Lavoro 23 Aprile 2020 12:49

Da eroi a untori, quando medici e infermieri sono accusati di diffondere il virus

Lettere anonime, porte macchiate di candeggina, minacce. I casi di operatori sanitari discriminati per paura del contagio sono tanti e non succedono solo in Italia

Da eroi a untori, quando medici e infermieri sono accusati di diffondere il virus

Supereroi instancabili, soldati in guerra con le armi spuntate, semplici lavoratori che fanno il loro dovere. L’emergenza Coronavirus ha messo al centro dell’attenzione mondiale la categoria degli operatori sanitari e noi, impotenti e costretti a delegare ad altri l’onere di debellare attivamente il Covid-19, li abbiamo chiamati nei modi più differenti.

Medici, infermieri, OSS, chiunque stia combattendo in prima linea il Coronavirus, d’improvviso è diventato, se non la nostra unica speranza, quanto meno una categoria in cui non possiamo fare a meno di riporre quanta più fiducia possibile. E la risposta, più o meno generalizzata, dei diretti interessati, è stata: «Grazie per la stima e le belle parole, ma noi non siamo eroi. Siamo solo professionisti e facciamo quel per cui abbiamo studiato e ci siamo specializzati». Un’unica cosa, però, ci hanno chiesto: «Ora ci elogiate, ci applaudite e ci incitate, ma quando tutto questo sarà finito non dimenticatevi di quel che abbiamo fatto».

La paura che, alla fine dell’incubo in cui siamo caduti, quelle persone, quei professionisti, quelli che, molto spesso, erano semplicemente parenti, amici o vicini, ed ora sono il nostro esercito, tornino ad essere torchiati da turni massacranti, sottopagati, denunciati, aggrediti come se nel frattempo non fosse successo nulla, come se loro non avessero dato il loro decisivo contributo (anche volontariamente e tornando dalla pensione) nel difenderci da questo nemico invisibile, c’è. E non va via soltanto perché il sentimento comune di oggi va in una certa direzione. Il vento cambia in continuazione e la memoria viene spesso spazzata via alla prima folata contraria. In Italia, certo, ma non solo.

Tant’è che non c’è stato neanche bisogno di aspettare la fine della pandemia, né tantomeno del lockdown, per sapere che non per tutti chi cerca di salvare vite è un eroe o, più semplicemente, un professionista che ce la mette tutta per svolgere al meglio i propri compiti e che, dunque, merita il nostro rispetto. Da eroi a untori il passo, in alcuni casi, è davvero molto breve.

LEGGI ANCHE: I RICERCATORI DELL’ISTITUTO SPALLANZANI ISOLANO IL VIRUS SARS-COV-2 NELLE LACRIME DI UNA PAZIENTE

Quella di “fare attenzione” è una richiesta che medici e infermieri impegnati nella lotta al Covid in queste settimane si sono visti indirizzare molto spesso. È successo pubblicamente, ad esempio, in un condominio di Pisa: «Cara dottoressa, sappia che in questo condominio abitano una neonata di 6 mesi e una signora ultra80enne vedova. Perciò usi le massime precauzioni quando utilizza gli spazi comuni. Cioè quando deve toccare cancelli, scale, sottoscala e corrimano». Un medico di Perugia, invece, in panne con l’auto, è stato bellamente ignorato dai passanti perché sul parabrezza aveva un adesivo che lo identificava come, appunto, medico. Un’operatrice sanitaria, sempre della provincia di Perugia, tornava a casa da fuori Regione e a fine turno, per non entrare in contatto con la sua famiglia, è andata a dormire in una casa disabitata di proprietà di alcuni suoi parenti. È stata svegliata dalle forze dell’ordine chiamate dai vicini preoccupati.

