Lavoro 9 Novembre 2021 09:59

«In lotta con il Covid casa per casa, questa esperienza non va dispersa». Il racconto di due giovani medici Usca

Cesare De Virgilio e Nadia Neri hanno scelto di partecipare al bando e hanno cominciato nel picco della seconda ondata pandemica, tra ottobre 2020 e gennaio 2021. Ora però chiedono che le Usca diventino la base per un potenziamento della sanità territoriale del futuro

di Francesco Torre
«In lotta con il Covid casa per casa, questa esperienza non va dispersa». Il racconto di due giovani medici Usca

“In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati”. Non c’è passo del giuramento di Ippocrate più adatto a descrivere il compito dei tanti medici che si sono messi in gioco nelle Usca, Unità speciali di continuità assistenziale, dall’inizio dell’emergenza Covid. Si tratta di migliaia di medici, spesso neolaureati, che dal marzo 2020 ogni giorno hanno indossato tuta e dispositivi di protezione per “stanare” il Covid casa per casa, ma a volte anche solo per rassicurare pazienti impauriti da un nemico sconosciuto e temibile.

La loro attività rischia, però, di interrompersi il 31 dicembre 2021 o comunque allo scadere dello stato di emergenza, se nella Manovra di bilancio 2022 non ci sarà una proroga. Ma sono in molti a chiedere che queste speciali unità, che in molte regioni sono state decisive per evitare che gli ospedali collassassero, possano proseguire la loro attività anche dopo l’emergenza pandemica, come ausilio dei medici di medicina generale per la presa in carico domiciliare dei pazienti.

Le testimonianze

«Sono entrato nelle Usca della Regione Puglia intorno all’inizio del 2021, nel pieno boom della seconda ondata, quando era necessario svolgere decine e decine di visite al giorno» racconta a Sanità Informazione Cesare De Virgilio, medico attivo nelle Usca della provincia di Bari: «È un’esperienza che mi ha dato tanto non solo dal punto di vista professionale ma anche umano: a volte i pazienti erano solo terrorizzati e la cosa più utile per loro non era il farmaco ma un contatto umano, qualcuno che parlasse con loro, che li rassicurasse».

A De Virgilio fa eco Nadia Neri, dottoressa 26enne operativa nelle Usca di Sassari, In Sardegna: «Ho iniziato a lavorare nell’ottobre 2020, nella fase più delicata della pandemia, con i contagi in vorticoso aumento. Quando era uscito il bando delle Usca c’era poca disponibilità di medici e ancora non si sapeva a cosa si sarebbe andati incontro. Tuttavia, mi sono sentita in dovere di dare il mio contributo cosciente che in caso di eventuale contagio mi sarei potuta difendere meglio dal virus rispetto a colleghi più grandi».

Assistenza domiciliare insostituibile

L’assistenza domiciliare è stato il primo compito di queste Unità, ma non l’unica attività. «In una prima fase il progetto Usca è stato seguire a casa i pazienti. La casa è il primo posto dove può essere preso in carico un paziente. Nelle regioni dove è maggiore la copertura Usca si sono ridotte le ospedalizzazioni – osserva De Virgilio -. Poi si è aperta una seconda fase, che prosegue tuttora, in cui i medici delle Usca sono stati impiegati per i tamponi, per i vaccini a domicilio e negli hub vaccinali e anche nelle attività di contact tracing».

Un lavoro faticoso, in cui la componente umana non è affatto secondaria, perché un medico a casa è spesso un ancora di salvezza in un momento difficile. «È stata un’esperienza molto forte – racconta Nadia Neri -. A volte facevamo visite domiciliari mattina e sera, anche fuori dall’orario di servizio, perchè soprattutto nel primo periodo i casi aumentavano a dismisura, molte persone erano spaventate e non sapevano a cosa sarebbero andate incontro. Molti ci hanno conosciuto vedendoci solo negli occhi o semplicemente per la nostra voce, ma con loro si è creato un rapporto speciale».

