Salute 29 Novembre 2021 15:13

Il primo ospedale Covid d’Italia si tinge di rosa. A Castel San Giovanni nasce l’ospedale delle donne

Cattadori (U.O. Qualità e Ricerca): «Abbiamo trasformato una grande difficoltà, come quella della gestione dell’emergenza Covid, in un’opportunità. Durante la pandemia era necessario continuare a garantire cura e assistenza in sicurezza e ci siamo attrezzati per farlo»

di Isabella Faggiano
Il primo ospedale Covid d’Italia si tinge di rosa. A Castel San Giovanni nasce l’ospedale delle donne

È stato il primo ospedale d’Italia ad essere trasformato in struttura Covid all’esplosione della pandemia da Covid 19. Ed ora, per rimanere sul podio dei primati, punta alla medicina di genere. L’ospedale di Castel San Giovanni è diventato il riferimento delle donne piacentine offrendo percorsi di diagnosi, cura e riabilitazione delle principali patologie femminili.
«L’ospedale di Castel San Giovanni si è tinto di rosa trasformando una grande difficoltà, come quella della gestione dell’emergenza Covid, in un’opportunità – spiega Evelina Cattadori, direttore dell’unità operativa Innovazione, Ricerca, Processi Clinici strutture accreditate -. Durante la pandemia era necessario continuare a garantire l’esecuzione di interventi chirurgici in sicurezza. Per questo, all’arrivo della seconda ondata è stato deciso di preservare la struttura dal Covid ed utilizzarla per concentrare la chirurgia elettiva del territorio, così da garantire percorsi “puliti” ai nostri pazienti, protetti dalle infezioni, in primis quella da Sars CoV 2».

Gli investimenti economici

L’aspetto più innovativo del restyling dell’ospedale di Castel San Giovanni è quello di essere in grado di offrire, in un’unica struttura, risposte diverse e integrate ai bisogni delle donne.  Per farlo è previsto anche un potenziamento tecnologico per un valore di circa 200 mila euro, l’attivazione di progetti di ricerca legati alla medicina di genere e alle principali patologie femminili e un’attenzione anche all’accoglienza della donna, con la futura realizzazione di ambienti che facciano sentire la paziente “come a casa”, pur essendo in ospedale.

Un’assistenza a 360°

«Il progetto – continua Cattadori – è stato avviato puntando sull’ambito senologico, poi sulle patologie oncologiche-ginecologiche, fino ad alcune problematiche tipiche della menopausa, come le alterazioni del pavimento pelvico, l’osteoporosi e l’elevato aumento di rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari. Da un primo approccio esclusivamente chirurgico si è passati a garantire anche un’assistenza ambulatoriale. In modo trasversale, a tutte le nostre pazienti, sono offerte assistenza psicologica e consulenze legate all’alimentazione. In cantiere l’inaugurazione di un servizio per l’inquadramento dell’ischemia nella donna».
All’ospedale di Castel San Giovanni ci sarà spazio anche per la ricerca clinica: «Si prevede di lavorare nell’ambito della microbiota intestinale, vaginale e vescicale e del corretto utilizzo dei probiotici, aderendo a un progetto in collaborazione con la Società Italiana di Urodinamica e con l’Università di Parma», aggiunge l’esperta.

I vantaggi

Offrire un’assistenza dalla A alla Z in un’unica struttura offre molti vantaggi sia ai pazienti, che ai medici e professionisti che se ne prendono cura. «In un ospedale così strutturato una donna può trovare tutte le risposte ai suoi bisogni di salute senza doversi spostare da una parte all’altra. Un’ottimizzazione degli spazi che si traduce anche in un risparmio di tempo e, quindi, in diagnosi precoci e trattamenti tempestivi. D’altro canto, i professionisti hanno la possibilità di lavorare in equipe multidisciplinari fisicamente vicine. Poter essere in contatto diretto e costante – conclude la specialista – migliorerà ulteriormente l’assistenza che i nostri sanitari offrono a tutte le pazienti».

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
Giornata Nazionale della Salute della Donna. LILT, Unità Mobile di Fondazione Consulcesi e FIMMG a sostegno della lotta alle patologie oncologiche
Lunedì 22 aprile, screening di prevenzione con gli specialisti LILT presso le Unità Mobili attive su Roma
Studio rivela quante cellule ci sono nel corpo umano
Le cellule del corpo umano sono così tante che contarle tutte è una vera e propria impresa. A intraprenderla, fornendo uno stima piuttosto credibile, è stato un gruppo di ricercatori del Max Planck Institute for Mathematics in the Sciences di Lipsia (Germania), in collaborazione con la McGill University (Canada), in uno studio pubblicato sulla rivista PNAS
Covid, alcune persone potrebbero aver perso l’olfatto per sempre? L’ipotesi allarmante in uno studio
La perdita dell'olfatto a causa di Covid-19 potrebbe durare a lungo o addirittura per sempre. Uno studio rivela che una persona su 20 non l'ha recuperato dopo 18 mesi
Si possono bere alcolici quando si risulta positivi al Sars-CoV-2?
Il consumo di alcolici è controindicato quando si è positivi al virus Sars CoV-2. Gli studi mostrano infatti che gli alcolici possono compromettere il sistema immunitario
Dopo quanto tempo ci si può ammalare di nuovo di Covid-19?
Gli studi indicano che le reinfezioni con Omicron sono più frequenti. Una ricerca suggerisce un intervallo tra i 90 e i 640 giorni, un'altra tra i 20 e i 60 giorni
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Mieloma multiplo. Aspettativa di vita in aumento e cure sul territorio, il paradigma di un modello da applicare per la prossimità delle cure

Il mieloma multiplo rappresenta, tra le patologie onco-ematologiche, un caso studio per l’arrivo delle future terapie innovative, dato anche che i centri ospedalieri di riferimento iniziano a no...
Salute

Parkinson, la neurologa Brotini: “Grazie alla ricerca, siamo di fronte a una nuova alba”

“Molte molecole sono in fase di studio e vorrei che tutti i pazienti e i loro caregiver guardassero la malattia di Parkinson come fossero di fronte all’alba e non di fronte ad un tramonto&...
di V.A.
Politica

Il Nobel Giorgio Parisi guida l’appello di 14 scienziati: “Salviamo la Sanità pubblica”

Secondo i firmatari "la spesa sanitaria in Italia non è grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e l'autonomia differenziata rischia di ampliare ...