Sanità internazionale 7 Gennaio 2020 13:01

Medicina spaziale, astronauta sulla Iss curato da medico negli Stati Uniti

È un caso estremo di telemedicina, quello che ha permesso ad un astronauta in missione sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss) di essere curato da un medico negli Stati Uniti. Non si conosce il nome del paziente, che è tornato sulla Terra, ma sappiamo quello del medico: Stephen Moll dell’Università del Nord Carolina, che un giorno […]

Medicina spaziale, astronauta sulla Iss curato da medico negli Stati Uniti

È un caso estremo di telemedicina, quello che ha permesso ad un astronauta in missione sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss) di essere curato da un medico negli Stati Uniti. Non si conosce il nome del paziente, che è tornato sulla Terra, ma sappiamo quello del medico: Stephen Moll dell’Università del Nord Carolina, che un giorno è stato chiamato dalla Nasa perché un astronauta in orbita intorno alla Terra, a 400 chilometri di distanza, ha scoperto di avere un embolo nella vena giugulare. Agli astronauti era infatti stato chiesto di farsi un’ecografia al collo per un progetto di ricerca sulla ridistribuzione dei fluidi del corpo in assenza di gravità.

«La Nasa mi ha chiamato dicendomi che non potevano mandarmi nello spazio abbastanza in fretta, quindi ho valutato il caso ed il trattamento dalla Terra», ha raccontato il dottor Moll al Daily Mail.

È la prima volta che una trombosi venosa profonda viene diagnosticata nello spazio. «Una situazione complessa, perché i farmaci a bordo della Iss sono pochi, e prelevare fluidi in assenza di gravità è particolarmente complesso. E poi non c’erano precedenti, non era stato stabilito un trattamento utile per le condizioni in cui si trovava il paziente», ha continuato Moll.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SANITÀ INFORMAZIONE

LEGGI ANCHE: TELEMEDICINA, SANTORO (ISTITUTO MARIO NEGRI): «DALLA RIABILITAZIONE ALL’ADERENZA TERAPEUTICA, ECCO DOVE SI PUO’ APPLICARE»

«Generalmente, per evitare che l’embolo cresca e diminuire il rischio che si sposti, vengono somministrati anticoagulanti per almeno tre mesi. Ma in questo caso sarebbe stato difficile fermare un’eventuale emorragia interna. Sapendo che nello spazio non ci sono sale operatorie, abbiamo dovuto valutare tutte le opzioni con molta attenzione», ha ricordato il medico.

Moll ed il team di esperti che hanno lavorato al caso hanno quindi deciso di far somministrare all’astronauta un farmaco presente a bordo della Stazione Spaziale, il cui dosaggio non era tuttavia sufficiente. Dopo tre giorni, è stata inviata una navicella con i rifornimenti necessari. L’intera cura è durata 90 giorni e periodicamente l’astronauta doveva farsi da solo un’ecografia del collo, sotto la guida dei radiologi sulla Terra.

Dopo il rientro a casa, il dottor Moll ha visitato il paziente stabilendone la guarigione. Adesso lavora con la Nasa per studiare il rischio di emboli in assenza di gravità e le migliori opzioni di trattamento. I risultati delle sue prime ricerche sono state pubblicate sul New England Journal of Medicine.  

 

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SANITÀ INFORMAZIONE PER RIMANERE SEMPRE AGGIORNATO

Articoli correlati
Dalla ricetta elettronica ai farmaci a domicilio: luci e ombre della sanità post Covid
Quadro di luci e ombre che emerge da una nuova indagine realizzata da Cittadinanzattiva, che ha coinvolto le associazioni dei pazienti, i medici, le società scientifiche e i farmacisti
Al Pertini di Roma il primo Open Day in Tele-screening per il fenomeno di Raynaud
La medicina digitale e la telemedicina possono rappresentare una valida opportunità per fare Rete, condurre visite e teleconsulti anche a distanza
Sanità digitale e cronicità, Salutequità: «Urgente aggiornare Piano Nazionale Cronicità e rivedere i PDTA»
Tra le richieste di Salutequità alla politica quella di misurare gli esiti della telemedicina e definire le tariffe specifiche per tutte le prestazioni di telemedicina
La telemedicina sbarca in Toscana: a Gorgona il primo test in un’isola-penitenziario
Obiettivo migliorare le prestazioni e ridurre i costi di spostamento. A Capraia successo per un primo test rivolto a tutta la popolazione. «Vogliamo creare un collegamento tra il medico di base e i vari specialisti» spiega Alessandro Iala, direttore dell'area Supporto ai servizi sanitari e al cittadino dell'Asl Toscana Nord Ovest. Anche ecografie ed elettroencefalogramma vengono teleguidate da remoto
di Francesco Torre
Indolfi (SIC) fuori dal coro: «Telemedicina foglia di fico, investire su ospedali, PS e posti letto»
«Milioni di pazienti cardiologici non sanno di esserlo e potrebbero scoprirlo troppo tardi. Diagnostica, terapie e monitoraggio dei risultati delle procedure da recuperare con urgenza»
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

XVIII Giornata europea dei diritti del malato. Contro la desertificazione sanitaria serve un’alleanza tra professionisti, cittadini e istituzioni

La carenza di servizi sul territorio, la penuria di alcune specifiche figure professionali , la distanza dai luoghi di salute in particolare nelle aree interne del Paese, periferiche e ultraperiferich...
Advocacy e Associazioni

Mieloma multiplo. Aspettativa di vita in aumento e cure sul territorio, il paradigma di un modello da applicare per la prossimità delle cure

Il mieloma multiplo rappresenta, tra le patologie onco-ematologiche, un caso studio per l’arrivo delle future terapie innovative, dato anche che i centri ospedalieri di riferimento iniziano a no...
Salute

Parkinson, la neurologa Brotini: “Grazie alla ricerca, siamo di fronte a una nuova alba”

“Molte molecole sono in fase di studio e vorrei che tutti i pazienti e i loro caregiver guardassero la malattia di Parkinson come fossero di fronte all’alba e non di fronte ad un tramonto&...
di V.A.
Advocacy e Associazioni

Oncologia, Iannelli (FAVO): “Anche i malati di cancro finiscono in lista di attesa”

Il Segretario Generale Favo: “Da qualche anno le attese per i malati oncologici sono sempre più lunghe. E la colpa non è della pandemia: quelli con cui i pazienti oncologici si sco...