Salute 23 Maggio 2019 11:38

Come funziona la donazione di midollo osseo? Lo abbiamo scoperto visitando i laboratori del Galliera di Genova

Il capoluogo ligure ospita il Registro italiano di donatori di midollo osseo e il laboratorio di istocompatibilità connesso. La direttrice Nicoletta Sacchi: «Cerchiamo donatori sani tra i 18 e i 35 anni. Fatevi avanti, potreste salvare la vita di malati di leucemia e non solo»

Come funziona la donazione di midollo osseo? Lo abbiamo scoperto visitando i laboratori del Galliera di Genova

Ha un acronimo di quelli che è impossibile ricordare, ma tutti gli italiani che donano o ricevono il trapianto di midollo osseo sono (indirettamente) passati qui. IBMDR sta per Italian Bone Marrow Donor Registry e indica il Registro italiano dei donatori di midollo osseo. Il laboratorio di istocompatibilità in cui viene effettuata la caratterizzazione genetica del midollo di donatori e richiedenti si trova a Genova, all’ospedale Galliera, ed è diretto dalla dottoressa Nicoletta Sacchi, che ce ne ha aperto le porte.

«Qui studiamo la composizione genetica di pazienti e donatori – spiega ai nostri microfoni -. Estraiamo il DNA e studiamo l’assetto dei geni che sovrintendono alla risposta immunitaria, quindi anche alla reazione dell’organismo in caso di trapianto».

Nel laboratorio ci sono macchinari che sembrano frigoriferi, computer, fialette ed il rumore di apparecchiature che non si spengono mai. È da qui che si inseriscono i dati genetici e anagrafici di tutti i potenziali donatori di midollo osseo nel Registro. «Registriamo tutti gli italiani che hanno dato la loro disponibilità a donare le cellule staminali ematopoietiche a pazienti che hanno necessità di ricevere un trapianto di midollo osseo di tutto il mondo e che non trovano un donatore compatibile all’interno della propria famiglia», spiega la dottoressa Sacchi.

Il Registro italiano infatti si raccorda con il registro mondiale, che raccoglie 35 milioni di donatori: «C’è uno scambio reciproco – aggiunge la direttrice del laboratorio – per cui noi riceviamo richieste da tutti i pazienti del mondo e diamo la disponibilità dei donatori italiani a tutti gli altri Paesi».

Accoppiare il paziente con il suo gemello genetico non è infatti sempre semplice. In alcuni casi le caratteristiche genetiche del paziente sono comuni nella popolazione e quindi è possibile trovare anche numerosi potenziali donatori compatibili; in altri casi, invece, si tratta di cercare l’ago nel pagliaio.

Per questo donare il midollo osseo è importantissimo, anche se il processo è più complesso di una semplice donazione del sangue: «Per essere iscritti al Registro basta un banale prelievo di saliva o di sangue da cui estraiamo le informazioni genetiche; poi se c’è un paziente compatibile si viene chiamati per la donazione vera e propria, e in quel momento è molto importante essere convinti e andare avanti nel procedimento, perché ormai la coppia è stata formata e il paziente ha la speranza di guarire solo se quel donatore arriva alla donazione. Ma ci sono anche casi in cui si è registrati ma non si viene mai chiamati, perché non c’è necessità di quel particolare tipo di midollo osseo».

I criteri di idoneità per donare il midollo sono simili a quelli validi per la donazione di sangue, a cui si aggiunge la giovane età: «Cerchiamo persone tra i 18 e i 35 anni, che hanno quindi cellule biologicamente più attive che garantiscono maggiori possibilità di successo del trapianto – spiega Nicoletta Sacchi -. Devono inoltre essere sani, quindi esenti da patologie escludenti come patologie cardiache, diabete o malattie infettive, e non essere portatori di marcatori infettivologici come quelli dell’AIDS o dell’epatite».

