Covid-19, che fare se...? 27 Aprile 2023 00:14

Dobbiamo temere la nuova variante identificata in Polonia?

Una nuova variante del virus Sars-CoV-2 è stata rilevata per la prima volta in Polonia. In realtà, è nuova solo perché è stata identificata di recente. Uno studio pubblicato sulla rivista Eurosurveillance, infatti, ha dimostrato che il ceppo individuato potrebbe essere in circolazione da diverso tempo. Sembra infatti che la variante sia imparentata con una già visto oltre due anni fa nell’uomo

Dobbiamo temere la nuova variante identificata in Polonia?

Una nuova variante del virus Sars-CoV-2 è stata rilevata per la prima volta in Polonia. In realtà, è nuova solo perché è stata identificata di recente. Uno studio pubblicato sulla rivista Eurosurveillance, infatti, ha dimostrato che il ceppo individuato potrebbe essere in circolazione da diverso tempo. Sembra infatti che la variante sia imparentata con una già visto oltre due anni fa nell’uomo. A «smascherare» questa inedita versione del virus Sars-CoV-2 è stato l’Istituto nazionale di ricerche veterinarie di Puławy in due allevamenti di visoni polacchi. Non è quindi stata identificata nell’uomo, almeno non per il momento. Ma si teme che, anche a causa della sua capacità di circolare in «incognita», possa passare all’uomo e in futuro causare nuovi focolai.

La nuova variante è «imparentata» con un ceppo che circolava già oltre 2 anni fa

La nuova variante identificata è simile al ceppo B.1.1.307 che è stata rilevato l’ultima volta nell’uomo tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, cioè poco più di due anni fa. Nonostante questa somiglianza, la nuova variante presenta più di 40 mutazioni aggiuntive. Questo significa che potrebbe «provenire da un luogo sconosciuto o da un serbatoio animale non rilevato», spiegano gli scienziati nello studio. Il nuovo ceppo è stato isolato in due allevamenti di visoni – distanti pochi chilometri l’uno dall’altro – testati tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023. Nel primo sono stati trovati sei esemplari positivi su quindici, nei secondi quindici su quindici. Non è chiara la fonte del contagio, visto che i lavoratori sono risultati «ripetutamente negativi», Gli scienziati non escludono che il virus possa essere stato introdotto da un animale entrato negli allevamenti, come un gatto selvatico o un altro piccolo carnivoro come una puzzola o una faina.

L’evoluzione del virus potrebbe causare future epidemie

I visoni infetti non hanno mostrato segni di malattia, un dettaglio da non sottovalutare. «Crea una possibilità di evoluzione virale indipendente e potrebbe essere fonte di future epidemie con nuovi ceppi», spiega Domańska Blicharz, prima autrice dello studio. «I casi sono stati rilevati solo grazie alla sorveglianza obbligatoria, introdotta da quando il virus si è diffuso negli allevamenti di visoni in Danimarca e nei Paesi Bassi. Solo in questo modo – conclude – è possibile monitorare la diffusione di nuovi ceppi ‘silenti’ negli animali ed evitare il potenziale rischio di spillback».

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
Covid: spunta la variante JN.1, nuova “sorvegliata speciale” dell’Oms. Ciccozzi: “Aumentano le reinfezioni”
Una nuova "sorella" di Omicron è stata classificata come “variante di interesse” dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, a causa “della sua diffusione in rapido aumento”. Si tratta di JN.1, rilevata in molti paesi in tutto il mondo. Inoltre, uno studio italiano che sarà pubblicato sulla rivista "Pathogen and Global Health" ha analizzato JN.1, concludendo che questa variante "va seguita e monitorata"
Covid: Oms, Acrux diventa variante sotto monitoraggio
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha inserito dal 18 maggio la variante XBB.2.3 di Sars-CoV-2, battezzata Acrux dagli esperti sui social, fra le varianti sotto monitoraggio (Vum), dopo che questo mutante è cresciuto nell’arco di 5 settimane, da 1,8% del totale sequenze rilevate nel mondo a 4,64% (ultimo dato, relativo al 24-30 aprile). E’ quanto […]
Usa: caccia al paziente Covid più “lungo” di sempre. Si temono mutazioni pericolose
Negli Stati Uniti è caccia aperta al paziente Covid più longevo di sempre. Più precisamente al paziente che si pensa sia positivo da più tempo. Quello che i ricercatori oggi sanno è che il paziente potrebbe vivere nell'area di Columbus, la più grande città dello stato di quasi 1 milione di abitanti,  e che è portatore di una versione altamente mutata del virus Sars-CoV-2 che «è diversa da qualsiasi cosa» che gli esperti abbiano visto
Si può sviluppare il Long Covid alla seconda infezione?
Anche in caso di reinfezione è possibile sviluppare il Long Covid, la sindrome che insorge anche molte settimane dopo l'infezione acuta. Tuttavia, è più probabile svilupparla alla prima infezione piuttosto che alla seconda, almeno secondo una ricerca britannica
Arturo, ecco perché la sorella di Omicron colpisce gli occhi e i bambini
La nuova variante XBB 1.16, ribattezzata Arturo, è attualmente responsabile dell'aumento di contagi e infezioni Covid-19 in India. E' caratterizzata da un sintomo raramente presente nei contagi da altre varianti Omicron, la congiuntivite
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Mieloma multiplo. Aspettativa di vita in aumento e cure sul territorio, il paradigma di un modello da applicare per la prossimità delle cure

Il mieloma multiplo rappresenta, tra le patologie onco-ematologiche, un caso studio per l’arrivo delle future terapie innovative, dato anche che i centri ospedalieri di riferimento iniziano a no...
Salute

Parkinson, la neurologa Brotini: “Grazie alla ricerca, siamo di fronte a una nuova alba”

“Molte molecole sono in fase di studio e vorrei che tutti i pazienti e i loro caregiver guardassero la malattia di Parkinson come fossero di fronte all’alba e non di fronte ad un tramonto&...
di V.A.
Advocacy e Associazioni

Oncologia, Iannelli (FAVO): “Anche i malati di cancro finiscono in lista di attesa”

Il Segretario Generale Favo: “Da qualche anno le attese per i malati oncologici sono sempre più lunghe. E la colpa non è della pandemia: quelli con cui i pazienti oncologici si sco...