La lettera a Speranza

Nei giorni scorsi in una lettera aperta rivolta al Ministro della Salute Roberto Speranza alcuni medici Usca, tra cui Cesare De Virgilio, hanno spiegato le loro ragioni e ricordato che “smantellare le Unità è un errore madornale”.

«Il mondo chiede una sanità quanto più possibile vicina ai cittadini – spiega De Virgilio -. Gli ospedali a volte sono cattedrali nel deserto. Per questo occorre immaginare un modello coordinato con i medici di base, una guardia medica diurna che vada a visitare i pazienti. Potremmo essere una sorta di braccio operativo dei MMG».

«Ci occupiamo di pazienti che hanno necessità di uno stretto monitoraggio mattina e sera e di frequenti visite domiciliari – ricorda la dottoressa Neri -. Per questo l’idea di smantellare le Usca mi lascia perplessa: come può un servizio di medicina generale che già presenta una grossa carenza di medici avere la possibilità di effettuare questo tipo di lavoro, accessi e visite domiciliari che richiedono anche una certa tempistica? Con l’arrivo dell’influenza noi potremmo essere un servizio che fa una diagnosi differenziale tra semplice febbre e Covid. La pandemia non è ancora finita».

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
USCA, Manai – De Filippo (Pd): «Prorogare i contratti dei professionisti sanitari impiegati nella gestione dell’emergenza fino al 30 giugno»
«È utile ricordare che le disposizioni contenute nel decreto legge “Cura Italia” del 17/03/2020, nell’articolo 4 bis riguardanti l’attività delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale, sono prorogate al 30 giugno 2022. La legge di bilancio infatti copre completamente i costi del servizio USCA fino al 30/06/2022, come si può evincere dall’Atto 3424 della Camera, all’articolo […]
La legge di Bilancio 2022 arriva alla Camera per il via libero definitivo
Ultimo passaggio parlamentare per la manovra 2022 che deve avere il via libera entro il 31 dicembre. I lavori parlamentari riprenderanno poi dopo il 6 gennaio
di Francesco Torre
Chiudere le Usca? Bartoletti (Fimmg): «Prematuro e azzardato parlarne ora»
Il coordinatore delle Uscar nel Lazio a Sanità Informazione: «Per l’Oms la pandemia è ancora in corso, non alle spalle. Stiamo assistendo ad una recrudescenza di casi e farei attenzione a veicolare messaggi ambigui che possono generare confusione»
Il PD compatto chiede di salvare le USCA: «Prorogare personale sanitario almeno per tutto il 2022»
«Introdotte per fronteggiare l’emergenza le Unità speciali di continuità assistenziali (Usca) si sono non solo rivelate utilissime per garantire assistenza e vicinanza alle persone costrette al proprio domicilio, ma hanno anche colmato un vuoto nel sistema sanitario. Per questa ragione è auspicabile che vengano rinnovate e ne sia garantita la continuità di intervento. Il Dipartimento […]
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Mieloma multiplo. Aspettativa di vita in aumento e cure sul territorio, il paradigma di un modello da applicare per la prossimità delle cure

Il mieloma multiplo rappresenta, tra le patologie onco-ematologiche, un caso studio per l’arrivo delle future terapie innovative, dato anche che i centri ospedalieri di riferimento iniziano a no...
Salute

Parkinson, la neurologa Brotini: “Grazie alla ricerca, siamo di fronte a una nuova alba”

“Molte molecole sono in fase di studio e vorrei che tutti i pazienti e i loro caregiver guardassero la malattia di Parkinson come fossero di fronte all’alba e non di fronte ad un tramonto&...
di V.A.
Politica

Il Nobel Giorgio Parisi guida l’appello di 14 scienziati: “Salviamo la Sanità pubblica”

Secondo i firmatari "la spesa sanitaria in Italia non è grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e l'autonomia differenziata rischia di ampliare ...