Salute 19 Maggio 2022 11:06

La politica entra nei centri Pma per comprendere le tante criticità

Il Centro Pma del Sant’Anna di Roma apre le porta alla politica. Si tratta dell’ennesima tappa dell’iniziativa SIRU «Aiuta un figlio a nascere: la Pma apre le porte al Parlamento»

La politica varca le porte del Centro Pma del Sant’Anna di Roma, uno dei 4 centri Pma di tutto il Lazio. È l’ennesima tappa dell’iniziativa «Aiuta un figlio a nascere: la Pma apre le porte al Parlamento», organizzata in tutta la penisola dalla Società Italiana della Riproduzione Umana (SIRU). L’incontro è avvenuto ieri: la senatrice Elisa Pirro e i deputati Roberto Novelli, Marialuisa Faro, Alberto Solezzi, Rosa Menga, Guia Termini sono stati accolti da Maria Giuseppina Picconeri, coordinatrice della Regione Lazio della Siru, da Maria Paola Costantini, avvocato, coordinatrice dell’Osservatorio giuridico Siru, da Maria Rita Rampini, responsabile dell’Uosd Centro Pma del Sant’Anna, e da Pietro Saccucci, direttore del Dipartimento di Salute della Donna d di Fisiopatologia della riproduzione dell’ASL Roma 1.

SIRU: «Vogliamo far capire ai politici le difficoltà del nostro lavoro»

Tante le tematiche affrontate: dalla scarsa omogeneizzazione dell’offerta sul territorio nazionale alle falle giuridiche e legislative legata alla PMA fino alla carenza di donatori e ai ritardi con le tariffe LEA. «Il progetto della Siru ‘Aiutamo un figlio a nascere’ – spiega Picconeri – si propone di aprire i centri PMA, pubblici e privati, nelle diverse regioni d’Italia, ai politici per consentire loro di vedere quello che è il nostro lavoro. Vogliamo aiutarli a capire cosa possono fare in tema di PMA e far vedere come tutto questo si riflette su noi operatori nel lavoro di tutti i giorni e sulla ricerca di un figlio da parte delle coppie. L’iniziativa sta andando molto bene. Stiamo ottenendo un grande interesse da parte dei politici coinvolti, anche di forze politiche diverse. La speranza è che questi incontri ci possano aiutare a superare le criticità. Nel Lazio, in particolare, lo sbilanciamento del rapporto tra domanda e offerta».

Le iniziative del Lazio per migliorare la salute riproduttiva e la Pma

«Il nostro obiettivo – dice Rampini – è quello di sensibilizzare la nostra classe politica a fare delle azioni che possono aumentare il livello di prestazioni in qualità e in quantità che offriamo ai nostri utenti. Una delle priorità è quella di garantire alle coppie di ogni città e provincia italiana un trattamento univoco, potenziando in particolare i centri pubblici». Sul fronte della PMA gli operatori del Lazio sono molto attivi. «Nell’Asl Roma 1 ci sono due centri che fanno percorso di Pma, il Sant’anna e il San Filippo Neri», riferisce Saccocci. «Qualcosa in più che stiamo facendo è quello di aver introdotto la fecondazione eterologa e anche assistere quelle donne che per patologie, come quelle oncologiche, possono perdere la fertilità. Facciamo ad esempio un percorso di oncofertilità, ovvero offriamo assistenza prima di eventuali trattamenti oncologici al fine di prelevare ovociti che poi potranno essere utilizzato dopo quando ci sarà il desiderio di una gravidanza».

I politici si impegnano a migliorare l’accesso delle coppie italiane alla Pma

La risposta della politica è stata immediata. «Il Sant’Anna è un centro d’eccellenza», commenta l’on. Novelli. «Nel nostro paese ce ne sono diversi che possono garantire qualità e sicurezza a una coppia che vorrebbe avere dei figli e che non c’è riuscita naturalmente. Ma ci sono – continua – elementi che meritano attenzione, come l’omogeneità dell’offerta. Non è più pensabile relegare la pma a qualcosa di marginale». Molto propositiva anche la senatrice Pirro. «Sarebbe ora di rivedere alcuni aspetti salienti della legge 40 – dice – visto che ormai ci sono diverse sentenze che dicono che andrebbe rivista in alcuni aspetti per sincronizzare la realtà effettiva con quello che è stato normato ormai più di 15 anni fa. Una cosa che potrebbe essere molto utile è quello di incentivare e semplificare la vita delle donne che devono donare gli ovociti e che devono affrontare esami e costi che non sono in alcun modo rimborsati dal Ssn».

 

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