Salute 28 Giugno 2022 12:19

Vaiolo delle scimmie e Covid, contrarli insieme si può. Andreoni fa il punto su quel che sappiamo

Con il prof. Andreoni parliamo di cosa genera una pandemia e dell’aumento di circolazione di malattie prime circoscritte ad alcune zone del mondo. La causa da ricercarsi nel nostro modo di vivere

L’Organizzazione mondiale della Sanità mantiene vigile il suo occhio sul vaiolo delle scimmie e sui contagi in tutto il mondo. Pur avendo dichiarato che «non si tratta di un’emergenza sanitaria» per ora, tutte le malattie in cui avviene trasmissione da animale a uomo destano sospetto tra gli esperti. Il vaiolo delle scimmie (monkeypox) è tra questi, proprio perché i casi sono aumentati in tutto il mondo e per la prima volta in maniera omogenea.

Il pericolo effettivo del vaiolo delle scimmie

Ci sono stati casi anche in Italia, per quanto nessuno grave e tutti in via di guarigione. Incontrando il professor Massimo Andreoni, direttore scientifico della SIMIT e infettivologo noto, abbiamo fatto il punto su ciò che sappiamo. A partire dal grado di pericolosità effettiva, rispetto ad altre malattie.

«È pericoloso come tutte le malattie che dall’animale passano all’uomo – conferma il professore -, con questo salto di specie che accade è sempre un evento pericoloso, perché mostra un virus nuovo che noi non conosciamo, con cui ci confrontiamo male evidentemente. Questo è un virus che in Italia, in Europa e al di fuori dell’Africa ha sempre circolato pochissimo e quindi in questo senso è temibile».

La bassa circolazione ha una motivazione, così come l’aumento in zone del mondo che non ne sono normalmente toccate. Il vaiolo delle scimmie non è un virus respiratorio, pertanto si trasmette con lo scambio di fluidi corporei o con un contatto estremamente ravvicinato con una persona ammalata. Proprio per questo «non è un virus che potrà dare una pandemia come ha fatto il Sars-CoV-2, quindi da questo aspetto non lo dobbiamo temere e poi abbiamo comunque delle armi efficaci, proprio perché è un virus che conosciamo da 50 anni, sia in termini di vaccini che di farmaci».

Il virus Zoster

Un paragone è stato fatto anche con il virus dell’Herpes Zoster. Questo perché la manifestazione delle malattie è molto simile agli inizi, ma i virus vanno trattati in maniera diversa. «Il vaiolo delle scimmie dura 4 settimane, nel senso che per attendere che tutte le vescicole siano diventate croste e siano cadute ci vogliono quattro settimane. Quindi un periodo discretamente lungo, se non ci sono altre complicanze, che sono rare ma sono possibili, che allungano i tempi di guarigione».

Covid e vaiolo: cosa succede con il mix

Ora che anche Covid-19 sta subendo un rialzo casi di persone con entrambe le malattie saranno sicuramente possibili. «Un’occorrenza del tutto casuale – spiega Andreoni -. Però è possibile, perché il Covid è talmente diffuso che anche i rari casi di monkeypox possono avere in contemporanea le due manifestazioni cliniche. Non ci sono segnalazioni che siano decorse in maniera diversa o più grave: né il Covid né il vaiolo. Eventi casuali che, come tali, hanno una scarsa rilevanza».

Pandemie ed epidemie, perché sono in aumento

Innegabilmente negli ultimi cinque anni la quota di malattie e virus in diffusione globale è fortemente aumentata. Prima il termine “pandemia” non era neppure noto, ora sembra all’ordine del giorno. Due le motivazioni secondo l’esperto. «Prima di tutto la globalizzazione vale anche per virus e microrganismi. Non possiamo più pensare che una malattia che è in una parte più o meno remota del mondo non possa arrivare da noi. È successo con la Dengue, con il Chikungunya e il West Nile. Tante malattie sono arrivate da noi che prima non conoscevamo per via della globalizzazione».

Non tutte sono però diventate pandemie. «La pandemia è un discorso diverso – prosegue Andreoni – perché è qualcosa che si diffonde in tutto il mondo ed acquisisce criteri di gravità. Questo può accadere per le diverse modalità di vita con cui oggi viviamo. Certamente la popolazione è aumentata in maniera smisurata. Siamo 7 miliardi, quando a fine Ottocento eravamo un miliardo e mezzo. Questo ha portato al fatto che si siano create grandi megalopoli e il convivere in maniera stretta con molte persone aumenta il rischio di diffusione delle malattie».

«Poi – ha aggiunto – c’è la convivenza con gli animali che genera sempre un rischio, anche gli animali hanno imparato a vivere nelle città e meno al di fuori e questo rende difficile la trasmissione di un microrganismo dall’animale all’uomo. Tutti questi fattori in un mondo in cui l’infezione che compaia casualmente magari in un posto remoto del mondo arriva anche nel mondo occidentale, rendono possibili le pandemie e ce ne saranno delle future che inevitabilmente arriveranno.

 

 

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