Salute 8 Febbraio 2018 13:27

Mattia Torre: «La sanità pubblica mi ha salvato dal cancro senza chiedermi soldi. Per questo la racconto in Tv»

Il regista e sceneggiatore romano ricorda ai nostri microfoni la sua esperienza in ospedale: «Non esiste solo la malasanità, ma anche strutture di eccellenza in cui lavorano professionisti incredibili». Come il dottor Michele Gallucci, il medico che ha curato Torre e che nella fiction si chiama Zamagna…

Mattia Torre: «La sanità pubblica mi ha salvato dal cancro senza chiedermi soldi. Per questo la racconto in Tv»

«Orizzontale sei morto, verticale sei vivo». Così dice in il compagno di stanza di Luigi, Ahmed, in una puntata della serie scritta e diretta da Mattia Torre, “La linea verticale”. Luigi è interpretato da Valerio Mastandrea e rappresenta l’alter ego di Torre, ricoverato e operato per davvero qualche anno fa a causa di un tumore. Un’esperienza che lo ha cambiato e che ha voluto portare sugli schermi italiani per raccontare non solo il lato negativo e tragico della malattia, ma anche quello bello: situazioni divertenti, amicizie che subito diventano profonde, medici che ribaltano lo stereotipo del barone scostante e fanno con amore il proprio mestiere, e tanto altro.

«Come racconta Luigi, il protagonista, alla fine della storia – spiega ai nostri microfoni proprio Torre, già padre di un’altra fortunatissima serie, Boris –, nel corso della degenza riesce a sviluppare una certa consapevolezza di tutto quel che gli è successo. Ad esempio, l’essere finito in un reparto di assoluta eccellenza dimostra che questi luoghi che funzionano, e anche bene, esistono anche in Italia. La mia esperienza è stata questa: sono finito in un ospedale pubblico che non mi ha chiesto neanche un euro per curarmi e che, di fatto, mi ha salvato la vita. Per questo – continua Torre – mi sembrava un pezzo di Paese che andava assolutamente raccontato, visto che ormai siamo abituati a vedere rappresentata sempre e solo la malasanità. Esiste anche altro, e questa consapevolezza è stata per me uno dei motivi più importanti per scrivere questa storia».

Uno degli aspetti più positivi di una sanità spesso bistrattata ingiustamente è rappresentata dal dottor Zamagna (interpretato da Elia Schilton): un medico gentile, rassicurante, che ama il proprio lavoro e lo fa nel migliore dei modi, nel solo interesse del paziente. Ma così come il personaggio di Luigi è ispirato a Torre, anche il dottor Zamagna esiste nella realtà. Si chiama Michele Gallucci, ed è l’urologo che ha curato Torre: «È vero, il personaggio è ispirato a me – confida ai nostri microfoni – ma è un po’ romanzato, nel senso che non sono così perfetto. L’unica cosa che rivedo di me in lui è la passione che provo per questo lavoro. Anche se “lavoro” non è la parola giusta, visto che per me si tratta di una passione, e questo rende tutto molto più facile. Anche il rapporto con i pazienti è fondamentale. Per me è un dare e avere: io do le mie attenzioni al paziente e anche lui, di rimando, mi dà qualcosa». Ma questa serie ha influito sulla sua vita? «La mia vita è effettivamente molto cambiata – spiega ancora il dottor Gallucci – perché si è creata un’atmosfera di armonia attorno alla mia persona. Non ne ero consapevole prima, e questo è un fatto molto importante. Per questo ogni giorno vado a lavorare nel mio ospedale con molta più gioia di prima».

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