono in quella direzione. Le persone non diabetiche che contraggono l’infezione da Covid e in particolare chi ha poi il post Covid hanno rispetto, alle persone che non hanno contratto la malattia, un rischio maggiore di avere glicemia alta, dover usare farmaci o le due cose insieme. Questo rischio è più alto tanto più il rischio di diabete era già aumentato prima di contrarre il Covid. Mi spiego: una persona che ha familiarità per diabete è inattiva, è obesa, non mangia fibre, frutta e verdure ha un rischio alto di sviluppare il diabete. Più sono questi elementi maggiore è il rischio nel momento in cui insorge l’infezione. È come se questo rischio venisse moltiplicato. Peggio stavo come rischio all’inizio più ho possibilità che l’infezione mi scateni la malattia. Il Covid rende manifesto un diabete che era lì per arrivare».

Il Long Covid può aumentare i livelli di glucosio nel sangue tra le persone con diabete di tipo 1?

«Sì, sia di tipo 1 che di tipo 2. Il Long Covid si trascina con sé un’alterazione, uno stato infiammatorio che nel caso della malattia acuta è intenso. Nel Long Covid permane a livelli meno elevati e questo stato infiammatorio ha una serie di conseguenze negative sul metabolismo lipidico. Da una parte, riduce la capacità di agire dell’insulina, induce quindi una resistenza all’insulina. Dall’altra, e questo riguarda chi ha il diabete di tipo 2, che hanno ancora un pancreas che risponde, questo tipo di ambiente da lunga infiammazione peggiora la possibilità delle cellule di intercedere l’insulina».

L’attività fisica può spezzare la reazione a catena dell’infiammazione che porta a livelli alti di glucosio nel sangue e quindi lo sviluppo o la progressione del diabete? Se sì, di quale e quanto movimento si tratta?

«Spezzare mi sembra eccessivo, però, a tutti i livelli, l’attività fisica sana – non c’è bisogno della maratona ma di 10mila passi al giorno – di tipo aerobico, anche non particolarmente intensa, aiuta in genere. Aiuta chi è grasso, chi è magro, chi ha avuto o non avuto il Covid. Dovrebbe far parte della routine di ciascuno. Questo può mitigare gli effetti negativi del Long Covid e dell’infezione che possono portare il metabolismo aldila della soglia di rottura e scatenare il diabete».

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
Covid: le varianti sono emerse in risposta al comportamento umano
Le varianti del virus Sars-CoV-2 potrebbero essere emerse a causa di comportamenti umani, come il lockdown o le misure di isolamento, le stesse previste per arginare la diffusione dei contagi. Queste sono le conclusioni di uno studio coordinato dall’Università di Nagoya e pubblicato sulla rivista Nature Communications. Utilizzando la tecnologia dell’intelligenza artificiale e la modellazione matematica […]
Diabete di tipo 1, se compare in bimbi under 10 ruba 16 anni di vita
L'Italia è il primo paese al mondo ad aver istituito uno screening del diabete di tipo 1 che come prima e importante conseguenza positiva consentirà di prevenire la chetoacidosi. Oggi infatti il 40% delle diagnosi di diabete di tipo 1 avviene in ritardo a seguito di un esordio drammatico, Senza contare che, quando la malattia ha un esordio precoce, prima dei 10 anni di età, si possono arrivare a perdere ben 16 anni di aspettativa di vita. Questi sono i messaggi lanciati da Valentino Cherubini, presidente della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (Siedp) che lancia un appello in occasione della Giornata Mondiale del Diabete che si celebra domani
di V.A.
Covid: in commercio terapie di dubbia sicurezza ed efficacia
Ci sono la bellezza di 38 aziende che hanno messo in commercio presunti trattamenti a base di cellule staminali e di esosomi (vescicole extracellulari) per la prevenzione e il trattamento del Covid-19
Long Covid: rischio sovrastimato? Comunità scientifica divisa
Tracy Beth Høeg dell’Università della California, San Francisco, e il suo team di ricerca hanno affermato che c'è una buona probabilità che il Long Covid sia stato sovrastimato. Le conclusioni del loro lavoro hanno sollevato un polverone di polemiche all'interno della comunità scientifica
Long Covid: più vicini a un test del sangue per la diagnosi
I pazienti con Long Covid presentano chiare differenze nella funzione immunitaria e ormonale rispetto alle persone senza sindrome post-infezione. Questo significa che nel plasma potrebbero esserci molecole specifiche in grado di aiutarci a identificare coloro che hanno il Long Covid da chi no
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Salute

Nativi digitali apprendono come i dislessici. Logopedista: “Non si torna indietro, fondamentale educare all’uso nelle scuole”

I nativi digitali crescono con un sistema nervoso diverso e una diversa visione della vita in confronto alle generazioni precedenti, molti simili a quello delle persone con dislessia. La scuola, tutta...
Salute

Covid: le varianti sono emerse in risposta al comportamento umano

Le varianti del virus Sars-CoV-2 potrebbero essere emerse a causa di comportamenti umani, come il lockdown o le misure di isolamento, le stesse previste per arginare la diffusione dei contagi. Queste ...
Salute

Polmonite da mycoplasma pneumonia, aumentano i casi in Francia e Vietnam. Andreoni (SIMIT): “Potrebbe arrivare presto anche in Italia”

Nessun allarmismo, l’infettivologo: “Che siano stati colpiti solo bambini è tutt’altro che una cattiva notizia. L’assenza di casi tra la popolazione adulta dimostrerebbe...