Lavoro e Professioni 7 Febbraio 2019 17:22

Contenziosi sanitari: «Dialogo e formazione la ricetta delle istituzioni»

Evento Consulcesi al ministero della Salute con FNOMCeO, Fnopi, Agenas, Cittadinanzattiva e molte altre istituzioni della sanità. «Medico in regola con formazione riduce del 40% il rischio di contenziosi». Anelli (presidente FNOMCeO): «Noi medici ci dobbiamo impegnare sulla qualità. La formazione universitaria ed ECM è una garanzia»

Il rapporto medico-paziente è sempre più in crisi: lo dimostra l’escalation di aggressioni e denunce di cui sono vittime i camici bianchi, in un clima d’odio che sta compromettendo anche la necessaria alleanza terapeutica. Argomento al centro della conferenza stampa al Ministero della Salute organizzata dal Gruppo Consulcesi, network legale leader in ambito sanitario, che si è già mobilitato attraverso una petizione che viaggia verso le 30mila firme e un appello al Capo dello Stato affinché si ponga fine a quella che è una vera e propria “caccia al medico”.

Partendo dall’analisi statistica del contenzioso legale medico-paziente in Italia stilata da Consulcesi, è emersa la necessità di istituire un luogo di confronto, e non di contrapposizione, per la risoluzione delle controversie: l’Arbitrato della Salute. Altro tema al centro della giornata è stato quello dell’aggiornamento ECM, strumento indispensabile per ridurre il rischio sanitario e, di conseguenza, i contenziosi. Secondo i dati Consulcesi, infatti, i medici correttamente formati incorrono nel 40% in meno di cause.

«Ritengo che non ci sia occasione e parterre più adeguato per parlare di un’eccellenza tutta italiana: la sanità, – afferma Massimo Tortorella, Presidente del Gruppo Consulcesi -. Da imprenditore “migrante” europeo, da anni all’estero, ho avuto esperienze dirette insieme alla mia famiglia di come funzionano (e non funzionano…) gli altri sistemi sanitari nazionali. E pur avendo come termini di paragone Paesi ricchi e all’avanguardia, come ad esempio Inghilterra e Svizzera, posso tranquillamente affermare che i nostri medici e tutti gli altri operatori sanitari siano i migliori. Il problema è che in Italia i professionisti della sanità devono confrontarsi tutti i giorni con la paura. La paura delle aggressioni, delle denunce e della conseguente gogna mediatica, economica e professionale che deriva da liti temerarie». «Dopo aver messo tutti attorno allo stesso tavolo anche CittadinanzAttiva, il più autorevole rappresentante dei pazienti – prosegue Tortorella – facciamo appello alle istituzioni affinché si istituisca l’Arbitrato della Salute attraverso un apposito disegno di legge».

«La proposta dell’Arbitrato – sottolinea Francesco Del Rio, avvocato di Consulcesi & Partners nasce dall’idea di coinvolgere tutte le parti in causa, invitandole a ricercare, con l’ausilio necessario delle migliori professionalità del mondo giudiziario, legale, medico-legale, assicurativo e psicologico, una soluzione conciliativa davvero condivisa. C&P ha cercato di trovare queste professionalità in ambito di responsabilità sanitaria ed assicurativa proprio per poter dare ai medici e a tutti gli operatori sanitari, la migliore tutela penale, civile e amministrativa nei casi di malpractice, su quello noi abbiamo oramai acquisito una professionalità piuttosto importante».

Secondo la Commissione Parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari, il 78,2% dei medici ritiene di correre un maggiore rischio di procedimenti giudiziari rispetto al passato; il 68,9% pensa di avere tre probabilità su dieci di subirne; il 65,4% ritiene di subire una pressione indebita nella pratica quotidiana a causa della possibilità di subire un processo. «Questa è una situazione che si è verificata per una degenerazione del rapporto tra medico e paziente, bisogna recuperare un rapporto che sia fondato sulla fiducia». Spiega il sottosegretario alla Salute, Armando Bartolazzi, intervenuto alla conferenza in rappresentanza del Ministero della Salute. «Anche gli spot pubblicitari – prosegue Bartolazzi -, che incitano il paziente ad innescare un contenzioso sono istigazioni all’odio, si potrebbe proporre un correttivo legislativo per prevedere, in caso di assoluzione del medico, risarcimenti molto esosi a suo vantaggio, altrimenti continuerà il Far West».

