Salute 22 Luglio 2020 10:12

Psicologia di Comunità. Torricelli (ENPAP): «Rapporti sociali condizionano benessere: comunità accogliente rende più sani»

La pandemia da Covid-19 ha allargato il divario sociale e i bambini che vivono nelle famiglie più fragili sono sovraesposti al rischio di stress e disagi psicologi

di Isabella Faggiano

Realizzare una comunità giusta e costruttiva per promuovere il benessere psicologico individuale. È questo uno dei principi fondamentali su cui si basa la psicologia di comunità. «Si tratta di una branca applicativa della psicologia che mette insieme tutte le conoscenze in ambito clinico, sociale, ambientale per porle al servizio della prevenzione e del miglioramento della qualità della vita, intervenendo – spiega Felice Damiano Torricelli, presidente di ENPAP, l’Ente di Previdenza ed Assistenza per gli Psicologi – sia sulle relazioni tra persone, che sul rapporto che questi stessi individui hanno con il proprio territorio di appartenenza. Secondo la psicologia di comunità i rapporti sociali condizionano il nostro benessere e, di conseguenza, quanto più la comunità sarà accogliente, tanto più la vita interiore di una persona sarà sana».

Ed è proprio sull’impiego della psicologia di comunità che si basa il protocollo d’intesa siglato tra l’ENPAP e l’impresa sociale “Con i Bambini”. Il progetto sancisce una collaborazione, in particolare nelle prossime fasi di uscita dall’emergenza sociale e sanitaria legata alla pandemia da Covid-19, che ha l’obiettivo di attivare interventi psicosociali per i minori, finalizzati alla prevenzione e al contrasto della povertà educativa minorile.

CHI E’ LO PSICOLOGO DI COMUNITA’

I principali ambiti di studio e d’intervento dello psicologo di comunità  sono il rapporto tra l’individuo e la collettività e le relazioni sociali che sviluppa a lavoro, a scuola ed in generale durante la sua vita pubblica. «La psicologia di comunità fornisce tutti gli strumenti di comprensione e d’intervento per fare prevenzione, in campo psicologico e sociale, a contrasto della povertà. Mettere queste competenze al servizio del Paese in questo momento, soprattutto nei contesti in cui vecchie e nuove fragilità rendono più probabile lo scivolamento nella povertà educativa minorile, è assolutamente necessario. Dobbiamo agire in modo tempestivo, prima che la situazione si cronicizzi – sottolinea Felice Damiano Torricelli -. La psicologia professionale, e nello specifico l’insieme di conoscenze e competenze afferenti alla branca della psicologia di comunità, non solo può contrastare il fenomeno, ma può agire con una prospettiva di empowerment».

Con il protocollo d’intesa, infatti, si intende mettere maggiormente in luce, all’interno dei progetti sostenuti dal Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, la figura professionale dello “Psicologo di Comunità” per mobilitare le risorse delle comunità territoriali a contrasto dei fenomeni di deriva che sostengono la povertà educativa e costruire interventi psicosociali di tipo partecipativo.

LE FASI DI INTERVENTO

«La prima fase è di conoscenza della comunità da un punto di vista organizzativo, strutturale, sociale e culturale. I dati raccolti verranno poi condivisi con la stessa comunità – aggiunge il presidente Torricelli – sempre coinvolta in tutti i progetti. La psicologia di comunità lavora con le persone, le istituzioni e le associazioni al fine di costruire e sviluppare reti solidali, cosicché tutti possano comprendere che si può donare aiuto, ma che è possibile anche riceverlo. Gli interventi possono essere sia di gruppo che individuali e mirano a restituire all’individuo la consapevolezza delle proprie capacità e il senso di appartenenza al territorio. Non solo le persone conquisteranno benessere, ma riscoprendo attitudini e talenti potranno metterli al servizio della comunità generando anche un impatto economico positivo. E i bambini – conclude – sono la chiave per rendere le comunità sempre più in grado di superare le crisi sfruttando le loro risorse interne».

 

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