Salute 22 Maggio 2023 18:02

Infarto, le donne hanno il doppio delle probabilità di morire: ecco perché…

Le donne hanno il doppio delle probabilità di morire dopo un infarto rispetto agli uomini. E’ lo sconcertante risultato di una ricerca condotta da e appena presentata all’Heart Failure 2023, il congresso scientifico della Società europea di cardiologia (Esc)

Infarto, le donne hanno il doppio delle probabilità di morire: ecco perché…

Le donne hanno il doppio delle probabilità di morire dopo un infarto rispetto agli uomini. E’ lo sconcertante risultato di una ricerca condotta da e appena presentata all’Heart Failure 2023, il congresso scientifico della Società europea di cardiologia (Esc). «Le donne di tutte le età che subiscono un infarto miocardico sono particolarmente a rischio di prognosi infausta», conferma Mariana Martinho, dell’ospedale Garcia de Orta, Almada, Portogallo, e autrice dello studio. «Queste donne hanno bisogno di un monitoraggio regolare dopo l’evento cardiaco, con uno stretto controllo della pressione arteriosa, dei livelli di colesterolo e del diabete e il ricorso alla riabilitazione cardiaca. I livelli di fumo – continua – stanno aumentando nelle giovani donne e questo dovrebbe essere affrontato, insieme alla promozione dell’attività fisica e di una vita sana».

Lo studio ha messo a confronto donne e uomini

I risultati dello studio si basano su ricerche precedenti secondo le quali le donne che soffrono di infarto del miocardio con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI) affrontano esiti peggiori durante la loro degenza ospedaliera rispetto agli uomini. Questa prognosi sfavorevole è stata attribuita al fatto che le donne che soffrono di STEMI sono in genere più anziane, spesso sono affetta da altre patologie e hanno meno probabilità di ricevere stent per aprire le arterie ostruite. Nella nuova ricerca gli scienziati hanno confrontato i dati riguardanti donne e uomini dopo lo STEMI, in particolare gli esiti a breve e a lungo termine. Lo studio è andato più a fondo per capire se ci fossero differenze nei risultati tra le donne in premenopausa (55 anni e meno) e le donne in postmenopausa (oltre i 55 anni). Lo studio ha preso in considerazioni pazienti ricoverati e trattati con intervento coronarico percutaneo (PCI) entro 48 ore dall’insorgenza dei sintomi tra il 2010 e il 2015.

Donne under 55 con infarto subiscono un maggior ritardo nell’accesso ai trattamenti

I ricercatori hanno definito gli esiti avversi come mortalità per tutte le cause a 30 giorni, mortalità per tutte le cause a cinque anni ed eventi cardiovascolari avversi maggiori a cinque anni. Degli 884 pazienti inclusi, l’età media era di 62 anni e le donne rappresentavano il 27%. Le donne, con un’età media di 67 anni, erano più anziane degli uomini, che avevano in media 60 anni. Inoltre, le donne hanno mostrato tassi più elevati di ipertensione, diabete e ictus precedente. Al contrario, gli uomini erano più spesso fumatori e avevano una maggiore prevalenza di malattia coronarica. Ebbene, dai risultati è emerso che le donne under 55 subivano un maggiore ritardo nell’accesso ai trattamenti dopo l’arrivo in ospedale: circa 95 minuti rispetto agli 80 minuti delle loro controparti maschili. Tuttavia, l’intervallo di tempo tra i sintomi e il trattamento PCI non differiva significativamente tra donne e uomini in generale.

Le donne hanno circa il triplo delle probabilità di esito avversi a lungo termine

Nello studio i ricercatori hanno preso in considerazione fattori come diabete, colesterolo alto, ipertensione, malattia coronarica, insufficienza cardiaca, malattia renale cronica, malattia arteriosa periferica, ictus e storia familiare di malattia coronarica. I risultati sono stati sorprendenti. Entro 30 giorni dall’infarto, l’11,8% delle donne ha perso la vita, rispetto al 4,6% degli uomini, con un rapporto di rischio di 2,76. Anche prendendo in considerazione il periodo di 5 anni, i risultati sono preoccupanti: quasi un terzo delle donne (32,1%) è deceduto rispetto al 16,9% degli uomini. Inoltre, oltre un terzo delle donne (34,2%) ha sperimentato eventi cardiovascolari avversi maggiori, come un nuovo infarti, entro cinque anni, in contrasto con il 19,8% degli uomini. «Le donne avevano una probabilità da due a tre volte maggiore di esiti avversi rispetto agli uomini a breve e lungo termine, anche dopo l’adeguamento per altre condizioni e nonostante avessero ricevuto PCI nello stesso lasso di tempo degli uomini», sottolinea Martinho.

Il rischio di morte per infarto è 2 volte più alto nelle donne

I ricercatori hanno condotto ulteriori analisi, abbinando uomini e donne in base ai fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, tra cui ipertensione, diabete, colesterolo alto e fumo. Hanno quindi confrontato gli esiti avversi tra queste coppie abbinate, classificate in due gruppi di età: quelli di età pari o inferiore a 55 anni e quelli di età superiore a 55 anni. Sono stati quindi presi in considerazione 435 pazienti. Dai risultati è emerso che nel gruppo di pazienti di età superiore ai 55 anni, le donne soffrivano di maggiori esiti avversi rispetto agli uomini. Circa l’11,3% delle donne ha perso la vita entro 30 giorni rispetto a un mero 3% degli uomini, il che equivale a un rapporto di rischio di 3,85. Nel corso di cinque anni, il divario è persistito, con un terzo delle donne (32,9%) deceduto rispetto al 15,8% degli uomini. Più di un terzo delle donne (34,1%) ha sperimentato eventi cardiovascolari avversi maggiori entro cinque anni, rispetto al 17,6% degli uomini.

