Salute 23 Marzo 2022 13:52

Fedez e la confessione sui social, esibizionismo o semplice sfogo? L’analisi della psicoterapeuta Iacobelli

La psicoterapeuta Eleonora Iacobelli spiega quali potrebbero essere i motivi cha hanno spinto Fedez a confessare sui social di avere un problema di salute

Fedez e la confessione sui social, esibizionismo o semplice sfogo? L’analisi della psicoterapeuta Iacobelli

Qualche giorno fa, commosso, Fedez ha confessato in un video pubblicato su Instagram di avere un problema di salute. Ieri un nuovo post in cui annuncia che oggi sarebbe stata una «giornata importante». È di qualche ora invece l’indiscrezione secondo la quale il celebre rapper sarebbe stato operato al San Raffaele di Milano. La cronistoria, iniziata dallo stesso Fedez sui social, ha scatenato enorme interesse nell’opinione pubblica. Moltissimi i messaggi di sostegno al rapper, ma anche tante critiche. Per alcuni è stata l’ennesima prova di esibizionismo del «re dei social».

Ma per la psicoterapeuta Eleonora Iacobelli, presidente Eurodap (Associazione Europea per il Disturbo da Attacchi di Panico) e direttore scientifico di Bioequilibrium, lo sfogo pubblico di Fedez ha radici più profonde.

I social possono essere utili a esorcizzare la paura

«Quest’esigenza di condivisione può essere definita ‘blog-terapia‘», spiega la psicoterapeuta. «Nel mondo moderno, infatti, i social network hanno acquisito anche la funzione di ‘valvola di sfogo‘ e di luogo d’incontro utile a socializzare e scambiare informazioni con altri malati e con le loro famiglie. Mettersi a nudo – continua – e sentirsi liberi di parlare apertamente di ciò che si sta vivendo è un modo per esorcizzare la paura e trovare conforto e comprensione, ma è anche un modo utile a sfogarsi. I social possono essere utilizzati per raccontare ciò a cui si va incontro, la paura di non farcela e l’importanza di avere qualcuno accanto con cui condividere la propria battaglia».

La condivisione aiuta ad alleggerire l’angoscia

Il mezzo tramite cui si cerca conforto è certamente nuovo, i social. Ma il bisogno di raccontare è molto più vecchio. «Chi si ammala comincia a soffrire – spiega Iacobelli – e prendono il sopravvento la vergogna, sensazione di isolamento, la perdita della propria identità e del senso della vita. La condivisione in un gruppo attraverso i social fa in modo che la paura e l’angoscia si alleggeriscano». I social, in questo senso, possono rendere la sofferenza più sopportabile. «Ci si sente meno soli e si ritrova un senso attraverso l’esempio che si dà ad altre persone che sono nella stessa situazione di malattia», sottolinea Iacobelli.

I social soddisfano il bisogno di lasciare una traccia della propria esistenza

«Poi c’è anche il fattore di voler lasciare una traccia della propria esistenza legata al percorso della malattia che sarà ricordata da moltissime persone», aggiunge la psicoterapeuta. «In questo Fedez è davvero molto fortunato ad avere vicino una moglie che lo sostiene e lo supporta sempre così apertamente», sottolinea Iacobelli. «È fondamentale, infine, non sottovalutare mai l’aspetto psicologico, cosa molto importante per ‘i Ferragnez’ che non hanno mai nascosto la loro fiducia nella psicoterapia», conclude.

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
Liberi professionisti, per infortunio o malattia Enpam aiuta a far quadrare i conti 
Il sussidio dura fino a due anni e corrisponde all'80% del reddito dichiarato 
Il decluttering e i suoi benefici: ecco come riordinare può far “decollare” la nostra vita
La psicologa Paola Medde: «Un atto che scaturisce da una crisi e che implica profonda consapevolezza. Impariamo a declutterare anche relazioni e abitudini tossiche»
Quando e perché il cibo può fare paura fino a diventare fobia. Il parere dell’esperto
Gianluca Castelnuovo, psicologo, dirige il centro specializzato dell’istituto Auxologico di Milano: «La citofobia colpisce in particolare i bambini, l’età media è di 12,9 anni, l’insorgenza della patologia è determinata da un evento traumatico. È bene rivolgersi ad un centro specializzato dove esiste una interdisciplinarità tra professionisti»
Un’offesa fa “male” come uno schiaffo in faccia
Gli studiosi dell’Università di Utrecht hanno analizzato le reazioni ad affermazioni di diversa natura, come insulti, complimenti e dichiarazioni descrittive, utilizzando l’elettroencefalografia (EEG) e il biofeedback della conduttanza cutanea. L’analisi della psicologa Paola Biondi
Baciare sulle labbra i bambini, giusto o sbagliato? «Puntiamo su manifestazioni più soft ma più efficaci»
Cosmi (componente Ordine Psicologi Lazio): «Il rischio non è erotizzare il rapporto, ma svuotare di significato l’affettività e confondere i ruoli»
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Salute

Nativi digitali apprendono come i dislessici. Logopedista: “Non si torna indietro, fondamentale educare all’uso nelle scuole”

I nativi digitali crescono con un sistema nervoso diverso e una diversa visione della vita in confronto alle generazioni precedenti, molti simili a quello delle persone con dislessia. La scuola, tutta...
Salute

Covid: le varianti sono emerse in risposta al comportamento umano

Le varianti del virus Sars-CoV-2 potrebbero essere emerse a causa di comportamenti umani, come il lockdown o le misure di isolamento, le stesse previste per arginare la diffusione dei contagi. Queste ...
Salute

Polmonite da mycoplasma pneumonia, aumentano i casi in Francia e Vietnam. Andreoni (SIMIT): “Potrebbe arrivare presto anche in Italia”

Nessun allarmismo, l’infettivologo: “Che siano stati colpiti solo bambini è tutt’altro che una cattiva notizia. L’assenza di casi tra la popolazione adulta dimostrerebbe...