Formazione 26 Maggio 2020 14:30

Covid-19, il corso ECM per tutelare gli operatori sanitari. Il medico del lavoro: «Formazione imprescindibile per protezione»

L’ebook fa parte della collana dedicata al Covid-19 promossa dal provider Sanità in-Formazione. Due i responsabili scientifici. Trasolini (Ingegnere): «Medici e operatori trincea contro il virus e argine contro il caos». Santacroce (Medico del lavoro): «In Italia normativa innovativa, conoscere un pericolo vuol dire già tenerlo lontano da noi al 50%»

La sicurezza dei lavoratori è diventata di primaria importanza per qualsiasi tipologia di organizzazione. E nell’ambito della gestione dell’attuale emergenza sanitaria causata dall’epidemia di Covid-19, la tutela degli operatori sanitari – i soggetti più a rischio di contrarre la malattia perché a stretto contatto con i pazienti – è una priorità assoluta.

Per orientare gli addetti ai lavori verso una maggiore consapevolezza del fenomeno e sostenere la salvaguardia della loro salute, è nato il corso di formazione ECM “Covid-19 e la tutela dei lavoratori. Protocolli e procedure di sicurezza nelle strutture sanitarie”. È il secondo della collana ECM dedicata al Covid-19 promossa dal provider Sanità in-Formazione, un progetto formativo in cui si affrontano in modo multidisciplinare e dinamico le diverse sfaccettature della malattia ed il suo impatto sulla professione.

«L’emergenza coronavirus è stato uno tsunami che ha colpito milioni di persone nel mondo e comportato la morte di centinaia di migliaia di persone – spiega al nostro giornale Giampiero Trasolini, ingegnere civile e ambientale e responsabile scientifico del corso Fad insieme a Emiliano Santacroce, medico chirurgo specialista in medicina del lavoro -. Alcune categorie di lavoratori sono state esposte più di altre al rischio di contrarre il Sars-CoV-2 da cui ha origine la pandemia Covid-19: parliamo degli operatori sanitari che prestano servizio in contesti sanitari in cui, così come è avvenuto in passato con l’epidemia Sars e Mers, è esponenzialmente più alta la probabilità di un’esposizione al rischio biologico diretto attraverso il contatto con pazienti e materiale infetti. Svolgendo attività professionali che comportano una maggiore possibilità di entrare in contatto con soggetti potenzialmente infetti – continua Trasolini – gli operatori sanitari hanno registrato in questi mesi di diffusione del virus un altissimo numero di contagi e vittime in tutta Italia e nella fattispecie nelle Regioni maggiormente colpite».

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Vittima del contagio non solo «il personale ospedaliero che opera nei dipartimenti di emergenza e accettazione e nei reparti di terapia intensiva e rianimazione», ma anche chi lavora «negli ambulatori, nei centri diagnostici e nelle strutture che forniscono altri servizi sanitari».

«Il lavoro del Governo è stato importante e difficilissimo – aggiunge Trasolini – e il lockdown ha sostanzialmente funzionato: la curva dei contagi ha rallentato in maniera importante, ma se così è stato, il merito è stato soprattutto di medici, infermieri, farmacisti e tutte quelle figure che ci hanno permesso di andare avanti in questo periodo. Gli eroi normali, la prima linea della guerra, la trincea contro il virus, l’argine contro il caos. Il mondo sanitario è fortemente complesso: il fattore umano fa da padrone – continua – e l’emergenza Covid ha sottolineato ancora di più le difficoltà che possono esserci nella gestione quotidiana degli ambienti di lavoro e dei rischi legati alle attività professionali dei nostri operatori sanitari. L’intento del corso – specifica l’ingegnere – è quello di fornire un’informazione sulle principali misure da attuare nel contesto sanitario per la gestione dell’emergenza Covid, ma ancor di più quello di sottolineare che di fronte a un’emergenza di natura nuova e per molti aspetti imprevedibile come quella contro il Covid i sistemi scelti per la prevenzione e tutela della salute devono essere il più possibile integrati tra loro così da interagire da un lato con la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, dall’altro con la valutazione e la gestione del rischio clinico e di tutte le altre forme di rischio correlate».

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Come soggetti ad alto rischio di infezione, gli attori del sistema sanitario devono essere consapevoli e opportunamente formati: «Le strategie per prevenire la diffusione della pandemia di Covid-19 – evidenzia Trasolini – sono definite e costantemente aggiornate dalle principali organizzazioni sanitarie internazionali e nazionali. In base all’evoluzione della pandemia, queste organizzazioni forniscono specifiche procedure di controllo che vanno dalle misure di igiene ambientale ai controlli tecnici, fino ai corretti dpi da utilizzare e alle procedure di lavoro. In Italia il ministero della Salute con la circolare del 9 marzo 2020 ha adottato una serie di misure specifiche non solo per i lavoratori ma anche per i pazienti di strutture pubbliche, private, accreditate e per tutti i cittadini. È solo applicando in modo capillare e adeguato queste misure in tutte le tipologie delle strutture sanitarie che si può ambire concretamente a limitare la circolazione e trasmissione del Sars-CoV-2 e garantire l’efficienza dei servizi sanitari anche in situazioni di emergenza come quella che il nostro Paese sta attraversando» conclude.

Per difendersi dal virus l’arma in più per i professionisti sanitari, allora, è la formazione: «È importante conoscere il rischio specifico – aggiunge il dottor Emiliano Santacroce -. Fortunatamente noi in Italia abbiamo una normativa innovativa in relazione alla tutela della salute dei lavoratori, che durante l’emergenza ci è venuta incontro in maniera importante. Gli operatori sanitari, chiaramente, hanno lavorato in prima linea e sono stati facilmente raggiunti e colpiti dal virus – prosegue il dottor Santacroce -; ma la formazione è stata, è e sarà l’elemento più importante per la loro protezione. Conoscere un pericolo vuol dire già tenerlo lontano da noi al 50%. Io devo dire che sotto l’aspetto normativo l’Italia è stata pronta, la sicurezza ha dovuto correre dietro a un virus nuovo. Secondo me si è agito bene nell’affrontare un’emergenza così rapida e inattesa ma, in ambito di sicurezza, sono sempre i dati quelli che dimostreranno se quello che abbiamo fatto è stato sufficiente, è sufficiente o sarà sufficiente» conclude il medico.

 

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