Salute 9 Aprile 2021 15:01

Sindrome long-Covid in 3 pazienti su 4. L’appello: «Ripensare l’assistenza territoriale sulla base di nuovi bisogni»

Una sindrome che colpisce vari apparati, da quello cardiovascolare a quello respiratorio, passando per disturbi oculistici e dermatologici. Inoltre, il 96% dei sopravvissuti al virus soffre di Sindrome Post Traumatica da Stress. La tavola rotonda organizzata dall’Associazione Dossetti – I Valori

Sindrome long-Covid in 3 pazienti su 4. L’appello: «Ripensare l’assistenza territoriale sulla base di nuovi bisogni»

Un esercito di nuovi pazienti cronici, quelli che, guariti dalla forma acuta del Covid, andranno incontro a disturbi di vario di genere dovuti alle sequele della malattia. Si tratta dei pazienti con sindrome long-Covid, che secondo uno studio pubblicato sul Lancet, saranno 3 su 4. Una sindrome che colpisce vari apparati, da quello cardiovascolare a quello respiratorio, passando per disturbi oculistici e dermatologici. Ma non solo, il trauma da pandemia può lasciare sulla psiche disagi importanti, come ansia, depressione e insonnia, soprattutto nelle donne in età fertile, la categoria più colpita dalla sindrome long-Covid. In più, è stato evidenziato che il 96% dei sopravvissuti al virus soffre di Sindrome Post Traumatica da Stress.

Long-Covid, necessari nuovi percorsi assistenziali e formazione

La tavola rotonda organizzata dall’Associazione Dossetti – I Valori ha avuto come obiettivo l’accendere i riflettori proprio sul tema dei long-haulers, con testimonianze ed interventi di società scientifiche, esperti ed istituzioni. Ad emergere, soprattutto, la necessità di ripensare i percorsi assistenziali alla luce di queste nuove esigenze di salute che si affermeranno come predominanti una volta che ci saremo lasciati alle spalle la fase acuta dell’emergenza che stiamo vivendo. Fondamentale, a tal fine, sarà creare Centri di riferimento territoriali e strutture con percorsi ad hoc per i ‘reduci’ da Covid-19, oggi poche e mal distribuite sul territorio, oltre ad investire sulla formazione specifica del personale sanitario per questo tipo di disturbi.

Lopalco: «Puntare su medicina del territorio»

«La pandemia ha rivelato la debolezza del nostro sistema in termini di assistenza territoriale e ci sta insegnando che, dopo l’ondata pandemica, dobbiamo riportare la medicina del territorio a funzionalità, efficienza ed efficacia» afferma Pier Luigi Lopalco, Assessore alla Sanità della Regione Puglia.

Magi: «Includere sindrome post-Covid tra le malattie croniche»

Dello stesso avviso Antonio Magi, presidente OMCeO Roma, che in conferenza ha sottolineato l’opportunità di includere la sindrome post-Covid tra le malattie croniche. «C’è necessità di riorganizzare non solo la medicina territoriale ma l’intero sistema sanitario. In quest’ottica, si dovrà lavorare per implementare sempre più l’efficacia dell’assistenza domiciliare, evitando il più possibile di gravare sul sistema ospedaliero, contemperando così l’esigenza di un sistema salute il più capillare possibile con il contenimento della spesa pubblica».

Anelli: «Necessaria sinergia tra professionisti»

«La politica dei tagli e la carenza di personale ha inciso in maniera profonda sulla nostra capacità di far fronte all’emergenza – dichiara Filippo Anelli, presidente FNOMCeO – ma al di là di questo, la medicina del territorio è stata troppo a lungo trascurata, soprattutto nella parte che riguarda la multidisciplinarietà. Oggi più che mai, e per il futuro, sarà indispensabile favorire le potenzialità dell’approccio in sinergia tra le varie figure professionali».

