Salute 30 Marzo 2020 17:26

«Pensa a quell’abbraccio», «Non ti conosco ma tieni duro»: le lettere degli italiani ai pazienti Covid-19

Un gruppo di giovani residenti a Firenze ha lanciato un indirizzo email e la pagina Facebook “Ci vediamo fuori” per raccogliere pensieri e incoraggiamenti per i malati di Covid-19 in ospedale. «Tutte le lettere sono di un’umanità molto potente» racconta una delle promotrici, Ludovica Criscitiello

«Pensa a quell’abbraccio», «Non ti conosco ma tieni duro»: le lettere degli italiani ai pazienti Covid-19

«Aiutati coi tuoi bei ricordi. Pensa a quel bacio: sono sicuro che ti viene in mente qualcosa, se ti dico “quel bacio”. Quell’abbraccio. Quella volta che hai riso fino ad avere i crampi allo stomaco. Tieni duro, resisti!». Una lettera commovente quella di Alessandro. Non sappiamo chi sia Alessandro, ma è uno dei tanti italiani chiusi in casa che ha deciso di dedicare un pensiero di speranza alle persone che sono in un letto d’ospedale a lottare con tutte le proprie forze contro il Covid-19. Una battaglia, quella contro il Coronavirus, che si combatte anche con le parole perché, come sosteneva lo scrittore Ennio Flaiano, «la parola ferisce, la parola convince, la parola placa» e mai come in questo caso c’è bisogno di un sostegno che arrivi dritto al cuore.

Lo hanno capito tre giovani: la guida turistica Francesco Silei, 34 anni, la giornalista Ludovica Criscitiello, 33 anni, l’ingegnere Carolina García León, 36 anni, tutti residenti a Firenze, che hanno creato prima una casella di posta elettronica (lettere.civediamofuori@gmail.com) e poi una pagina Facebook dal nome evocativo Ci vediamo fuori”. Così hanno cominciato a raccogliere lettere di incoraggiamento ufficialmente anonime, ma poi si chiede sempre anche qualche dettaglio «in maniera tale che chi legge la lettera possa immaginare chi scrive accanto a sé» sottolineano i tre giovani.

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Ad ispirarli, il gesto di una donna ‘al fronte’, il medico chirurgo Cristina Marìn Campos dell’ospedale La Princesa di Madrid. La dottoressa ha fatto un appello via web agli spagnoli affinché inviassero lettere ai pazienti e in un solo giorno sono state ricevute 35mila email. «Lei ha avuto un grande riscontro, è riuscita a coinvolgere il personale per stampare queste lettere e portarle ai pazienti. Così abbiamo detto: perché non lo facciamo anche noi? – racconta a Sanità Informazione Ludovica Criscitiello -. Anche noi ne stiamo ricevendo tante e sono tutte di un’umanità molto potente. Abbiamo previsto anche la possibilità che il paziente possa rispondere, anche se sappiamo che è difficile. In questo caso ci occuperemmo noi di far arrivare le lettere allo scrivente. Sono pensieri molto poetici, e dimostrano che non è vero che molti non hanno la consapevolezza di quello che sta succedendo negli ospedali».

L’iniziativa non è passata inosservata: Azienda Usl di Piacenza e Azienda Usl Toscana Sud-Est (Siena, Arezzo e Grosseto) si sono mostrate interessate e hanno chiesto le lettere. Ora i ragazzi sono entrati in contatto con una operatrice sanitaria che lavora nella nave ospedale Splendid di Genova: «Hanno mostrato disponibilità, attendono l’autorizzazione del direttore sanitario» ci confermano.

«Non siamo influencer, né youtuber, non cerchiamo fama, né abbiamo intenzione di raccogliere email per venderle a qualche azienda – sottolineano i ragazzi -. Siamo persone comuni, normali, che vogliono promuovere una “quarantena attiva“».

Molto toccanti i contenuti delle lettere. «È vero non ti conosco ma so che sei perfettamente in grado di vivere tutta questa situazione, so che hai risorse che non hai messo in campo, so che c’è una forza che ti sta portando avanti giorno dopo giorno. Sono sicura, ci rivedremo fuori!» scrive Fedora. «Tu per me non sei un numero che partecipa a una statistica, sei un essere umano che in questo momento sta soffrendo e che ha paura… abbi fiducia e coraggio e, soprattutto, la voglia e la determinatezza di guarire, non mollare mai, non lasciarti andare a cattivi pensieri. Qui fuori siamo in tanti a fare il tifo per te e per i tuoi cari» si legge in una lettera firmata da una “nonna fiorentina”. «“La primavera è l’urlo d’amore della natura”. È vero: ora la primavera esplode e la sua bellezza ci incoraggia a essere ottimisti. Noi non sappiamo come andrà. Quello che sappiamo è che devi mettercela tutta per tornare a casa. Siamo più forti di quanto pensiamo, occorre solo un po’ di tempo e di forza» scrive Valentina.

L’obiettivo dell’iniziativa è quello di far sentire meno soli i pazienti e di trasmettergli tutta la forza e la solidarietà di un Paese che li sostiene ed è in campo con loro in questa partita. «Ci auguriamo dunque che questa iniziativa abbia una doppia anima: portare calore umano e animo al paziente e coinvolgere la popolazione in maniera attiva e cosciente» aggiunge ancora Ludovica. Ma perché chiamare l’iniziativa “Ci vediamo fuori”? «Semplice – conclude – perché così come tutti abbiamo unito la nostra voce e cantato dai balconi, allo stesso modo insieme vogliamo far arrivare dai palazzi all’interno delle corsie e dentro i reparti, quello stesso messaggio corale, di speranza: quella di rivedere tutti fuori dagli ospedali, guariti e in forma».

 

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