Salute 3 Marzo 2022 16:58

Giornata Mondiale Obesità, Grimaldi (AME): «Non dipende dalla scarsa volontà del paziente»

«In realtà, il paziente obeso mangia contro la propria volontà spinto da stimoli ormonali che non può controllare». Così Marco Chianelli, coordinatore della Commissione AME Obesità e Metabolismo

Gli ultimi dati ISTAT evidenziano che quasi 25 milioni di italiani sono affetti da obesità. Parliamo del 46% della popolazione, in particolare uomini. Erroneamente si pensa, anche tra i medici, che sia causata dalla scarsa volontà del paziente. In realtà ne sono responsabili alcune alterazioni genetiche e metaboliche che comportano la riduzione della spesa energetica e del senso di sazietà e l’aumento dell’appetito.

Un anno fa la Comunità Europea ha riconosciuto l’obesità come malattia cronica. In occasione della Giornata Mondiale che si celebra oggi, Sanità Informazione ha intervistato Franco Grimaldi, Presidente Associazione medici endocrinologi (AME) e Marco Chianelli, coordinatore della Commissione AME Obesità e Metabolismo.

L’obesità, una malattia multifattoriale cronica. Il ruolo della genetica

«L’obesità è una patologia multifattoriale cronica – spiega Franco Grimaldi, Presidente AME –. È caratterizzata dall’eccessivo accumulo di grasso corporeo. Le cause non sono solo le errate abitudini alimentari, la scarsa attività fisica e lo stile di vita scorretto. Ci sono una serie di fattori endocrini, metabolici e psicologici su cui ci dobbiamo focalizzare. È la conseguenza di una complessa interazione tra un ambiente obesogeno ed una predisposizione genetica».

Cosa si intende per predisposizione genetica? «Parliamo di alterazioni metaboliche e genetiche che causano una riduzione della spesa energetica come consumo calorico, aumentano l’appetito e riducono il senso di sazietà. Agiscono a livello del sistema nervoso centrale – nelle zone di ipotalamo e ipofisi – in cui determinano un’alterazione dei centri della fame e della sazietà» continua Grimaldi.

Obesità, l’importanza del follow-up. No alla sindrome dello yo-yo

Un aspetto fondamentale da comprendere per una gestione ottimale del paziente obeso è l’importanza del follow-up e di una terapia cronica dopo la dieta. «Il paziente che si è sottoposto a trattamenti dietetici coadiuvati da farmaci e che è dimagrito deve essere assolutamente seguito come un paziente cronico. Dopo aver risposto bene alla dieta, infatti, la terapia cronica deve essere continuata per evitare la ben nota “sindrome dello yo-yo” (Weight Cycling Sindrome) caratterizzata da un continuo sali-scendi di episodi di perdita e poi recupero del peso».

Oggi sono disponibili nuove terapie mediche tollerate, efficaci e sicure anche per l’uso cronico per consentire il dimagrimento e la riduzione delle complicanze causate dall’obesità. Sono diabete, problemi cardio circolatori, ortopedici, epatici e cognitivi. «Per noi è essenziale far capire al paziente che ci sono una serie di fattori che possono essere affrontati in una maniera multidisciplinare dallo specialista endocrinologo o metabolico» sostiene Grimaldi.

Chianelli: «Il paziente obeso mangia spinto da stimoli ormonali che non può controllare»

«L’obesità è una malattia che dà grande disagio personale al paziente ma è anche un moltiplicatore di altre patologie – aggiunge Chianelli -. È il risultato di una interazione con l’ambiente obesogeno. Durante la Seconda guerra mondiale, con poca disponibilità di cibi ricchi di calorie, era scarsamente rappresentata. Oggi nella nostra società junk food e cibo spazzatura predispongono soggetti con alterazioni genetiche a sviluppare l’obesità».

E la maggior parte dei pazienti obesi si sente in colpa, convinta di essere debole, causa del proprio stato. «Il paziente obeso è stato considerato nel tempo come una persona con poca volontà che non dice sempre la verità e non fa ciò che dovrebbe. Questo viene vissuto in modo molto colpevolizzante, il malato si sente responsabile della propria condizione. In realtà mangia contro la propria volontà spinto da stimoli ormonali che non può controllare».

“Il paziente è obeso perché mangia”. No, perché è malato

obesità

Questo porta allo stigma dell’obesità che «peggiora la condizione del paziente sia perché lo condiziona psicologicamente alterandone la qualità della vita sia perché peggiora le sue abitudini alimentari» sottolinea Chianelli. Un pregiudizio, purtroppo, diffuso anche tra medici e specialisti che determina errori nella cura e nell’assistenza. A questo l’AME, molto sensibile sul tema, ha risposto «con l’istituzione di una commissione sull’obesità che intende promuovere l’argomento e di una “scuola Ame per l’obesità”. Servirà a coltivare nuovi endocrinologi che abbiano le competenze per poter trattare questa patologia – evidenzia Chianelli.

