Lavoro 26 Aprile 2022 12:58

La denuncia di Quici (Cimo-Fesmed): «L’84% dei medici che entrano nel SSN non ha nessuna aspettativa di carriera»

Turni che superano le 48 ore, 11mila strutture complesse e semplici tagliate, un taglio del salario accessorio del 20% rispetto al 5% della riduzione del numero dei medici e poi ancora le aggressioni e il contenzioso. Il presidente CIMO spiega cosa affrontano i medici

Pensate iniziare a fare il lavoro che avete sempre sognato, sapendo che le possibilità di carriera sono ridotte all’osso e che lo sarà altrettanto quel famoso work-life balance che gli psicologi raccomandano. Eppure è il destino che tocca ai giovani medici in questo momento e a metterlo nero su bianco è stato il dossier Medici senza futuro, un futuro senza medici, redatto dalla Federazione CIMO-FESMED.

Lo ha raccontato ai microfoni di Sanità Informazione il presidente Guido Quici, incontrato in occasione della Conferenza nazionale sulla “Questione medica” a Roma. «Abbiamo fatto una sorta di puzzle nel cercare di analizzare a 360 gradi le condizioni di lavoro – spiega Quici -.  Dalle ferie non godute che caratterizzano una percentuale elevatissima di medici, all’orario di lavoro che supera abbondantemente le 48 ore, al di là della normativa europea. Al fatto che sono state tagliate 11mila strutture complesse e semplici, un taglio del salario accessorio del 20% rispetto al 5% della riduzione del numero dei medici e poi ancora le aggressioni e il contenzioso, le denunce quotidiane che subiscono i medici».

Niente ferie, troppo lavoro e carriera inesistente. Sono questi i nostri medici?

Per un medico è la normalità essere in turno per oltre 50 ore a settimana, arrivare anche a 7-8 notti al mese e non andare in ferie. Ogni anno molti di loro affrontano tra le 2.500 aggressioni e i 35mila contenziosi, come aggiunta a una professione già logorante. C’è poi, lo dice chiaro il dossier, un continuo cambio di mansioni (il “task shifting”) che non favorisce la carriera, accompagnato dalla creazione di nuove figure gestionali a scapito dei medici stessi. Senza dimenticare uno dei tasti più dolenti: gli stipendi, che sono tra i più bassi d’Europa e sottoposti a tagli continui. Con l’aggiunta del 98% delle Aziende che applica ancora il CCNL 2006-2009.

«L’84% dei medici che entrano nel SSN – prosegue Quici – non ha nessuna aspettativa di carriera e, non avendone, si troveranno a essere demotivati. Perché un medico giovane che entra in PS e rischia di trascorrervi tutta la sua vita lavorativa, notti, festivi e sacrificando la famiglia per nessuna prospettiva di carriera ovviamente si scoraggia e va via. C’è una grande fuga dagli ospedali, ma sono gli stessi giovani che provando a lavorare in condizioni ingestibili chiedono di andare via e trovare un lavoro più tranquillo e sereno. A monte di tutto questo ci sono 1.100 borse di studio andate deserte. In alcuni settori, come la medicina d’urgenza, i colleghi non vogliono proprio lavorare».

E come biasimarli se si trovano di fronte situazioni ingestibili di difficoltà e fatica continue, per di più aggravare dai cosiddetti “sogni spezzati”. Quella carriera folgorante che si sa già che non si potrà avere. Non più «sono un medico», ma «faccio il medico». Un lieve mutamento di lessico, in cui si legge tutta la frustrazione dei giovani – e non solo – che perdono la vocazione ancora prima di goderne i frutti.

La richiesta di Speranza agli specializzandi

Ora proprio a quei giovani si rivolge il ministro della Salute Roberto Speranza. Nel suo discorso alla classe dirigente medica, il ministro ha ribadito che nei prossimi anni gli specializzandi avranno un ruolo chiave per supplire alle carenze. Prima che l’aumento di borse di specializzazione degli ultimi due anni (e questo sarebbe il terzo) dia i suoi frutti.

