Salute 26 Gennaio 2022 12:32

Con la radiologia interventistica i tumori si “curano” senza bisturi

Si è appena concluso al Policlinico Gemelli di Roma il settimo congresso internazionale MIO-Live dedicato alla radiologia interventistica, procedura mininvasiva che non prevede né anestesia generale, né esposizioni chirurgiche. Il professore Roberto Iezzi spiega tipologie di trattamenti, ambiti di applicazione, pazienti eleggibili e ultime innovazioni

Agisce in maniera complementare o alternativa alla chirurgia, alla radio e alla chemioterapia nel trattamento dei tumori. Si chiama radiologia interventistica ed è una disciplina nata nel terzo millennio che utilizza le metodiche di imaging (fluoroscopia, ecografia, TAC e RMN) non solo per giungere ad una diagnosi, ma come guida per trattamenti loco-regionali e mininvasivi.

MIO-Live 2022

A questa branca super specialistica della radiologia, ogni anno, la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS dedica il congresso internazionale MIO-Live (Mediterranean Interventional Oncology). L’edizione 2022, la settima, si è conclusa ieri ed ha visto la partecipazione della Società di Interventistica Oncologica americana (SIO), di quella europea (CIRSE) e di due società scientifiche coreane (KSIR e KSITA).

La radiologia interventistica, i trattamenti

È da poco più di un decennio che la radiologia interventistica ha trovato applicazione anche in ambito oncologico: «Sono due le tipologie di trattamento utilizzate – spiega Roberto Iezzi, direttore della UOC di Radiodiagnostica di Gemelli Molise, radiologo interventista dell’UOC di Radiologia d’Urgenza del Gemelli e professore associato di Radiologia all’Università Cattolica -. È possibile intervenire per via percutanea o intra-arteriosa. Nel primo caso si agisce attraverso l’introduzione dall’esterno, direttamente nella lesione, di strumenti – in genere aghi – che determinano “bruciature” delle lesioni stesse. Nel secondo, invece, la porta d’ingresso è un vaso arterioso (solitamente si “entra” dall’arteria femorale all’inguine, di recente si è cominciato ad utilizzare l’arteria radiale al polso)», aggiunge Iezzi.

Perché e per chi scegliere la radiologia interventistica

Queste procedure non prevedono né anestesia generale, né esposizioni chirurgiche, garantendo al paziente una ripresa molto rapida. «È un trattamento mirato, sicuro, efficace e accessibile anche a pazienti che non possono essere operati con chirurgia “classica”, né sedati, per la sussistenza di altre condizioni cliniche o di comorbidità», aggiunge Iezzi.
Il Gemelli è centro di riferimento nazionale e internazionale in questo campo: ogni anno i suoi specialisti effettuano oltre 4 mila procedure di radiologia interventistica, metà delle quali in ambito oncologico. «Ogni settimana ci riuniamo in board multidisciplinari per selezionare i pazienti e le lesioni per cui la radiologia interventistica oncologica risulta più adeguata – dice il professore -. Vengono trattati per lo più individui affetti da patologie epatiche, tumori primitivi o secondari, ma negli ultimi anni anche tumori polmonari, renali ossei, fino alle applicazioni più recenti per il trattamento di tumori del pancreas, della prostata e ginecologici».

Rischi vs benefici

I trattamenti di radiologia interventistica sono mininvasivi, ma non scevri da complicanze. «Il primo rischio può essere rappresentato da una selezione non idonea del paziente: la radiologia interventistica oncologica non può essere utilizzata indistintamente per qualsiasi tipo lesione – sottolinea Iezzi -. Entrando più nello specifico delle singole procedure, con un trattamento di tipo percutaneo, ad esempio, il rischio – contenuto e valutato in maniera accurata caso per caso – potrebbe essere quello di sanguinamento».

Ed è proprio la precisione dei trattamenti una delle caratteristiche che rendono la radiologia interventistica oncologica una delle branche più specialistiche, moderne e hi-tech della medicina. «Le tecniche di imaging ci consentono di visionare in maniera accurata anche lesioni piccolissime. I diversi materiali, di calibro sempre più ridotto, poi, offrono la possibilità di migliorare la performance».

Uno sguardo al futuro

Nonostante i passi da gigante degli ultimi anni, la radiologia interventistica punta ancora più in alto: «Miriamo a trattamenti ambulatoriali, da effettuare in regime di day hospital, compatibili con un ottimo livello di qualità di vita e una ripresa rapida delle attività quotidiane del paziente. Oltre a rappresentare un’alternativa o un ausilio ai trattamenti tradizionali (chirurgia, radio e chemioterapia) possono essere immunomodulanti, ovvero – conclude Iezzi – incrementare la risposta all’immunoterapia, oggi considerata l’ultima frontiera della lotta al cancro».

 

 

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