Lo scopo «è quello di trasmettere ai colleghi che s’occuperanno di obesità da un lato, l’importanza di un atteggiamento empatico che lo lasci aperto ad esprimere il proprio disagio». Dall’altro l’individuazione della giusta motivazione per seguire «un percorso lungo, complicato e cronico. Dobbiamo partire dal presupposto che non c’è nessuna differenza nel trattare l’obesità rispetto al diabete. Quando la glicemia si normalizza – puntualizza Chianelli – si continua una terapia ipoglicemizzante quando il peso si riduce si continua la terapia per la riduzione del peso».

La terapia cronica e l’impegno di AME

«Oggi esistono delle medicine in grado di correggere, in parte, delle alterazioni metaboliche nel paziente obeso e vanno prescritte e gestite nella cronicità – sostiene Chianelli -. Da un recente sondaggio AME emerge la scarsa attitudine prescrittiva tra gli endocrinologi italiani. Il percorso è lungo ma l’AME si sta dotando di strumenti per poter affrontare quello che sarà probabilmente il problema del futuro con uno sforzo culturale e organizzativo non da poco» conclude.

«L’obiettivo di AME è rendere il paziente obeso consapevole della propria condizione e accompagnarlo in un percorso impegnativo – aggiunge Grimaldi -. Per questo, è stato inviato un questionario ai soci per esplorare la pratica clinica e l’approccio all’obesità e non solo. Stiamo stilando, insieme alla Sicob – linee guida con consigli pratici ed organizzando eventi macroregionali dal Nord al Sud per spingere i colleghi ad un approccio multisciplinare nel trattamento dell’obesità» conclude Grimaldi.

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
In Italia l’obesità uccide 4 volte in più degli incidenti d’auto
Nel nostro paese l'obesità è in aumento esponenziale e sempre più "killer", con un numero di morti all'anno 4 volte superiore a quello degli incidenti d'auto, e una previsione, entro il 2035, di 1 adulto italiano su 3 obeso. E' l'allarme lanciato dalla Società italiana di nutrizione umana per sensibilizzare sull'importanza della sostenibilità alimentare e sull'adozione di scelte alimentari corrette, in grado di agire positivamente sia sull'uomo che sul pianeta
Obesità aumenta il rischio di un precursore del mieloma multiplo. Vitolo (Candiolo): “Fattore di rischio prevenibile”
Le persone obese hanno un rischio più alto di oltre il 70% più alto di sviluppare la gammopatia monoclonale di significato indeterminato, una condizione benigna del sangue che però può precedere il mieloma multiplo, un tumore delle plasmacellule. A scoprirlo è uno studio condotto dagli scienziati del Massachusetts General Hospital e pubblicato sulla rivista Blood Advances
Obesità: messa a punto pillola “vibrante” che induce lo stomaco a sentirsi pieno
Un gruppo internazionale di ricercatori ha messo a punto una pillola "vibrante" che, una volta ingerita, stimola le terminazioni nervose dello stomaco e comunica al cervello che è ora di smettere di mangiare
Obesità: BMI sbaglia metà diagnosi. Esperti SIE: «Urgente rivedere linee guida»
Considerato da decenni fattore determinante per stabilire se una persona è entro i limiti del peso normale od obesa, il BMI non sarà più usato dai medici statunitensi come unico criterio perché responsabile di enormi errori. Posizione condivisa dagli esperti della Società Italiana di Endocrinologia (SIE) che propongono di rivedere le attuali linee guida italiane sull’obesità
Endocrinologi AME: «Obesità non dipende solo dal cibo, ma anche da confezioni»
L’attuale epidemia d'obesità non può essere spiegata più solo con lo sbilanciamento tra alimenti introdotti ed energia consumata. A giocare un ruolo importante sono anche i cosiddetti interferenti obesogeni, sostanze contenute in molti alimenti e oggetti di uso comune. L'allarme degli specialisti AME
di Redazione
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Mieloma multiplo. Aspettativa di vita in aumento e cure sul territorio, il paradigma di un modello da applicare per la prossimità delle cure

Il mieloma multiplo rappresenta, tra le patologie onco-ematologiche, un caso studio per l’arrivo delle future terapie innovative, dato anche che i centri ospedalieri di riferimento iniziano a no...
Salute

Parkinson, la neurologa Brotini: “Grazie alla ricerca, siamo di fronte a una nuova alba”

“Molte molecole sono in fase di studio e vorrei che tutti i pazienti e i loro caregiver guardassero la malattia di Parkinson come fossero di fronte all’alba e non di fronte ad un tramonto&...
di V.A.
Politica

Il Nobel Giorgio Parisi guida l’appello di 14 scienziati: “Salviamo la Sanità pubblica”

Secondo i firmatari "la spesa sanitaria in Italia non è grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e l'autonomia differenziata rischia di ampliare ...