Ma l’OMS avverte “Guardia alta, l’epidemia non è finita”
Ebola continua a mietere vittime, ma in Africa dopo la catastrofe si prova a rimettere insieme i cocci. E’ delle ultime ore la notizia della riapertura delle scuole in Guinea, uno dei Paesi che maggiormente ha conosciuto, in questi ultimi mesi, la furia del virus.
Con tutte le precauzioni del caso, i bambini guineani torneranno tra i banchi dopo cinque mesi di stop. Si spera che a breve avverrà lo stesso in Liberia e Sierra Leone, dove l’UNICEF sta lavorando con il Governo e le comunità per permettere a milioni di bambini in età scolare di riprendere le lezioni. I tre Paesi si collocano sul gradino più basso del livello di istruzione mondiale, ed è facile capire come la chiusura delle scuole abbia impattato in modo devastante su indici già estremamente critici. Per garantire che il ritorno in aula avvenga in massima sicurezza, l’UNICEF ha previsto corsi di formazione per gli insegnanti, e distribuito termometri, disinfettanti, kit per lavarsi le mani. I protocolli di sicurezza, inoltre, non consentono l’accesso ai locali scolastici a chiunque abbia una temperatura corporea superiore ai 38 gradi, a coloro che hanno avuto contatti con un paziente o vittime di Ebola nei 21 giorni precedenti, o a coloro che presentano almeno tre dei sintomi dell’Ebola: febbre, diarrea e vomito. I protocolli spiegano anche come comportarsi con i casi sospetti attraverso un sistema di rinvio alla struttura sanitaria più vicina.
E’ ancora presto, tuttavia, per parlare di “ritorno alla normalità”: per l’Organizzazione Mondiale della Sanità – nonostante la Sierra Leone sia ufficialmente uscita dalla quarantena – l’epidemia non sarà debellata prima della fine del 2015. In più, dalla Società Italiana Malattie Infettive arriva un monito: “Le profonde mutazioni genetiche alle quali è andato incontro il virus potrebbero vanificare gli sforzi fatti fino ad oggi alla realizzazione di nuovi vaccini”. Ma le misure precauzionali adottate negli ultimi mesi hanno permesso di contenere l’emergenza, e abbassare ora la guardia potrebbe vanificare tutti gli sforzi fatti. E’ per questo che il Comitato d’emergenza dell’OMS ha deciso all’unanimità di mantenere in vigore le misure. Si continua quindi con gli screening dei passeggeri in uscita dai tre Paesi coinvolti, e con la sorveglianza attiva nelle aree di frontiera con gli Stati confinanti. Tutto nell’attesa fremente di una svolta, che potrebbe arrivare a febbraio dai primi risultati dei vaccini sperimentali. O da quel miliardo e mezzo di dollari, richiesto dall’Onu per assestare a Ebola il definitivo colpo di grazia.