Malcostume solo italiano? No. Episodi simili si sono verificati anche in Francia e Spagna. Mira, un’infermiera di Parigi, si è trovata sul parabrezza della sua automobile un messaggio, firmato da “i vicini”, in cui c’era scritto: «Se un contagio si conferma nel nostro palazzo, la riterremo responsabile». Una sua collega, Lucille, anche lei nei pressi della Capitale, ha trovato nella cassetta della posta una lettera anonima in cui le veniva intimato di andare a vivere altrove. In Spagna, un’altra infermiera, Elena, è stata aggredita da un vicino che le ha chiesto come si permettesse di andare in giro e, qualche giorno dopo, ha trovato la porta di casa e la maniglia inondate di candeggina.

Certo, questi sono solo alcuni casi che hanno catturato l’attenzione dei giornali e quindi sono diventati di dominio pubblico, ma quanti restano nascosti perché non c’è nessuno a raccontarli? In realtà, gli episodi di discriminazione verso medici e infermieri cacciati dai negozi, evitati nei condomini, guardati con sospetto, aggrediti, sono all’ordine del giorno. Parlate con uno di loro, chiedetegli se gli è successo lo stesso. Vedrete come vi risponde.

 

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SANITÀ INFORMAZIONE PER RIMANERE SEMPRE AGGIORNATO

Articoli correlati
Medici di famiglia sull’orlo di una crisi di nervi… Stressati 9 su 10. Pesano Covid, burocrazia e Whatsapp
Il malessere dei medici di famiglia, tra carenza di colleghi, difficoltà a trovare sostituti e una burocrazia sempre più elevata, «è palpabile» e arriva a sfiorare il 90% di professionisti. Lo dicono i sindacati, gli esperti di sanità, gli analisti del settore. E lo dicono i pensionamenti anticipati che crescono
di V.A.
Medici e cittadini contro la deriva del Ssn: manifestazioni il 15 giugno nelle piazze e sciopero in vista
Fermare la deriva verso cui sta andando il nostro Servizio sanitario nazionale, con liste di attesa lunghissime per accedere alle prestazioni, personale medico e infermieristico allo stremo, contratti non rinnovati e risorse insufficienti per far fronte all’invecchiamento progressivo della nostra popolazione e dunque della crescente richiesta di cure per malattie croniche. E’ l’appello che arriva […]
Giornata vittime Covid, Fnopi: «D’accordo con Schillaci, ora la priorità è investire sul capitale umano»
Tra gli infermieri 90 decessi e oltre 390mila contagi, per chi ha accompagnato fino alla fine  le persone colpite più duramente dal virus
Covid, alcune persone potrebbero aver perso l’olfatto per sempre? L’ipotesi allarmante in uno studio
La perdita dell'olfatto a causa di Covid-19 potrebbe durare a lungo o addirittura per sempre. Uno studio rivela che una persona su 20 non l'ha recuperato dopo 18 mesi
Infermieri, Fnopi: «Soddisfatti per estensione a 8 ore del tetto dell’attività libero professionale»
La Federazione degli Ordini degli Infermieri: «Strada intrapresa è corretta, ora investire per nuove assunzioni»
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Mieloma multiplo. Aspettativa di vita in aumento e cure sul territorio, il paradigma di un modello da applicare per la prossimità delle cure

Il mieloma multiplo rappresenta, tra le patologie onco-ematologiche, un caso studio per l’arrivo delle future terapie innovative, dato anche che i centri ospedalieri di riferimento iniziano a no...
Salute

Parkinson, la neurologa Brotini: “Grazie alla ricerca, siamo di fronte a una nuova alba”

“Molte molecole sono in fase di studio e vorrei che tutti i pazienti e i loro caregiver guardassero la malattia di Parkinson come fossero di fronte all’alba e non di fronte ad un tramonto&...
di V.A.
Politica

Il Nobel Giorgio Parisi guida l’appello di 14 scienziati: “Salviamo la Sanità pubblica”

Secondo i firmatari "la spesa sanitaria in Italia non è grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e l'autonomia differenziata rischia di ampliare ...