Salute 8 Novembre 2022 12:27

L’antivirale Paxlovid riduce il rischio di Long Covid

L’antivirale Paxlovid sviluppato contro Covid-19, non solo riduce le probabilità di ospedalizzazione e morte, ma diminuisce anche il rischio di sviluppare il Long Covid. Almeno questo è quanto emerso da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del Dipartimento Veterans Affairs degli Stati Uniti

L’antivirale Paxlovid riduce il rischio di Long Covid

L’antivirale Paxlovid sviluppato contro Covid-19, non solo riduce le probabilità di ospedalizzazione e morte, ma diminuisce anche il rischio di sviluppare il Long Covid. Almeno questo è quanto emerso da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del Dipartimento Veterans Affairs degli Stati Uniti. Pubblicata in pre-print su medRxiv, quindi non ancora sottoposta alla revisione paritaria, la ricerca ha analizzato i registri elettronici di oltre 56mila veterani con Covid-19, inclusi più di 9mila che sono stati trattati con Paxlovid entro i primi cinque giorni dall’infezione.

Il Paxlovid riduce del 26% il rischio di sindrome post-infezione

L’analisi ha mostrato che le persone trattate con Paxlovid avevano un rischio ridotto del 26% di sviluppare diverse condizioni legate al Long Covid, tra cui malattie cardiache, patologie del sangue, affaticamento, malattie del fegato, malattie renali, dolore muscolare, deterioramento neurocognitivo e mancanza di respiro. In numeri si traduce in 2,3 casi in meno di Long Covid ogni 100 persone tre mesi dopo la diagnosi. Paxlovid ha anche ridotto il rischio di ospedalizzazione o morte a seguito della forma acuta di Covid-19. Nello studio non è emerso un legame statisticamente significativo tra l’assunzione di Paxlovid e il rischio di due condizioni associate al Long Covid: tosse e nuova diagnosi di diabete.

Una risorsa nuova per affrontare il grave problema del Long Covid

I pazienti inclusi nello studio avevano un’età media di 65 anni, a cui è stato diagnosticato Covid-19 tra l’1 marzo e il 30 giugno 2022. Tutti avevano almeno un fattore di rischio per la progressione a una forma dell’infezione grave, come l’età avanzata, il diabete o l’abitudine al fumo. Paxlovid ha ridotto il rischio di Long Covid sia nelle persone vaccinate, anche con dosi booster, che nelle persone non vaccinate, e sia nelle persone alla loro prima infezione Covid-19 che quelle reinfettate. «Paxlovid riduce il rischio di Covid-19 grave nella fase acuta e ora abbiamo prove che può aiutare a ridurre il rischio di Long Covid», dice Ziyad Al-Aly, coordinatore dello studio presso il VA St Louis Healthcare System. «Questo trattamento potrebbe essere una risorsa importante per affrontare il grave problema del Long Covid», aggiunge.

Contro il Long Covid non esistono ancora cure

Ad oggi non esiste un trattamento specifico per il Long Covid. Paxlovid è un trattamento antivirale per Covid-19 che combina un nuovo antivirale, nirmatrelvir, con un farmaco più vecchio, il ritonavir. È disponibile per persone over 12 e ha dimostrato di ridurre drasticamente il rischio di ospedalizzazione e morte nei soggetti a rischio di Covid-19 grave. Il farmaco è prodotto da Pfizer e si presenta sotto forma di pillole che vanno assunte in cinque giorni. Funziona meglio se iniziato entro cinque giorni dall’esordio dei sintomi.

Allo studio i meccanismi di azione di Paxlovid

Infine, i ricercatori hanno notato che non è chiaro se una durata più lunga o una dose più alta, o entrambe, possano ridurre ancora di più il rischio di Long Covid. O se iniziare Paxlovid dopo l malattia acuta da Covid-19 ridurrebbe il rischio di svilupparlo. Il National Institutes of Health ha dichiarato il mese scorso che avrebbe lanciato uno studio su Paxlovid contro il Long Covid. «La totalità delle evenienze suggerisce la necessità di migliorare l’assorbimento e l’utilizzo di nirmatrelvir nella fase acuta come mezzo non solo per prevenire la progressione verso una malattia acuta grave, ma anche per ridurre il rischio di esiti avversi post-acuti per la salute», concludono gli autori dello studi.

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
Long Covid: rischio sovrastimato? Comunità scientifica divisa
Tracy Beth Høeg dell’Università della California, San Francisco, e il suo team di ricerca hanno affermato che c'è una buona probabilità che il Long Covid sia stato sovrastimato. Le conclusioni del loro lavoro hanno sollevato un polverone di polemiche all'interno della comunità scientifica
Long Covid: più vicini a un test del sangue per la diagnosi
I pazienti con Long Covid presentano chiare differenze nella funzione immunitaria e ormonale rispetto alle persone senza sindrome post-infezione. Questo significa che nel plasma potrebbero esserci molecole specifiche in grado di aiutarci a identificare coloro che hanno il Long Covid da chi no
Long Covid: il rischio aumenta quanto più a lungo dura l’infezione
Anche la durata dell'infezione è un importante fattore predittivo del Long Covid, responsabile della persistenza dei sintomi anche dopo settimane e mesi dalla fine della malattia. A dimostrarlo è uno studio italiano
di V.A.
Long Covid: scoperto meccanismo autoimmune dietro complicanze cardiache
Nella metà dei casi, i pazienti ricoverati per Covid-19 con conseguente danno cardiaco soffrono di complicanze al cuore per diversi mesi dopo le dimissioni. Un gruppo di ricercatori Humanitas ha studiato il meccanismo all’origine del fenomeno: una reazione autoimmune che potrebbe spiegare la varietà delle manifestazioni - anche non cardiache – del Long Covid. I risultati pubblicati su Circulation.
Long Covid, per chi è vaccinato non è peggio di un’influenza
C'è un nuovo buon motivo per vaccinarsi contro Covid-19. Tra coloro che si sono sottoposti alle iniezioni, infatti, le possibili sequele dell'infezione sarebbero quasi identiche a quelle di una comune influenza. O almeno è questo quanto emerso da uno studio condotto a Queensland (Australia), che ha vaccinato il 90 per cento della popolazione
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Mieloma multiplo. Aspettativa di vita in aumento e cure sul territorio, il paradigma di un modello da applicare per la prossimità delle cure

Il mieloma multiplo rappresenta, tra le patologie onco-ematologiche, un caso studio per l’arrivo delle future terapie innovative, dato anche che i centri ospedalieri di riferimento iniziano a no...
Salute

Parkinson, la neurologa Brotini: “Grazie alla ricerca, siamo di fronte a una nuova alba”

“Molte molecole sono in fase di studio e vorrei che tutti i pazienti e i loro caregiver guardassero la malattia di Parkinson come fossero di fronte all’alba e non di fronte ad un tramonto&...
di V.A.
Advocacy e Associazioni

Oncologia, Iannelli (FAVO): “Anche i malati di cancro finiscono in lista di attesa”

Il Segretario Generale Favo: “Da qualche anno le attese per i malati oncologici sono sempre più lunghe. E la colpa non è della pandemia: quelli con cui i pazienti oncologici si sco...