Lorefice: «Investire su telemedicina e territorio»

La presidente della Commissione Affari Sociali, on. Marialucia Lorefice, pone l’accento sulla possibilità di inserire la telemedicina e la medicina del territorio come focus degli investimenti da pianificare. «È necessario creare le condizioni affinché i pazienti possano avere adeguate risposte, ed in questo si concretizzerà l’impegno del Parlamento attraverso ordini del giorno e interrogazioni, instaurando un tavolo di lavoro con il Ministero della Salute».

Petrini: «Prevenzione anche nelle terapie intensive»

«Sarà fondamentale agire sulla prevenzione anche nelle terapie intensive – afferma Flavia Petrini, Presidente SIAARTI (Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva) – e lavorare alla creazione di un network che coinvolga tutti i livelli di assistenza con condivisione delle competenze e coinvolgimento delle Società Scientifiche. Altro capitolo importante, investire sulla digitalizzazione, attraverso un database organizzato e strutturato dei dati di tutta la rete della sanità italiana».

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
Long Covid: rischio sovrastimato? Comunità scientifica divisa
Tracy Beth Høeg dell’Università della California, San Francisco, e il suo team di ricerca hanno affermato che c'è una buona probabilità che il Long Covid sia stato sovrastimato. Le conclusioni del loro lavoro hanno sollevato un polverone di polemiche all'interno della comunità scientifica
Long Covid: più vicini a un test del sangue per la diagnosi
I pazienti con Long Covid presentano chiare differenze nella funzione immunitaria e ormonale rispetto alle persone senza sindrome post-infezione. Questo significa che nel plasma potrebbero esserci molecole specifiche in grado di aiutarci a identificare coloro che hanno il Long Covid da chi no
Long Covid: il rischio aumenta quanto più a lungo dura l’infezione
Anche la durata dell'infezione è un importante fattore predittivo del Long Covid, responsabile della persistenza dei sintomi anche dopo settimane e mesi dalla fine della malattia. A dimostrarlo è uno studio italiano
di V.A.
Long Covid: scoperto meccanismo autoimmune dietro complicanze cardiache
Nella metà dei casi, i pazienti ricoverati per Covid-19 con conseguente danno cardiaco soffrono di complicanze al cuore per diversi mesi dopo le dimissioni. Un gruppo di ricercatori Humanitas ha studiato il meccanismo all’origine del fenomeno: una reazione autoimmune che potrebbe spiegare la varietà delle manifestazioni - anche non cardiache – del Long Covid. I risultati pubblicati su Circulation.
Long Covid, per chi è vaccinato non è peggio di un’influenza
C'è un nuovo buon motivo per vaccinarsi contro Covid-19. Tra coloro che si sono sottoposti alle iniezioni, infatti, le possibili sequele dell'infezione sarebbero quasi identiche a quelle di una comune influenza. O almeno è questo quanto emerso da uno studio condotto a Queensland (Australia), che ha vaccinato il 90 per cento della popolazione
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Salute

Parkinson, la neurologa Brotini: “Grazie alla ricerca, siamo di fronte a una nuova alba”

“Molte molecole sono in fase di studio e vorrei che tutti i pazienti e i loro caregiver guardassero la malattia di Parkinson come fossero di fronte all’alba e non di fronte ad un tramonto&...
di V.A.
Politica

Il Nobel Giorgio Parisi guida l’appello di 14 scienziati: “Salviamo la Sanità pubblica”

Secondo i firmatari "la spesa sanitaria in Italia non è grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e l'autonomia differenziata rischia di ampliare ...
Advocacy e Associazioni

XVIII Giornata europea dei diritti del malato. Contro la desertificazione sanitaria serve un’alleanza tra professionisti, cittadini e istituzioni

La carenza di servizi sul territorio, la penuria di alcune specifiche figure professionali , la distanza dai luoghi di salute in particolare nelle aree interne del Paese, periferiche e ultraperiferich...