Serve maggiore attenzione sulla salute del cuore delle donne

Tuttavia, nel gruppo di età pari o inferiore a 55 anni, il quadro è risultato leggermente diverso. Qui, una donna su cinque (20%) ha sperimentato eventi cardiovascolari avversi maggiori entro cinque anni rispetto a solo il 5,8% degli uomini. È interessante notare che la mortalità per tutte le cause a 30 giorni o cinque anni non ha mostrato differenze significative tra donne e uomini. Questo studio innovativo sottolinea l’urgente necessità per la comunità medica di prestare maggiore attenzione alla salute del cuore delle donne, in particolare a seguito di un attacco di cuore. Inoltre, sottolinea l’importanza del monitoraggio regolare, del controllo dei vari fattori di rischio e della promozione di uno stile di vita sano, compresa la cessazione del fumo. La speranza è quella di colmare il divario e migliorare la prognosi per le donne che soffrono di infarto del miocardio.

Fondamentale una maggior consapevolezza sul rischio infarto

«Le donne in postmenopausa hanno avuto esiti peggiori a breve e lungo termine dopo l’infarto del miocardio rispetto agli uomini della stessa età», osserva Martinho. «Le donne in premenopausa avevano una mortalità a breve termine simile ma una prognosi peggiore a lungo termine rispetto alle loro controparti maschili», aggiunge. «Sebbene il nostro studio non abbia esaminato le ragioni di queste differenze, i sintomi atipici dell’infarto del miocardio nelle donne e la predisposizione genetica – continua la scienziata – possono svolgere un ruolo importante. Non abbiamo riscontrato differenze nell’uso di farmaci per abbassare la pressione sanguigna o i livelli di lipidi tra donne e uomini. I risultati sono un altro promemoria della necessità di una maggiore consapevolezza dei rischi di malattie cardiache nelle donne. Sono necessarie ulteriori ricerche per capire perché esiste una disparità di genere nella prognosi dopo l’infarto del miocardio, in modo da poter adottare misure per colmare il divario nei risultati».

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
Ictus cerebrale, il cuore gioca un ruolo cruciale. La fibrillazione atriale è tra i principali fattori di rischio
Il cuore gioca un ruolo cruciale nell’insorgenza dell’ictus cerebrale, essendone la fibrillazione atriale una delle principali cause. Ma non tutti sono a conoscenza di questo legame pericoloso e A.L.I.Ce. Italia Odv, in occasione di aprile mese della prevenzione, intende sensibilizzare le persone sull’importanza di non sottovalutare lo stretto rapporto tra cuore e cervello
di V.A.
Cure cardiovascolari a prova di pandemia e clima. Italia in prima linea nel progetto europeo RESIL-Card
La Società Italiana di Cardiologia interventistica (GISE) prende parte al consorzio europeo RESIL-Card che punta a rendere il sistema di assistenza e cure cardiovascolari più resilienti nelle crisi
di V.A.
Dolore toracico, con tecnologie di precisione meno morti e infarti
L’impiego selettivo della Tac coronarica integrata con la FFRct (fractional flow reserve CTderived) riduce il rischio di morte e di infarto del 65%, evitando esami invasivi non necessari. Questo, in estrema sintesi, è quanto emerso da due analisi dello studio clinico internazionale PRECISE, pubblicato sulla rivista Jama Cardiology
di V.A.
Il cioccolato fondente riduce il rischio di ipertensione arteriosa
Il cioccolato fondente potrebbe essere un "dolce" alleato contro l'ipertensione arteriosa, cosiddetta "essenziale" perché la causa è sconosciuta. A scoprirlo è stato uno studio dello Shaoxing People's Hospital, in Cina, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports
Addio ECG? Creato “auricolare” che rileva l’attività cardiaca h24
Un dispositivo indossabile all’interno dell’orecchio, appena più grande di un auricolare è in grado di rilevare e analizzare il battito cardiaco 24 ore su 24. Sviluppato dai ricercatori dell’Imperial College di Londra ha dimostrato di avere le stesse prestazioni di un ECG convenzionale in due misurazioni su tre
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Mieloma multiplo. Aspettativa di vita in aumento e cure sul territorio, il paradigma di un modello da applicare per la prossimità delle cure

Il mieloma multiplo rappresenta, tra le patologie onco-ematologiche, un caso studio per l’arrivo delle future terapie innovative, dato anche che i centri ospedalieri di riferimento iniziano a no...
Salute

Parkinson, la neurologa Brotini: “Grazie alla ricerca, siamo di fronte a una nuova alba”

“Molte molecole sono in fase di studio e vorrei che tutti i pazienti e i loro caregiver guardassero la malattia di Parkinson come fossero di fronte all’alba e non di fronte ad un tramonto&...
di V.A.
Advocacy e Associazioni

Oncologia, Iannelli (FAVO): “Anche i malati di cancro finiscono in lista di attesa”

Il Segretario Generale Favo: “Da qualche anno le attese per i malati oncologici sono sempre più lunghe. E la colpa non è della pandemia: quelli con cui i pazienti oncologici si sco...