Salute 6 Ottobre 2023 12:31

Depressione: anziani, donne e precari i soggetti più a rischio

Dati PASSI e PASSI d’Argento (PdA): Le donne sono più esposte degli uomini ai sintomi depressivi (8% vs 6). Sale all’11% tra le persone che hanno un basso livello di istruzione, al 17 tra chi ha difficoltà economiche e a 9 tra chi vive una condizione precaria in ambito lavorativo. La situazione appare ancora più critica tra le persone affette da una patologia cronica, dove la stima raggiunge il 12%

Depressione: anziani, donne e precari i soggetti più a rischio

Il 6% degli adulti italiani fa i conti con forme più o meno gravi di depressione. La frequenza dei sintomi della malattia aumenta con l’avanzare dell’età e tra chi vive in condizioni socio-economiche svantaggiate. È stimato che soffrano di depressione il 9% degli anziani e il 30% delle persone con difficoltà economiche.  I dati, frutto delle sorveglianze PASSI e PASSI d’Argento (PdA) coordinate dall’Istituto Superiore di Sanità nel biennio 2021-2022, sono stati diffusi in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale che si celebra il 10 ottobre di ogni anno. Entrambe le sorveglianze hanno considerato tra le persone con sintomi di depressione tutti coloro che nelle due settimane precedenti all’indagine hanno sperimentato sintomi di umore depresso e/o di anedonia, ovvero perdita di interesse nelle attività della vita di tutti i giorni, in modo duraturo.

Anziani, donne e precari più a rischio

PASSI e PdA, come si legge sul sito web dell’Istituto superiore di Sanità, raccolgono in continuo informazioni sulla popolazione adulta (18-69) e anziana (65+) circa molteplici aspetti come salute, qualità di vita e fattori di rischio comportamentali e attraverso interviste telefoniche indagano molteplici aspetti che riguardano anche i bisogni di cura e assistenza. Le donne sono più esposte degli uomini ai sintomi depressivi: tra il gentil sesso la percentuale di incidenza è dell’8%. Sale all’11 tra le persone che hanno un basso livello di istruzione, a 17 punti percentuali tra chi riporta difficoltà economiche e a 9 tra chi vive una condizione precaria in ambito lavorativo. La situazione appare ancora più critica tra le persone affette da una patologia cronica, dove la stima raggiunge il 12%. La depressione è ancora più diffusa tra gli anziani: tra gli over 85 i sintomi depressivi raggiungono il 14%, il 19% tra coloro che hanno una o più patologie croniche.

In pochi chiedono aiuto

Pur consapevoli dei propri sintomi depressivi, non tutti chiedono aiuto: non lo fa il 28% tra gli adulti e 38% tra gli anziani. Chi chiede una mano si rivolge soprattutto a familiari o amici. Per questo, l’Istituto Superiore di Sanità crede che sia fondamentale, cogliendo l’occasione della ricorrenza della Giornata Mondiale della Salute Mentale, «sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere la consapevolezza riguardo alle questioni legate alla salute mentale in tutto il mondo. È cruciale abbattere lo stigma che circonda la depressione e altre malattie mentali. La consapevolezza pubblica e l’istruzione sono fondamentali per far sì che le persone capiscano che la depressione è una malattia reale, non una debolezza o una mancanza di volontà. È essenziale – si legge in una nota dell’Istituto – creare un ambiente in cui le persone si sentano sicure e confortevoli nel chiedere aiuto, sia esso ai familiari, agli amici o ai professionisti della salute mentale».

Le conseguenze della pandemia

La pandemia da Covid-19 ha peggiorato la situazione tra la popolazione adulta, ma già dallo scorso anno c’è stata una successiva ripresa con percentuali pre-Covid. Tra gli anziani la stima, invece, è rimasta sostanzialmente stabile nei tre anni precedenti la pandemia ma emerge una riduzione significativa durante il periodo pandemico. Il dato rimane stabile nel 2022. «Questa riduzione si osserva in diversi sottogruppi della popolazione, anche in quelli a maggior prevalenza di sintomi depressivi. Non si può escludere – scrive l’Iss – che questa riduzione sia determinata dall’eccesso di mortalità per Covid-19 che, nel nostro Paese, ha colpito le persone più anziane e vulnerabili per cronicità e/o disabilità, condizioni fortemente associate alla presenza di sintomi depressivi che si sono ridotte significativamente nel periodo pandemico. Sarà importante monitorare nel tempo questi aspetti congiuntamente per capire se si tratti di oscillazioni casuali, o se invece trovino una spiegazione nel picco di mortalità per Covid-19 fra gli anziani».

 

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