Salute 25 Ottobre 2022 16:09

Depressione maggiore: in uno spray nasale nuove speranze di cura per i pazienti “farmaco-resistenti”

Il nuovo farmaco, l’Esketamina, approvato dall’AIFA lo scorso aprile, ha effetti più rapidi ed è più efficace per alcune forme di depressione resistenti ai trattamenti. Vita (SIP): «La nuova molecola, da utilizzare in associazione ai trattamenti standard, è un farmaco ad uso ospedaliero, che può essere utilizzato nelle strutture sanitarie accreditate del SSN, sotto stretto controllo medico».

È uno spray nasale, si chiama Esketamina, un derivato della ketamina, ed offre nuove speranze di cura alle persone affette da depressione maggiore che non rispondono alle terapie. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sarebbero circa 300 mila in Italia e 100 milioni nel mondo i pazienti “farmaco-resistenti”. «I trattamenti generalmente utilizzati per la cura della depressione maggiore hanno due limiti principali: agiscono a circa tre settimane di distanza dalla prima somministrazione ed hanno effetto sul 70% dei pazienti affetti da questa patologia», dice il professore Antonio Vita, vicepresidente della Società Italiana di Psichiatria (SIP) e Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Servizi per le Dipendenze Spedali Civili di Brescia. Al contrario, l’Esketamina, approvata dall’AIFA lo scorso aprile, ha un’azione molto più rapida.

Lo studio

L’Esketamina è stata oggetto di vari studi, uno condotto in Italia.  La ricerca, coordinata dall’Università G. D’Annunzio di Chieti e dall’Università di Brescia e pubblicata sul Journal of Affective Disorders, ha coinvolto 116 pazienti trattati con il nuovo farmaco in forma di spray nasale, in cura presso 22 diversi centri italiani. Oltre il 64% dei pazienti trattati ha mostrato un miglioramento significativo, tra questi 4 su 10 hanno avuto una remissione completa della malattia. «La nuova molecola, da utilizzare in associazione ai trattamenti standard, anticipa il suo effetto di circa quindici giorni rispetto alle terapie finora utilizzate», spiega il professore Vita.

I numeri della depressione

«In Italia, la depressione maggiore, ovvero la forma più grave di questa patologia, colpisce tra il 5-7% della popolazione, percentuale aumentata del 25% a seguito della pandemia da Covid-19. Sono generalmente le donne ad essere più colpite, con un rapporto di 2:1 rispetto alla popolazione maschile, anche se, dall’esplosione dell’emergenza sanitaria, anche giovanissimi e anziani appaiono maggiormente in pericolo. La familiarità – aggiunge lo specialista -, pur essendo un fattore di rischio, non è una condizione che certamente predispone un soggetto alla patologia».

I trattamenti

Ma una buona notizia c’è: dalla depressione si può guarire. «La storia delle terapie che hanno rivoluzionato il trattamento di questa patologia è lunga cinquant’anni. Oggi – racconta il professore Vita – grazie ai progressi ottenuti attraverso la ricerca scientifica disponiamo di trattamenti sempre più efficaci e, soprattutto, ben tollerati dai pazienti. Si va dai farmaci cosiddetti serotoninergici, cioè che agiscono sulla serotonina, ad altre formulazioni che hanno un effetto mirato su più neurotrasmettitori, fino a quelli multimodali, così definiti perché in grado di coinvolgere diversi sistemi neurotrasmettitoriali. È l’insieme di questi farmaci che oggi consente di ottenere ottimi risultati, seppur con i limiti già citati (agiscono circa dopo 3/4 settimane ed hanno effetto sul 70% dei pazienti)».

Trattamenti complementari

Tuttavia, coloro che sono affetti da forme di depressione resistenti ai trattamenti non devono perdersi d’animo, poiché esistono ancora diverse strade da poter tentare. «Dopo aver accertato l’esatta somministrazione del farmaco prescritto è possibile ricorrere al potenziamento di quei farmaci che non hanno sortito l’effetto desiderato, attraverso l’associazione di specifiche molecole. Ancora, esistono trattamenti non farmacologi efficaci, come la psicoterapia ad impostazione cognitivo comportamentale». L’ultimo grande passo, come detto, è rappresentato dall’Esketamina, anche se gli specialisti invitano alla prudenza: serviranno ulteriori studi clinici affinché questa innovazione terapeutica possa diventare uno strumento effettivo e routinario nelle mani di tutta la psichiatria italiana.

 

 

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