LEGGI ANCHE: CITTADINANZATTIVA: «BENE “ARBITRATO DELLA SALUTE” MA LAVORARE SU PREVENZIONE RISCHI E CORRETTA COMUNICAZIONE»

«I dati ci dicono che il 95% delle cause penali non sortiscono nessun effetto, circa il 66% di quelle civili vanno chiuse a sfavore dei cittadini e a favore dei medici», sottolinea il Presidente FNOMCeO, Filippo Anelli che evidenzia quanto per i professionisti sanitari sia assolutamente importante l’aspetto formativo perché «i medici formati sono coloro che hanno le competenze per risolvere i problemi, abbassare questo livello di competenze abbasserebbe la qualità garantita da un aggiornamento continuo non solo universitario ma continuativo nel rispetto degli obiettivi formativi definiti per legge».

Sull’aspetto formativo rincara la dose Lia Pulimeno, vicepresidente della Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche: «Molto bisogna investire nella formazione dei professionisti, puntare molto sulla relazione e la comunicazione tra medico e paziente. Devono intervenire le massime istituzioni, perché il problema è più di sistema; è necessario avere un Ssn gestito ed organizzato nel migliore dei modi perché è da lì che passa la diminuzione e l’aumento dei contenziosi».

Un Arbitrato della Salute che possa stemperare le cause «rappresenterebbe un primo filtro in cui il Servizio Sanitario Nazionale dialoga con il paziente alla ricerca di un compromesso rispetto ad un danno arrecatogli – commenta il Presidente della Commissione Sanità del Senato, Pierpaolo Sileri intervenuto all’incontro al Ministero -, questo porterebbe un vantaggio per tutti, non dimentichiamoci che al di là del costo per i contenziosi a carico di medico e paziente, un costo indiretto ma elevato è quello della medicina difensiva che costringe lo Stato a sborsare diversi miliardi di euro».

Ancora secondo dati della Commissione Parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari (2013), in Italia sono 300mila le cause giacenti nei tribunali contro i dottori e le strutture sanitarie private e pubbliche, 35mila nuove azioni legali vengono intentate ogni anno ma il 95% dei procedimenti penali per lesioni personali colpose a carico di esercenti le professioni sanitarie si conclude con un proscioglimento. Le denunce vengono presentate principalmente al Sud e nelle Isole (44,5%); al Nord la percentuale scende al 32,2% mentre al Centro si ferma al 23,2% (fonte Osservatorio Sanità, Ania, Marsh Risk Consulting, 2013).

Le aree maggiormente a rischio contenzioso sono quella chirurgica (45,1% dei casi), la materno-infantile (13,8%) e quella medica (12,1%). «È in discussione il sistema chirurgia per quanto mi riguarda – spiega Pierluigi Marini, presidente dell’Associazione dei Chirurghi Ospedalieri Italiani -. I giovani non scelgono più di fare i chirurghi, quando gli chiedo il motivo mi rispondono che il contenzioso medico legale è ‘insopportabile’.  I giovani sono scontenti del sistema formativo e hanno difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro. L’altro grosso problema è che i senior preoccupati per il contenzioso medico legale non vogliono più operare come primo operatore».

Per quanto riguarda i costi necessari ad intraprendere queste azioni legali, partendo da una richiesta risarcitoria media di 100mila euro, per una causa civile servono 50.128 euro, se si tratta di penale, invece, sono necessari 36.901 euro. In entrambi i casi, le cifre sono da intendersi per ciascuna delle parti coinvolte nel procedimento (fonte: “Determinazione dei parametri per la liquidazione dei compensi per la professione forense ai sensi dell’art. 13 comma 6 della legge 31 dicembre 2012 n. 247 aggiornati al DM n. 37 dell’8/3/2018”).

Oltre ai numeri allarmanti relativi al contenzioso legale tra medici e pazienti, sono numerose le questioni irrisolte che mettono in crisi i camici bianchi italiani. Dai casi di violazione delle direttive UE – come la vicenda degli ex specializzandi tra il 1978 e il 2006 che non hanno ricevuto dallo Stato italiano il corretto trattamento economico, o il mancato rispetto delle regole sull’orario di lavoro – fino alla disparità retributiva che subiscono durante la formazione i Medici di Medicina Generale, l’elenco sembra non avere mai fine. Di fatto, il medico in Italia sta diventando una figura a rischio di estinzione a causa dell’applicazione indiscriminata del Numero Chiuso, l’imbuto formativo dovuto alla carenza di posti per le scuole di specializzazione e il progressivo pensionamento dell’attuale classe medica. Per questi motivi, secondo dati Enpam-Eurispes, nell’arco di 10 anni (2010-2015) oltre 10mila camici bianchi hanno messo lo stetoscopio in valigia e sono andati all’estero.

 

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