Salute 16 Giugno 2020 11:00

A Prato il primo intervento “senza bisturi” sul cuore di un paziente

Al Santo Stefano di Prato l’intervento straordinario da parte di Mauro Maioli e Sergio Berti, del dipartimento di cardiologia. L’85 operato resisteva agli anticoagulanti e aveva una fibrillazione atriale. Ora è in buone condizioni

A Prato il primo intervento “senza bisturi” sul cuore di un paziente

Eseguito nella cardiologia dell’ospedale Santo Stefano di Prato, diretta da Francesco Bellandi, il primo intervento sul cuore ‘senza bisturi’ di chiusura percutanea dell’auricola sinistra. La procedura è stata eseguita su un paziente di 85 anni che dopo 48 ore dall’intervento è stato dimesso in buone condizioni cliniche. La tecnica rappresenta una valida alternativa alla terapia anticoagulante nelle categorie di pazienti che non possono assumerla e una efficace possibilità per evitare l’ictus, il rischio principale per pazienti che soffrono di fibrillazione atriale.

La procedura è stata eseguita dal responsabile del Laboratorio di emodinamica della cardiologia, Mauro Maioli con la supervisione del professionista esperto, Sergio Berti, direttore della Cardiologia interventistica dell’Opa di Massa e la collaborazione di Vito Silvestri, anestesista della terapia intensiva del Santo Stefano.

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«L’auricola – spiega Bellandi – è una sorta di diverticolo dell’atrio sinistro che è spesso sede di formazione di trombi nei pazienti con fibrillazione atriale. La fibrillazione atriale è un’aritmia molto frequente con una incidenza crescente con l’invecchiamento della popolazione. Il pericolo maggiore di questo disturbo del ritmo cardiaco è appunto la formazione di trombi, per lo più in auricola. Da questa sede, i trombi possono andare ad occludere le arterie cerebrali che forniscono sangue al cervello con conseguente ictus cerebrale ed esiti gravemente invalidanti e talora fatali».

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I trattamenti terapeutici consistono nell’uso di anticoagulanti, farmaci verso i quali molti pazienti hanno manifestato resistenze soprattutto per la necessità di frequenti controlli ematici per stabilire il livello di anticoagulazione con aderenza alla terapia molto scarsa. «Da qualche anno – aggiunge Bellandi – abbiamo a disposizione i nuovi anticoagulanti orali, molto più maneggevoli e sicuri che hanno permesso di ampliare notevolmente il numero di pazienti trattati adeguatamente. In un certo numero di pazienti, tuttavia, la terapia anticoagulante non è indicata soprattutto per problemi di sanguinamento con conseguente rischio di ictus cerebrale. Ed è proprio in questi soggetti che la chiusura percutanea dell’auricola rappresenta una strategia molto importante». «La chiusura percutanea dell’auricola sinistra – spiega Maioli – è un procedimento abbastanza complesso che si esegue attraverso la vena femorale all’inguine da cui facciamo passare il nostro device che raggiunge l’auricola e determina una sorta di barriera all’ingresso dell’auricola stessa occludendola. Questo impedisce la formazione del trombo ed è efficace nella prevenzione dell’ictus cerebrale».

 

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