Mondo 19 Giugno 2020 17:07

Coronavirus in Africa, Emergency: «Il problema sarà l’impatto sui trattamenti delle patologie ordinarie»

Intervista alla coordinatrice della divisione medica della ONG Michela Paschetto: «Le misure di contenimento sociale affaticano la quotidianità di paesi già fragili»

di Tommaso Caldarelli
Coronavirus in Africa, Emergency: «Il problema sarà l’impatto sui trattamenti delle patologie ordinarie»

«Un’epidemia di questo tipo ha messo in ginocchio sistemi sanitari molto più forti di quelli africani: non c’è da stupirsi che abbia causato difficoltà in Africa. Più interessante forse è il dire che il lockdown e le misure di contenimento globale in uno scenario già così difficile hanno creato e continuano a creare molti problemi: penso alla difficoltà che queste persone devono affrontare in paesi dove il lavoro informale rappresenta la norma». È con Michela Paschetto, coordinatrice della divisione medica di Emergency, che facciamo il punto sullo scenario africano durante e dopo i giorni dell’epidemia da coronavirus. Un teatro che, sono le informazioni dell’OMS a descriverlo così, ha visto un impatto meno evidente ma comunque preoccupante della pandemia da Sars-CoV-2.

«I numeri del contagio – spiega Paschetto – sono per ora più bassi che in altri continenti, ma ci troviamo di fronte a un quadro molto eterogeneo che cambia molto da paese a paese ed è estremamente correlato alla capacità di testare e identificare i pazienti sospetti. Parlare di Africa significa dire tutto e non dire niente, è un approccio che non consente di fare analisi corrette: ad esempio, paesi come il Sudafrica e l’Uganda hanno sistemi sanitari mediamente sviluppati;  mentre altri, come ad esempio il Sudan che sta vivendo un periodo di instabilità politica ed economica, e con un sistema sanitario più strutturato nelle grandi città ma molto fragile nelle zone rurali, presenteranno maggiori difficoltà nella risposta all’emergenza. Normale che in questi scenari – continua l’incaricata della ONG – i dati a disposizione non siano del tutto rappresentativi della realtà sul territorio».

LEGGI ANCHE: LA DIFFICILE MARCIA DELL’AFRICA PER CONTRASTARE IL CORONAVIRUS (E LE SUE CONSEGUENZE)

La presenza di Emergency nel continente è ormai un dato ultradecennale, con un ospedale di chirurgia d’emergenza in Sierra Leone, cliniche pediatriche in varie zone del Sudan fra cui alcuni servizi di cui solo la pandemia da Covid è riuscita a ritardare l’apertura. Sempre in Sudan, nella capitale Khartoum, c’è il centro di cardiochirurgia che è la testa di ponte di Emergency in Africa, una presenza autorevole e riconosciuta che attrae pazienti ed estende il suo bacino d’utenza anche verso gli stati confinanti: «Rimanere così tanto tempo all’interno di uno stato e lavorare lì a stretto contatto con la popolazione e con il sistema sanitario locale crea un positivo clima di cooperazione – spiega Paschetto – e siamo particolarmente contenti di poter fungere da centro di specializzazione post-laurea per i medici sudanesi». Dall’osservatorio di Emergency dunque, e ancora una volta con rilevanti differenze fra paese e paese, è giusto dire che i governi e i sistemi sanitari africani hanno lavorato molto sulla prevenzione e sull’informazione di questo fenomeno epidemico, aiutati anche dal fatto che da loro il Covid-19 è arrivato con più ritardo.

Oggi, grazie al superamento di lunghi periodi di instabilità dovuti a conflitti, alcuni paesi africani hanno ottenuto un notevole miglioramento nella condizione sanitaria generale. Il rischio reale dell’epidemia da coronavirus nello scenario africano appare quindi quello di andare a sovraccaricare in maniera molto pesante le fragili strutture sanitarie e minare i progressi ottenuti negli anni: «Se a livello globale stiamo vedendo una riduzione della capacità di cura delle patologie ordinarie e di risposta alle emergenze mediche quotidiane, come un incidente stradale o un parto complicato, questa diminuita capacità di intervento ha un impatto amplificato su paesi in cui l’accesso ai servizi è ancora difficoltoso. Parliamo di un continente che convive da anni con emergenze sanitarie fra cui l’Ebola, il Colera e la malaria, e per questo è importante che la crisi innescata dal coronavirus non oscuri i bisogni di salute della popolazione».

 

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SANITÀ INFORMAZIONE PER RIMANERE SEMPRE AGGIORNATO

Articoli correlati
Covid-19 e vaccini: i numeri in Italia e nel mondo
Ad oggi, 28 febbraio 2023, sono 675.188.796 i casi di Covid-19 in tutto il mondo e 6.870.894 i decessi. Mappa elaborata dalla Johns Hopkins CSSE. I casi in Italia L’ultimo bollettino disponibile (23 febbraio 2023): Oggi in Italia il totale delle persone che hanno contratto il virus è di 25.576.852 (4.720 in più rispetto a ieri). Il […]
Malaria in Africa: perché la maggior parte dei paesi non l’ha ancora sconfitta?
La malaria rimane una delle malattie parassitarie più devastanti che colpiscono gli esseri umani. Nel 2020 si sono registrati circa 241 milioni di casi e 672.000 decessi
di Stefano Piazza
Gli allarmi caduti nel vuoto e ora la Somalia rischia la più grande carestia della sua storia
In un recente report le Nazioni Unite prevedono che più di 300.000 persone in Somalia verranno colpite dalla carestia entro il mese di dicembre
di Stefano Piazza
Epidemia di Ebola, paura in Uganda
Torna la paura in Uganda: nell'ultimo mese, almeno 64 persone sono state infettate da una specie rara di virus Ebola, per la quale non sono disponibili vaccini o trattamenti e il primo bilancio parla di almeno 30 morti
di Stefano Piazza
La lunga battaglia contro la malaria, tra sfide vinte e ancora aperte
Da quando la sua eziologia è stata descritta per la prima volta più di 100 anni fa, la malaria è diventata una delle malattie infettive più conosciute al mondo. Tuttavia, nel 2019 ci sono stati ancora più di 620.000 decessi e circa 230 milioni di casi in tutto il mondo, quasi tutti nell'Africa subsahariana
di Stefano Piazza
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Salute

Dichiarazione dei redditi: tutte le novità per detrarre le spese sanitarie nel 730

A Sanità Informazione Marco Petrillo (Presidente commissione fiscale UNEBA) spiega le regole del modello precompilato. Tra le novità meno documenti da conservare
Salute

Covid: in Cina ondata variante XBB, attesi 65 milioni di casi a settimana a fine giugno

Anche se l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato la fine della pandemia, non sono escluse ondate di contagi anche molto forti. Sarà così molto presto in Cina, d...
Salute

Covid: entro il 2025 nuova ondata. Intanto in Asia +454% di casi

L’eventualità di una nuova pandemia da Covid è stata espressa dal biologo Trevor Bedford, del Fred Hutchinson Cancer Center di Seattle, che ha condotto un'analisi statistica conseg...