«I giovani tuttavia – prosegue – non sempre prestano attenzione alla cultura della donazione. Quando ci sono stati casi famosi e appelli importanti per aiutare bambini malati si sono dati da fare e si sono messi in lunghe file per donare il midollo, ma dovrebbero farlo sempre. Non tutti i malati hanno la forza di andare sui giornali o di far girare campagne sui social, ma i malati di leucemia che si rivolgono quotidianamente a noi sono tantissimi: noi ne trattiamo circa 2mila ogni anno. Quindi ai giovani dico: “Fatevi avanti”».

Ma la leucemia citata dalla dottoressa è solo una delle malattie che si possono curare con un trapianto di midollo osseo: ci sono anche l’aplasia midollare, tutti i tipi di linfomi, le mielodisplasie, la talassemia, diversi cancri del sangue e malattie causate da errori congeniti, come le immunodeficienze primitive, che colpiscono bambini nati con degli errori del sistema immunitario che impediscono al loro midollo di funzionare bene. Sostituirlo, a volte, è l’unica soluzione per consentir loro di vivere o di condurre una vita normale.

Articoli correlati
Leucemia linfoblastica acuta: AIFA autorizza rimborsabilità brexu-cel
L’Agenzia Italiana del Farmaco ha concesso la rimborsabilità della terapia cellulare Brexucabtagene autoleucel (brexu-cel) per la leucemia linfoblastica acuta a precursori di cellule B recidivante o refrattaria, destinata ai pazienti adulti di età pari o superiore a 26 anni
Sclerosi multipla, la terapia con cellule staminali può rallentare la progressione della malattia recidivante
Un gruppo di ricercatori svedesi ha valutata la sicurezza e l’efficacia della terapia con cellule staminali quando utilizzata come trattamento di routine piuttosto che in condizioni di sperimentazione clinica. I risultati sono stati pubblicati sul Journal of Neurology Neurosurgery & Psychiatry
Berlusconi morto per la leucemia mielomonocitica cronica, quali sono i campanelli d’allarme della malattia?
Silvio Berlusconi è deceduto a causa di una forma di leucemia, che può essere difficile da individuare perché i sintomi «rivelatori» possono spesso indicare altre malattie non correlate. Ma alcuni, soprattutto se compaiono in concomitanza, potrebbero metterci in allerta
Berlusconi, che tipo di leucemia ha portato alla morte? Parlano gli esperti
Silvio Berlusconi è morto questa mattina all’ospedale San Raffaele di Milano, dove era ricoverato da venerdì. Aveva 86 anni e si trovava in ospedale per accertamenti legati alla leucemia mielomonocitica cronica di cui soffriva da tempo e che gli ha causato complicazioni, tra cui una polmonite
Berlusconi: quanto è grave la leucemia e la chemio a 86 anni? Parla l’esperto
Leucemia mielomonocitica cronica. Questo è il nome della malattia che ha colpito Silvio Berlusconi, ricoverato in terapia intensiva all'ospedale San Raffaele di Milano. Si tratta della più frequente tra le sindromi mielodisplastico-mieloproliferative, caratterizzata dall’aumento di una specifica popolazione di globuli bianchi: i monociti. Questa patologia è eterogenea e compare solitamente in età avanzata e che può presentarsi in una forma displastica, in cui prevalgono anemia e neutropenia, oppure in una forma proliferativa, con un numero elevato di globuli bianchi
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Lavoro

Nasce “Elenco Professionisti”, il network digitale di Consulcesi Club dedicato agli specialisti della Sanità

L’obiettivo è aiutare il professionista a migliorare la sua visibilità all’interno della comunità medico-scientifica e facilitare i contatti tra operatori. Simona Gori...
Advocacy e Associazioni

Giornata Mondiale dell’Obesità, Benini (FAND): “Attenzione alla Diabesità”

Per la Giornata Mondiale dell'Obesità 2024 sono molte le iniziative promosse, in Italia, in Europa e nel Mondo dalle organizzazioni contro l'obesità, gli operatori sanitari e le persone ...
Advocacy e Associazioni

Disturbi spettro autistico. Associazioni e Società Scientifiche scrivono al Ministro Schillaci

Nella lettera si sottolinea come sia "indispensabile affrontare le criticità più volte evidenziate da operatori e famiglie nell’ambito di tutti i disturbi del neurosviluppo, quale ...