«Questa è l’unica soluzione in questo momento: lo specializzando nell’ultimo anno potrebbe completare il ciclo formativo all’interno delle strutture ospedaliere, dove la parte pratica è molto più importante – concorda Quici, ma puntualizza -. Se poi gli ospedali diventassero strutture di riferimento anche ai fini formativi, allora si chiuderebbe il cerchio e le cose andrebbero meglio. Io tra 7 o 8 anni mi aspetto una pletora di medici specialisti, quindi avremmo esattamente l’opposto di ora ma poiché c’è stata una grave carenza, conviene definire nuovamente le dotazioni organiche. Una volta si parlava di carichi di lavoro, poi di dotazione organica, poi di fabbisogno standard e sempre di più diluendo la possibilità di individuare quanti medici ci vogliono in quel tipo di reparto o di sala operatoria. Almeno dobbiamo sapere chi e cosa ci vuole per garantire uno standard assistenziale minimo».

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
Medici di famiglia sull’orlo di una crisi di nervi… Stressati 9 su 10. Pesano Covid, burocrazia e Whatsapp
Il malessere dei medici di famiglia, tra carenza di colleghi, difficoltà a trovare sostituti e una burocrazia sempre più elevata, «è palpabile» e arriva a sfiorare il 90% di professionisti. Lo dicono i sindacati, gli esperti di sanità, gli analisti del settore. E lo dicono i pensionamenti anticipati che crescono
di V.A.
Medici e cittadini contro la deriva del Ssn: manifestazioni il 15 giugno nelle piazze e sciopero in vista
Fermare la deriva verso cui sta andando il nostro Servizio sanitario nazionale, con liste di attesa lunghissime per accedere alle prestazioni, personale medico e infermieristico allo stremo, contratti non rinnovati e risorse insufficienti per far fronte all’invecchiamento progressivo della nostra popolazione e dunque della crescente richiesta di cure per malattie croniche. E’ l’appello che arriva […]
«Diritto alle cure a rischio senza personale», le richieste dei medici in piazza a Roma. E Schillaci convoca i sindacati
A Roma significativa adesione per la manifestazione dell’intersindacale medica convocata per denunciare le sempre più difficili condizioni di lavoro dei camici bianchi stretti tra turni massacranti e stipendi tra i più bassi d’Europa. Ben 8mila camici bianchi hanno lasciato il SSN tra il 2019 e il 2021
Oltre il 37% dei medici è pronto a lasciare il SSN per lavorare a gettone
Circa 4 medici su 10 sono pronti a lasciare il posto fisso in ospedale per lavorare come gettonisti. È il risultato emerso da un sondaggio flash proposto dalla Federazione CIMO-FESMED ad un campione di 1000 medici. Si rischia di dover celebrare presto il funerale del nostro Servizio sanitario nazionale
di Redazione
Agenas: in Italia infermieri e medici di base insufficienti
Nel rapporto di Agenas emergono le difficoltà del sistema tra i tagli imposti dal 2007 fino all'aumento delle risorse degli ultimi anni. L’Italia è al quart’ultimo posto tra i paesi OCSE per il numero di posti a disposizione negli atenei per la laurea in Infermieristica. Hanno un numero di posti più basso solo Messico, Colombia e Lussemburgo
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Mieloma multiplo. Aspettativa di vita in aumento e cure sul territorio, il paradigma di un modello da applicare per la prossimità delle cure

Il mieloma multiplo rappresenta, tra le patologie onco-ematologiche, un caso studio per l’arrivo delle future terapie innovative, dato anche che i centri ospedalieri di riferimento iniziano a no...
Salute

Parkinson, la neurologa Brotini: “Grazie alla ricerca, siamo di fronte a una nuova alba”

“Molte molecole sono in fase di studio e vorrei che tutti i pazienti e i loro caregiver guardassero la malattia di Parkinson come fossero di fronte all’alba e non di fronte ad un tramonto&...
di V.A.
Advocacy e Associazioni

Oncologia, Iannelli (FAVO): “Anche i malati di cancro finiscono in lista di attesa”

Il Segretario Generale Favo: “Da qualche anno le attese per i malati oncologici sono sempre più lunghe. E la colpa non è della pandemia: quelli con cui i pazienti oncologici si sco...