Salute 16 Ottobre 2023 17:37

Lo stigma dell’acne da adulti, studio rivela i «danni» all’autostima e alla fiducia in sé

Un recente studio presentato al congresso dell’European Academy of Dermatology and Venereology fa luce sul significativo stigma associato all’acne adulta. Lo studio ha rilevato che le persone tendono a concentrarsi maggiormente sui brufoli che sugli occhi delle persone con acne, percependoli come meno attraenti, affidabili, di successo e sicuri di sé

Lo stigma dell’acne da adulti, studio rivela i «danni» all’autostima e alla fiducia in sé

Un recente studio presentato al congresso dell’European Academy of Dermatology and Venereology fa luce sul significativo stigma associato all’acne adulta. Lo studio ha rilevato che le persone tendono a concentrarsi maggiormente sui brufoli che sugli occhi delle persone con acne, percependoli come meno attraenti, affidabili, di successo e sicuri di sé. Questo stigma può avere un grave impatto sull’autostima e sulla fiducia di chi soffre di acne. Oggi si stima che siano circa il 30% le donne e il 7% gli uomini di età superiore ai 25 anni che soffrono di acne.

Le persone con acne vengono percepite come meno attraenti

Nello studio i ricercatori hanno monitorato i movimenti oculari di 245 partecipanti che vedevano volti neutri ed emotivi di donne con pelle chiara e varianti anatomiche clinicamente rilevanti dell’acne (le emozioni includevano «felice», «arrabbiato» e «neutro»). Separatamente, a un gruppo di 205 intervistati online è stato chiesto di valutare i tratti della personalità degli individui raffigurati nelle immagini. Ebbene, i risultati hanno rilevato che i volti con acne sono stati percepiti come significativamente meno attraenti, meno affidabili, meno di successo, meno sicuri e meno dominanti. In particolare, i risultati hanno mostrato che l’acne femminile in età adulta, concentrata intorno alla «zona U», ovvero intorno alla mascella, alla bocca e al mento, ha ricevuto i punteggi più bassi in termini di attrattività ed è stata considerata la più fastidiosa dal punto di vista visivo.

Negli ultimi 10 anni di è registrato un aumento del 10% dei casi di acne

Anche i volti felici con acne femminile in età adulta sono stati valutati come «meno felici» rispetto ai volti con pelle chiara e libera dall’acne. I ricercatori hanno osservato come negli ultimi 10 anni si è registrato un aumento del 10% dei casi di acne in età adulta tra le donne di tutto il mondo. Negli adulti, questa condizione è nota per avere gravi conseguenze, tra cui un impatto psicologico, una bassa autostima, l’isolamento sociale e la depressione. Sebbene la genetica rappresenti il fattore di rischio più importante, altri fattori possono avere un influenza più o meno importante, come lo stress, gli ormoni e la dieta . Numerosi studi hanno già dimostrato come la percezione di caratteristiche fisiche peggiorative possa portare a un disagio sociale, tra cui l’isolamento sociale, un maggiore stress biologico e persino un peggioramento della salute. È stato dimostrato che l’aspetto fisico gioca un ruolo nella competitività sul lavoro e che può determinare l’assunzione o meno di un candidato.

Le valutazioni sono più negative nelle donne con acne nella «zona U»

«Con oltre dieci anni di esperienza nel settore, ho sempre visto che l’acne femminile in età adulta porta a maggiori sfide sociali rispetto all’acne adolescenziale», commenta Marek Jankowski, professore di Dermatologia presso l’Università Nicolaus Copernicus di Torun, Polonia, e autore principale dello studio. «I risultati dello studio lo confermano; tuttavia, ciò che è stato veramente sorprendente è che le immagini che ritraggono un’acne generalizzata, che copre un’area più ampia con un maggior numero di lesioni, hanno ricevuto valutazioni più positive rispetto alle immagini che ritraggono l’acne femminile adulta che si manifesta nella ‘zona U’», aggiunge.

Il trattamento dovrebbe concentrarsi anche sul carico emotivo

«Il trattamento deve concentrarsi sul miglioramento della qualità della vita dei pazienti, non solo sulla riduzione della superficie colpita dall’acne», continua Jankowski. «Sfortunatamente, questo non è attualmente un obiettivo nel trattamento dell’acne, con le linee guida terapeutiche che continuano a consigliare determinate modalità di trattamento – conclude – basate sul numero di lesioni, indipendentemente dalla loro localizzazione. Non sorprende che i punteggi di gravità dell’acne non siano correlati con i punteggi di qualità della vita nei pazienti affetti da acne. Ma questi dati sottolineano chiaramente il carico emotivo e psicologico vissuto dai soggetti affetti da acne».

 

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