Salute 28 Settembre 2021 17:05

Congresso mondiale neurologia, 3 miliardi di persone vivono con cefalea e 50 milioni con demenza ed epilessia

Alla conferenza stampa di presentazione del Congresso Sin italiano si è parlato dell’impatto della pandemia sul sistema neurologico, delle ultime novità terapeutiche per ictus e Alzheimer e di malattie rare

Congresso mondiale neurologia, 3 miliardi di persone vivono con cefalea e 50 milioni con demenza ed epilessia

Nel mondo, i disturbi neurologici rappresentano la seconda causa di morte. Tre miliardi di persone vivono con cefalea, 50 milioni di persone sono affette da demenza o morbo di Alzheimer, altrettante convivono con l’epilessia. Ogni anno, 15 milioni di persone sono colpite da ictus, 7 milioni dal Parkinson, mentre 2,8 milioni di persone vivono con la sclerosi multipla.

E il diritto alle cure non è garantito a tutti: il 70% del carico delle malattie e dei disturbi cerebrali ricade sui Paesi a basso e medio reddito.

Nella conferenza stampa di presentazione del Congresso Mondiale di Neurologia organizzato dalla World Federation of Neurology e dalla Società Italiana di Neurologia (Sin) in programma dal 3 al 7 ottobre 2021, sono stati affrontati vari temi: dall’impatto della pandemia e le complicanze neurologiche del Covid-19 alle frontiere nella cura dell’Alzheimer, passando per le recenti tecniche di indagine dell’ictus fino ad arrivare all’impiego delle immunoglobuline e alle malattie rare.

Neuro-Covid, lo studio italiano sull’impatto del virus sui disturbi neurologici

L’infezione da Covid-19 è associata a vari disturbi neurologici. «Già da Wuhan arrivavano complicanze neurologiche da Covid-19 – dichiara il Professor Carlo Ferrarese, Direttore del Centro di Neuroscienze di Milano -. Secondo i dati emersi dallo studio Neuro-Covid, realizzato su 904 pazienti ospedalizzati provenienti da 18 centri del Nord e Centro Italia nel periodo Marzo 2020-Marzo 2021, il disturbo neurologico più frequente è l’alterazione di gusto e olfatto. Circa il 40% dei pazienti ne ha sofferto; il 50% per un mese, il 20% per oltre sei mesi». Un secondo disturbo molto frequente per il 25% dei pazienti Neuro-Covid è l’encefalopatia acuta, uno stato di confusione mentale, perdita di attenzione e memoria, stato di agitazione. «La cefalea da Covid – prosegue il professore – è frequente; nel 50% dei casi diventa cronica e dura oltre 2 settimane mentre in circa il 20% dei casi ha una durata superiore ai 3 mesi».

Alzheimer, il traguardo di cure efficaci è più vicino

La Food and Drug Administration ha approvato, di recente, un nuovo farmaco per la Malattia di Alzheimer. «A 15 anni dall’ultimo farmaco registrato, questa notizia apre uno scenario di cauto ottimismo – spiega il Professor Alessandro Padovani, Direttore Clinica Neurologica Università di Brescia -. Si tratta di un anticorpo monoclonale che ha come bersaglio una proteina chiamata beta-amiloide, che si accumula nel cervello dei malati Alzheimer. La terapia anti-amiloide, sarebbe in grado di contrastarne l’accumulo. Per quanto riguarda la diagnosi – prosegue – grazie al progresso tecnologico è oggi possibile ricercare proteine nel sangue associate alla Malattia di Alzheimer».

Ictus: più tempo di intervento grazie alle nuove tecniche di indagine

Altre novità riguardano l’ictus ischemico, una patologia tempo-dipendente. Normalmente, si deve intervenire entro 4 ore e mezza con la trombolisi ed entro 6 ore con la trombectomia meccanica. «Grazie alla TC cerebrale con studio della perfusione – sottolinea Professor Massimo Del Sette, Direttore Neurologia Ospedale San Martino di Genova – si può consentire di allungare il tempo di intervento. Per la trombolisi endovena fino a 9 ore e per la trombectomia meccanica fino a 24 ore».

Inoltre, nell’ambito della prevenzione della malattia, il professore ha ricordato l’utilizzo di farmaci antagonisti degli anticoagulanti diretti, il sempre maggiore utilizzo della associazione di due antiaggreganti piastrinici per la prevenzione dell’ictus ischemico e la prossima immissione in commercio di farmaci per la terapia delle ipercolesterolemie.

Malattie rare, la neurologia al centro della nuova classificazione ICD11

Il 60% delle oltre 6 mila malattie rare riconosciute ha un coinvolgimento del sistema nervoso centrale. La novità è che la nuova classificazione internazionale delle Malattie Rare (ICD11), recentemente redatta dall’OMS riconosce la neurologia come criterio centrale per l’epidemiologia delle malattie. Secondo questa nuova classificazione, infatti, le malattie cerebrovascolari sono incluse tra le malattie neurologiche, e non più tra quelle vascolari, mentre le demenze sono a pertinenza neurologica e psichiatrica, e moltissime malattie neurologiche rare, prima assenti, sono state incluse.

«Per la prima volta le malattie neurologiche rare avranno una forte presenza al Congresso Mondiale di Neurologia – aggiunge Prof. Antonio Federico, Professore Emerito di Neurologia all’Università di Siena. Siamo sempre più alla ricerca di una medicina di precisione e c’è ancora più bisogno di una riabilitazione specifica per i nostri pazienti».

Le immunoglobuline nella terapia neurologica

«La terapia con anticorpi derivati da plasma di donatori di sangue nei trattamenti neurologici – evidenzia il professor Gabriele Siciliano, Professore di Neurologia della Scuola di Medicina dell’Università di Pisa – non è un approccio innovativo. Rappresenta ormai da anni un rilevante presidio farmacologico – continua – ancora oggi, però, l’impiego delle immunoglobuline nelle terapie neurologiche rimane ufficialmente limitato ad alcune condizioni che offrono un adeguato livello di prova e tollerabilità.

«È evidente – conclude il professore – come si ravveda la necessità di rivedere i criteri di prescrivibilità di questo presidio terapeutico, pur rispettando i criteri di farmacoeconomia considerato il suo costo non indifferente e una riflessione su questioni pratiche e di mercato, relative alla modalità di approvvigionamento e lavorazione di plasma derivante da donatori. Soprattutto negli ultimi tempi, legato alle implicazioni scaturite dalla pandemia del Covid-19, si è assistito ad un disequilibrio tra disponibilità e domanda».

 

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