Formazione 14 Luglio 2021 12:31

Pnrr e nuovo Ssn, Castellone (M5S): «Formazione giovani al centro per potenziare medicina del territorio»

Secondo la senatrice, membro della Commissione Igiene e Sanità, è «necessario estendere l’esercizio della Medicina Generale anche agli specialisti in Medicina di Comunità e Cure Primarie»

Pnrr e nuovo Ssn, Castellone (M5S): «Formazione giovani al centro per potenziare medicina del territorio»

«La Commissione Igiene e Sanità del Senato ha davvero contribuito a scrivere il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Adesso è importante declinare tutte le previsioni fatte in norme e riforme che siano davvero attuate. Lo diciamo da tre anni che serve ripartire dal territorio per la sanità del futuro. All’inizio sembravano idee quasi strampalate. Ma lo abbiamo visto anche con questa pandemia: nelle Regioni dove era presente una rete territoriale la risposta al Covid-19 è stata più efficiente». Così la senatrice del Movimento 5 Stelle Mariolina Castellone che nei giorni scorsi ha presenziato al convegno “Quale formazione per il medico delle cure primarie alla luce delle indicazioni fornite dal Pnrr?”. «Partendo da questo è quindi fondamentale definire quelle riforme che facciano bene al Paese».

«Necessario estendere esercizio Medicina Generale a specialisti in Medicina di Comunità e Cure Primarie»

«Al centro delle nostre riforme – ha spiegato – deve esserci una formazione sempre più qualificante, al passo con i tempi e al passo con gli standard europei a partire dalla specializzazione in Medicina di Comunità e Cure Primarie. Per questo è necessario estendere l’esercizio della medicina generale agli specialisti in Medicina di Comunità e Cure Primarie nell’ambito della dirigenza medica, così come già fatto per l’organizzazione dei servizi sanitari di base nel 2018 e per le cure palliative nel 2020».

Cosa fare con le risorse del Pnrr

«Che al centro della nuova riforma della sanità dovesse esserci la valorizzazione del personale sanitario a partire dalla formazione dei giovani medici – spiega ancora la senatrice Castellone – è chiaro da quando ad inizio legislatura abbiamo quasi raddoppiato i contratti di formazione specialistica. Nel 2018 avevamo solo 2.600 contratti disponibili, motivo per cui si era creato il famoso imbuto formativo, ovvero molti medici si laureavano e non potevano entrare nel percorso di specializzazione». Oggi, invece, i posti sono 17.400.

Ciò che la senatrice chiede è che «venga potenziata sempre di più la programmazione di specialisti in base al fabbisogno di salute della popolazione. Fabbisogno che oggi ci suggerisce che debba essere rafforzato il territorio, e quindi la medicina territoriale». Ecco perché, secondo la Castellone, andrebbe rivista anche la formazione della medicina generale «per creare medici del territorio sempre più formati per gestire non solo le cronicità ma anche le cure primarie nella loro totalità. E la proposta che stiamo avanzando è quella di partire da una scuola di specializzazione che già esiste, ovvero quella in Medicina di Comunità e Cure Primarie, la quale forma medici che operano nelle cure primarie e che a nostro avviso dovrebbero operare anche come mmg».

«Valorizzare il merito e la competizione nel pubblico per tamponare emorragia verso il privato»

Fin qui, dunque, si parla di formazione e nuovi posti per contrastare l’imbuto formativo. La questione, però, non si ferma qui, perché una volta formati i professionisti della sanità, al fine di rafforzare il Ssn, è necessario “convincerli” a lavorare nel pubblico ed evitare che passino al privato o, peggio ancora, vadano all’estero. Per fare questo, la senatrice Castellone è convinta che sia necessario «valorizzare sempre di più», anche nel pubblico, «il merito e le competenze. Servono sistemi di valutazione dei risultati che vengono raggiunti. Diciamo spesso – spiega – che questo Paese è poco meritocratico e paga o premia poco il merito. A nostro avviso, dunque, ben venga la valutazione dei risultati che si raggiungono e chi raggiunge buoni risultati deve essere premiato. Solo in questo modo – conclude – anche nelle strutture pubbliche del Servizio sanitario nazionale il lavoro diventerà sempre più qualificante».

 

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