Il primo atto ufficiale di Trump è stato sull’Obamacare. Claudio Loffreda-Mancinelli, medico anestesista italiano a Pittsburgh spiega: «Medici americani contrari alle volontà del nuovo Presidente. Un Sistema Sanitario che garantirà accesso a tutti? Fino ad ora ci sono state solo proposte vaghe»
Smantellare l’Obamacare. Questo uno dei primi passi fatti da Donald Trump dopo aver varcato ufficialmente la soglia della Casa Bianca. Il Presidente ha firmato l’ordine esecutivo volto a smembrare il Sistema Sanitario voluto da Obama e fondato sui programmi assistenziali pubblici Medicare e Medicaid. La firma del Presidente, messa nero su bianco nello studio ovale, per adesso ha un valore puramente rappresentativo visto che sarà il Congresso ad avere l’ultima parola, ma intanto il nuovo inquilino della Casa Bianca ha già manifestato chiaramente il percorso che ha intenzione d’intraprendere.
«Trump definisce l’Obamacare come un sistema orribile, dispendioso, inefficiente» spiega Claudio Loffreda-Mancinelli, medico anestesista italiano, presidente della Membership Committee dell’American College of Medical Quality, da oltre trent’anni impiegato a Pittsburgh. «Il nuovo presidente promette un sistema sanitario più universale, assicurazione sanitaria per tutti e inoltre vuole che le case farmaceutiche negozino direttamente con il Governo i prezzi applicati dai servizi pubblici Medicare e Medicaid. Va bene, ma come?»
«Il Presidente parla di un nuovo sistema qualitativamente migliore e dai costi misurati – prosegue -. Un sistema che garantirà accesso al Sistema Sanitario per tutti i cittadini americani. Ma qual è in effetti la nuova proposta di legge? Fino ad ora ci sono state solo proposte vaghe, manca ancora un consenso su chi e come il partito voglia scegliere per rimodellare il programma. Non sarà semplice mettere sul tavolo proposte legislative capaci di mantener fede alle proposte elettorali».
È dato certo che la maggior parte dei medici americani si oppone all’abrogazione dell’Obamacare. Questo elemento emerge da uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine e compiuto contattando 426 medici scelti a campione tra più di 1,4 milioni di medici e studenti di medicina americani. L’indagine indica inoltre che il 74% dei medici intervistati è favorevole a modifiche alla legge, come la creazione di un’assicurazione pubblica sul modello del Medicare, che copre i pensionati, così da creare concorrenza con piani di copertura privati. La maggioranza degli operatori sanitari sono anche ostili alla possibilità per le compagnie di assicurazione di rifiutare la copertura a persone con malattie croniche.
«I medici sono estremamente scettici come il resto dei cittadini – spiega il medico di Pittsburgh – infatti attualmente restano molti gli interrogativi. I costi di gestione, i costi assicurativi, sono stati da sempre il tallone d’Achille per il Sistema Sanitario Americano. La carenza di azioni mirate a migliorarne la funzionalità, e quindi la riduzione degli sprechi, hanno determinato un lento collasso del sistema e ora siamo in attesa di nuove indicazioni. È chiaro che una eventuale copertura assicurativa totale e nazionale, potrebbe portare pericolosamente ad una diminuzione dei servizi, non accettabile per le esigenze del Paese».
Bisognerà mettere in conto ulteriori costi per il Governo, con fondi che dovranno essere reperiti. Ma con che sistema? Si chiede il medico italiano negli Usa. «C’è il serio rischio che aumentino le tasse. L’obiettivo è aumentare la competizione tra le varie agenzie assicurative, introducendo il concetto di assicurazioni pubbliche? O diminuire i compensi medici basandoli non più sul volume dei pazienti ma sui risultati clinici? Alcune di queste idee, sono già state prese in considerazione in passato, con scarso successo».
«È ancora presto per capire se, quando e, soprattutto, come, Trump rivoluzionerà la sanità americana. – conclude – È certo che il Presidente e i Repubblicani saranno da soli in questa operazione estremamente complessa, con i Democratici alla finestra. Le elezioni amministrative del 2018 d’altronde non sono poi così lontane…».