Formazione 18 Luglio 2018 14:44

Tra rabbia e speranza, gli aspiranti specializzandi dopo il concorso: «Domande più difficili e troppo nozionistiche»

«Vedevo i computer dei miei vicini, c’era confusione ma nessuno è stato ripreso». Alcuni candidati si sfogano, altri con le dita incrociate sperano di entrare nella scuola che sognano. Per tutti le borse sono poche, per molti la struttura del concorso andrebbe modificata. Interviene il Ministro Grillo: «Revisioneremo il sistema di formazione medica post-laurea»

I volti che escono dalle aule in cui si è svolta la prova nazionale per l’accesso alle scuole di specializzazione in medicina sono stanchi, nervosi, speranzosi, alcuni arrabbiati. «In palio c’è il loro prossimo anno», dice una signora seduta sulle scale della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Sapienza di Roma, in attesa che esca la figlia, aspirante neurologa. Molti non si fermano quando chiediamo loro di commentare la prova: devono prendere un treno, ritirare la tesi di laurea in copisteria, fumarsi una sigaretta, o semplicemente ci dicono che «non è il caso».

Sono stati convocati alle 11.30 di martedì, quando sono iniziate le procedure burocratiche. La prova è iniziata alle 14.00 e dopo tre ore e mezza trascorse a rispondere alle 140 domande che comparivano sui computer è stato comunicato loro il punteggio ottenuto. Molti iniziano quindi a fare rapidi calcoli per capire a quali scuole sia più semplice accedere visto il risultato, ma bisogna aspettare il 23 luglio per la graduatoria nazionale. 6934 i posti disponibili, più del doppio i candidati. Chi non entra dovrà aspettare il concorso dell’anno prossimo e riprovarci. Il nervosismo è comprensibile, insomma.

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La più arrabbiata di tutti è una ragazza che non vuole essere ripresa, ma che sente comunque la necessità di sfogarsi con qualcuno: «È stato un concorso assurdo, in un’aula a gradoni senza separatori. Vedevo benissimo i computer dei miei vicini e dei ragazzi seduti davanti a me. La commissione è stata eccessivamente elastica nei controlli e, nonostante la confusione nei minuti finali, non ha ripreso nessuno».

La mancanza di separatori tra i computer ha stupito anche altri medici, che inoltre evidenziano la diversa capienza delle aule in cui si è svolta la prova: alcune erano da 300 posti, altre da 20. Ovviamente la sorveglianza era ben diversa. La maggior parte degli aspiranti specializzandi che si fermano a parlare con noi è però soddisfatta dei controlli: «Sono stati molto precisi – ci dice Cuono Gallo -. Giravano per i banchi, si soffermavano più tempo e controllavano».

Sono tutti concordi sul fatto che il livello delle domande fosse adeguato, anche se per molti quelle dell’anno scorso erano più semplici: «Coprivano gran parte del programma di medicina. C’era molta cardiologia, farmacologia e molti approcci alle discipline di emergenza, in alcuni casi con allegato un referto diagnostico», racconta Davide Caianiello, che vorrebbe diventare endocrinologo. «Il livello di difficoltà è aumentato rispetto allo scorso concorso – aggiunge Dante Veramonti -. C’erano diverse domande che imponevano un livello di preparazione abbastanza importante. Poi molto dipende dalla preparazione che si ha e dal tempo a disposizione per prepararsi. L’anno scorso la prova si è svolta a novembre ed è chiaro che con più mesi per studiare la preparazione potesse essere maggiore. L’approccio alla prova cambia molto anche in base a quando ci si laurea, se nella sessione invernale o estiva».

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Cosa di cui è ben consapevole Francesca Schiavetti, che si è laureata a marzo e vorrebbe iscriversi a malattie infettive. Ha avuto quindi meno tempo per studiare rispetto ad altri candidati: «Ho trovato la prova abbastanza difficile, era molto nozionistica. C’erano domande molto specifiche e il solo studio non sempre è sufficiente». E poi «il fattore fortuna conta tanto», come sottolinea ridendo il dottor Gallo.

La maggior parte dei candidati è al primo tentativo, ma c’è anche chi lo scorso anno è riuscito ad entrare in una scuola che non era la sua prima scelta, e quest’anno si è dato una seconda possibilità: chi frequenta pneumologia ma vorrebbe diventare un cardiologo, chi è a nefrologia ma vorrebbe iscriversi a radiologia. Poi c’è chi nell’edizione precedente non è riuscito ad ottenere un punteggio sufficiente ed ha passato l’anno a fare sostituzioni di medici di famiglia, a studiare e a frequentare corsi di preparazione. In ogni caso, «se non dovesse andare bene c’è sempre un piano B – dice Carlo Maiorca, aspirante gastroenterologo -. Farei guardie mediche, starei sulle ambulanze, seguirei dei corsi di preparazione di BLS (Basic Life Support). Ci sono diverse cose che si possono fare in attesa del prossimo concorso».

Se tutti i medici intervistati pensano che i posti e i contratti a disposizione siano troppo pochi, visto che «in questo modo si troncano le gambe a quasi due medici abilitati su tre», aggiunge Maiorca, sono diverse le opinioni sulla struttura del concorso. Per Francesca Schiavetti il test andrebbe «strutturato meglio a livello di argomenti e di domande» ma pensa che «il concorso unico nazionale sia giusto»; Davide Caianiello lo reputa «il modo più onesto per giudicare tutti coloro che provano a fare gli specializzandi in Italia. Conta poco la carriera, conta molto quanto si riesce a dimostrare in una competizione che è pari per tutti».

Carlo Maiorca ha invece un’opinione diametralmente opposta: «La selezione andrebbe fatta precedentemente, durante il corso di laurea e l’abilitazione, e rendere più fluido l’accesso alle scuole di specializzazione che dovrebbe essere quasi un diritto. Poi, certo, se aumentassero i contratti sarebbe molto diverso». Più pragmatico, forse, il ragionamento di Dante Veramonti: «Io mi rendo conto che per fare accedere tutti bisognerebbe ampliare le strutture e creare nuovi posti. È un percorso complicato, da intraprendere per livelli, partendo dal basso, piano piano. Poi è chiaro che io darei la possibilità a tutti di poter iscriversi dove vogliono, ma attualmente è una cosa non attuabile».

In serata il Ministro della Salute Giulia Grillo, che «da medico e da cittadina» in questi anni ha assistito «al disastroso spettacolo della mancanza di programmazione», pubblica un lungo post su Facebook dedicato a «tutti i giovani medici che oggi hanno sostenuto il concorso per l’ammissione alle scuole di specializzazione. Ragazzi – prosegue – lo so, vi hanno creato un percorso di guerra per potervi formare, ma tutto questo cambierà presto. Già nelle scorse settimane il Ministero della Salute ha iniziato a predisporre un gruppo di lavoro per la revisione del sistema di formazione medica post laurea, come previsto anche dal Programma di Governo. Oggi la musica cambia – aggiunge il Ministro -. La formazione dei medici è al centro della mia attenzione. La formazione per i nostri giovani deve cambiare e trasformarsi da percorso a ostacoli a percorso di opportunità e crescita. Nell’interesse di tutti. Appena approntati i primi passi di questo complesso e delicato percorso, coinvolgeremo tutte le rappresentanze per una condivisione delle strade percorribili per iniziare con i professionisti un percorso di riordino di cui l’Italia non può fare a meno».

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