Gli atti di violenza a danno dei medici costituiscono eventi sentinella che richiedono la messa in atto di opportune iniziative di protezione e prevenzione. Nel corso dell’attività lavorativa gli operatori sanitari delle strutture ospedaliere e territoriali sono esposti a numerosi fattori potenzialmente dannosi sia per la salute sia per la sicurezza.
Tra questi, assume particolare rilevanza il rischio di affrontare un’esperienza di violenza. Gli atti di violenza consistono nella maggior parte dei casi in eventi con esito non mortale, ossia aggressione o tentativo di aggressione, fisica o verbale, quale quella realizzata con uso di un linguaggio offensivo.
Più frequentemente in causa sono i servizi di emergenza-urgenza, le strutture psichiatriche, i servizi di geriatria e i servizi di continuità assistenziale; i luoghi di attesa in genere. Negli ultimi tre anni, nelle strutture dell’Area Metropolitana si contano (almeno) 1.704 aggressioni subite dai camici bianchi, oltre 800 delle quali a Milano. Una tendenza in crescita: nei primi sei mesi del 2019 sono già stati segnalati 713 episodi, circa 4 al giorno. E i numeri sono in difetto, perché manca una legge che imponga di mappare il fenomeno.
