Formazione 15 Settembre 2018 10:48

Nuova ECM: «Rivalidazione medici e ‘formazione’ per Omceo e Provider»

Una rivalidazione dei medici e una “formazione” fatta anche agli Omceo e ai Provider ECM affinché sappiano coinvolgere meglio, e in maniera maggiore, i camici bianchi ancora poco “sensibili” ai doveri e alle opportunità di un aggiornamento continuo in medicina. Queste le principali novità emerse dalla due giorni di FNOMCeO e Omceo Bari. Ma accanto alle proposte emergono anche interrogativi difficili da affrontare

Nuova ECM: «Rivalidazione medici e ‘formazione’ per Omceo e Provider»

Una rivalidazione dei medici e una “formazione” fatta anche agli Omceo e ai Provider ECM affinché sappiano coinvolgere meglio, e in maniera maggiore, i camici bianchi ancora poco “sensibili” ai doveri e alle opportunità di un aggiornamento continuo in medicina. Queste le principali novità emerse dalla due giorni di FNOMCeO e Omceo Bari. Ma accanto alle proposte emergono anche interrogativi difficili da affrontare.

«Un appuntamento annuale con al centro la formazione ECM che ha rappresentato e rappresenta un punto di svolta nei confronti dei professionisti e dei cittadini». Così Filippo Anelli, Presidente FNOMCeO intervistato da Sanità Informazione.  «Perché avere professionisti sempre aggiornati – prosegue -, è un aspetto di efficienza del sistema e un dovere della professione. Naturalmente il sistema ECM non è esente da critiche e in corsa per eventuali miglioramenti, proprio per questo durante questo incontro, è stato possibile avanzare una serie di proposte di discussione per far crescere il sistema e incentivare i meccanismi di validazione dell’attività del medico, legandola sempre più alle attività che ogni giorno svolge».

Come cambia l’Ecm – l’Educazione Continua in Medicina – in un contesto di carenza di specialisti e medici di Medicina Generale, di ‘autodimissioni’ degli operatori dagli ospedali pubblici per fuggire verso il privato, di tetti alle spese per il personale, di razionalizzazione dei bilanci?  A queste domande ha provato a rispondere la Tavola Rotonda conclusiva delle ‘Giornate della Formazione Medica’, giunte alla quarta edizione e organizzate dall’Ordine dei Medici di Bari in partnership con la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo).

«Le aziende sanitarie sono tenute, per legge, a utilizzare l’1% dei fondi regionali per erogare aggiornamento ECM ai propri medici – ha proseguito Filippo Anelli . In realtà abbiamo notizia del fatto che sempre più Regioni, soprattutto quelle in piano di rientro, dirottino i fondi aziendali su altri obiettivi, per appianare i bilanci. La Fnomceo non ci sta: non possiamo sacrificare le necessità di formazione dei nostri professionisti – che vuol dire qualità e sicurezza a tutela della salute dei cittadini – sull’altare della quadratura di bilancio!».

Fnomceo con l’Agenas sta lavorando ad un protocollo per favorire l’accesso di tutti i medici, anche quelli che non operano all’interno di strutture universitarie o di ricerca, alle banche dati. Attraverso un intervento pubblico e l’ottimizzazione dei fondi bisogna mettere tutti i professionisti nelle condizioni di poter accedere a tutte le banche dati delle riviste scientifiche.

Ma al di là dei fondi e dell’accesso alle fonti scientifiche, il nodo dell’aggiornamento professionale sta nella carenza di personale e quindi nel tempo – circa 170 ore all’anno – che per contratto i medici dovrebbero dedicare alla formazione all’interno dell’orario di lavoro e che invece viene dedicato all’assistenza.

«Mai come nel 2018 abbiamo ricevuto da parte di colleghi segnalazioni di difficoltà persino ad usufruire delle ferie estive a causa della carenza di personale – puntualizza Giovanni Leoni, Vicepresidente Fnomceo – in alcuni casi sono state bloccate le ferie ai dipendenti perché si dovevano comunque garantire i servizi ai cittadini».

In un contesto di questo tipo l’aggiornamento professionale diventa una chimera. «Una carenza di medici che non si può risolvere semplicemente con l’abolizione del numero chiuso all’università, ma con il superamento dell’imbuto formativo. A causa del disallineamento tra numero di accessi al percorso universitario e numero di borse di studio di specializzazione e di medicina generale, tra cinque anni potremmo avere 20mila neo laureati in medicina all’anno che rimangono sospesi in un limbo privo di sbocchi professionali. Si tratta di giovani laureati su cui il Paese ha investito e che già oggi cercano lavoro all’estero. E’ come se ogni anno regalassimo a paesi esteri 1500 Ferrari: un patrimonio di conoscenze, competenze e risorse economiche che l’Italia perde» conclude amaramente il vertice della categoria.

 

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