Salute 8 Marzo 2022 11:55

Anelli (Fnomceo): «Massima disponibilità, sostegno e supporto per chi arriva da assurdo teatro di guerra»

La FNOMCeO raccoglie e condivide l’appello dei colleghi russi per dire basta alla guerra. Mangiacavalli (Fnopi): «Doverosa accoglienza e accesso a prestazioni sanitarie indispensabili per i rifugiati. Popolo con basso tasso di vaccinazione, attorno al 30%»

A pubblicare la notizia prima il British Medical Journal, poi i media internazionali. Di recente, 15 mila professionisti sanitari russi hanno scritto una lettera aperta a Vladimir Putin, invitandolo ad interrompere la guerra in Ucraina.

In nome dei principi deontologici e del Giuramento di Ippocrate, l’appello è stato raccolto e condiviso dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri per voce del Presidente Filippo Anelli.

Stop alla guerra, l’appello congiunto di Fnomceo e Federazione spagnola

«Il coraggioso monito dei colleghi russi non può lasciarci indifferenti – ha dichiarato Anelli -. Il grido di dolore dei sanitari non può trovarci sordi come Ordini, chiamati a garantire quei diritti umani che oggi sono violati. Non può non scuoterci come cittadini e non risuonare nei nostri animi in quanto esseri umani che parlano lingue diverse. Ma urlano e piangono con l’unico e uguale linguaggio del dolore e della sofferenza».

L’impegno dei medici di tutto il mondo è aiutare ogni persona indipendentemente da nazionalità, religione, credo politico. Senza alcuna discriminazione e per tutelare i diritti fondamentali di ogni cittadino riconosciuti dalla nostra Costituzione. Un dovere che non conosce deroghe, che il medico è chiamato a rispettare sempre. «Siamo fortemente preoccupati che il regime svolga attività di ritorsioni nei confronti di tutti i medici e operatori sanitari che hanno firmato quella petizione – ha spiegato ai nostri microfoni -. Per questo stiamo organizzando insieme con altre federazioni nazionali, come quella spagnola, un appello congiunto. E chiediamo un intervento del Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, affinchè si adoperi per tutelarli».

Anelli: «Massima disponibilità e supporto da parte della professione»

E sull’assistenza e l’appoggio italiano, Anelli non ha dubbi: «C’è la massima disponibilità, sostegno e supporto da parte della professione – ha aggiunto – per tutti i profughi che vengono da quel teatro assurdo di guerra. Sia nelle forme che Governo, ministro Speranza e protezione civile decideranno sia con le associazioni di volontariato».

Mangiacavalli (Fnopi): «Medici e infermieri pronti alla presa in carico dei rifugiati»

Anche Barbara Mangiacavalli Presidente Fnopi, è convinta che medici e infermieri italiani siano formati e pronti ad accogliere i rifugiati che arriveranno. «Abbiamo colleghi che aderiscono a organizzazioni internazionali di volontariato profit e no profit – ha evidenziato a Sanità Informazione -. Colleghi che collaborano con la protezione civile e sono impegnati nella clinica e nell’organizzazione. All’interno delle nostre strutture si stanno predisponendo già i piani per la presa in carico di queste persone».

«Doverosa accoglienza e accesso a prestazioni sanitarie. Popolo con basso tasso di vaccinazione»

La guerra che si combatte in Ucraina ha messo in secondo piano la lotta al Covid-19. Rischiamo un riacutizzarsi della curva pandemica? «Direi di no con una certa tranquillità – ha detto la Mangiacavalli -. Non dobbiamo abbassare la guardia e mantenere i comportamenti indicati dal CTS. Possiamo fare a meno delle mascherine all’aperto e a fine marzo vedremo quali altre indicazioni arriveranno. La campagna vaccinale è a un ottimo punto, con picchi in alcune regioni ma c’è un allineamento importante sulla percentuale dei vaccinati. Mi sento di dire che forse ci siamo incamminati verso un percorso di consolidamento di comportamenti e azioni che ci aiutano convivere con questa situazione, sia nella vita professionale che nella vita quotidiana. Ricordiamoci, però, che è un popolo che ha un tasso di vaccinazione attorno al 30-35%. Oltre alla doverosa accoglienza e messa in sicurezza di queste persone, bisogna anche fare in modo che possano accedere a tutte quelle prestazioni sanitarie indispensabili affinché la convivenza nel nostro paese possa essere la più appropriata» ha concluso.

 

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di I.F.