Lavoro e Professioni 24 Febbraio 2022 17:52

Carenza personale, Quici (CIMO-FESMED): «I privati negli ospedali pubblici una deriva da evitare»

Il Presidente della Federazione CIMO-FESMED: «Ci sono grossi poli che cercano di entrare a gamba tesa nella sanità. E in questo caso la sicurezza delle cure non potrà essere garantita: chi non le ha le risorse economiche non potrà essere curato»

All’appuntamento con il Covid-19, ormai due anni fa, i medici ospedalieri italiani arrivarono già stanchi, frustrati e delusi. Vittime di aggressioni, di una soffocante burocrazia, con turni di lavoro massacranti ed insufficienti gratificazioni economiche e sociali. «Dieci anni di sottofinanziamento, blocco del turn over e gobba pensionistica. I medici ospedalieri sono arrivati stanchissimi, hanno retto per due anni ma non so fino a che punto potranno farlo se le condizioni di lavoro non cambiano». Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED, commenta così, ai microfoni di Sanità Informazione lo stato di frustrazione e le difficoltà in cui si trovano ad operare i camici bianchi.

Il sondaggio della CIMO-FESMED

D’altronde, lo stato di malumore profondo che attraversa la categoria è emerso chiaramente dal recente sondaggio della CIMO-FESMED, sindacato che rappresenta oltre 18mila camici bianchi. Solo il 28% dei 4.258 medici di tutta Italia aderenti all’indagine continuerebbe a lavorare in una struttura pubblica. Gli altri sceglierebbero l’estero (26%) vorrebbero lavorare in una struttura privata (14%) esercitare la libera professione (13%) o anticipare il pensionamento (19%).

«Medici ostaggi degli ospedali»

Un malcontento reso più profondo ed esasperato dall’emergenza sanitaria. Medici ed infermieri, per sopperire alle carenze del sistema, hanno sacrificato affetti e vita privata. Il report rileva che il 43% dei medici ha tra gli 11 e i 50 giorni di ferie accumulate; il 24% tra i 51 e i 100 giorni; il 18% ha accumulato più di 100 giorni di ferie arretrate. E non basta. Il 73% degli intervistati lavora più di quanto previsto dal contratto (38 ore settimanali) ed il 20% di questi è addirittura costretto a lavorare più di 48 ore a settimana. «Alla faccia della legge dello Stato e della normativa europea» continua Quici – i medici sono ostaggi degli ospedali».

«Un segnale di allarme importante – aggiunge Quici – un contesto che va rivisto a 360° con la valorizzazione delle professioni. Tra mancate prospettive di carriera, salario basso, turni massacranti, medici denunciati e aggrediti chi vuole ancora continuare a lavorare negli ospedali?».

Coop private negli ospedali pubblici, Quici: «Preoccupante commistione pubblico-privato

Coop private negli ospedali pubblici, Quici: «Preoccupante commistione pubblico-privato

Ed è talmente vero che non ci sono medici che alcune regioni, in assenza di professionisti disponibili a lavorare nel Servizio pubblico, pubblicano gare di appalto rivolte a soggetti privati. Introducono negli ospedali medici dipendenti della società privata stessa, e non del Servizio sanitario regionale. «Non si conoscono pertanto – spiega la CIMO-FESMED – le condizioni con le quali il privato vincitore dell’appalto assume questi medici, né con quale retribuzione, con quali condizioni contrattuali o tutele. Ma spesso si tratta di medici appena laureati o con specializzazioni diverse rispetto al fabbisogno ospedaliero. Il sindacato fa sapere che «negli ospedali veneti ci sono interi reparti gestiti da cooperative private. Bandi per appalti simili sono stati pubblicati anche nelle Marche e in Liguria lo scenario è simile».

Secondo il governatore del Veneto Luca Zaia, ricorrere alle cooperative è l’unica alternativa per colmare la carenza di personale. Di opinione opposta, la CIMO-FESMED per cui «si tratta di una preoccupante e quantomeno discutibile commistione pubblico-privato causata dalle difficoltà incontrate dal Servizio sanitario ad assumere specialisti. Una ferita della quale il privato si sta approfittando per addentrarsi nella sanità pubblica, e che va assolutamente sanata».

In che modo? Con una riforma complessiva dell’organizzazione ospedaliera, altrimenti presto «affidarsi alle cooperative private costituirà veramente l’unica alternativa per trovare medici che lavorino in ospedale – sottolinea Quici -. Ci sono grossi poli che cercano di entrare a gamba tesa nella sanità. E in questo caso la sicurezza delle cure non potrà essere garantita: chi non le ha le risorse economiche non potrà essere curato. Questa è la deriva che bisogna assolutamente evitare» conclude.

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
«Diritto alle cure a rischio senza personale», le richieste dei medici in piazza a Roma. E Schillaci convoca i sindacati
A Roma significativa adesione per la manifestazione dell’intersindacale medica convocata per denunciare le sempre più difficili condizioni di lavoro dei camici bianchi stretti tra turni massacranti e stipendi tra i più bassi d’Europa. Ben 8mila camici bianchi hanno lasciato il SSN tra il 2019 e il 2021
Oltre il 37% dei medici è pronto a lasciare il SSN per lavorare a gettone
Circa 4 medici su 10 sono pronti a lasciare il posto fisso in ospedale per lavorare come gettonisti. È il risultato emerso da un sondaggio flash proposto dalla Federazione CIMO-FESMED ad un campione di 1000 medici. Si rischia di dover celebrare presto il funerale del nostro Servizio sanitario nazionale
di Redazione
Medici d’emergenza in piazza: «Pronto soccorso a rischio»
I Pronto soccorso italiani sono al collasso per la grave carenza di personale. Mancano 5mila unità. Si temono situazioni di crisi soprattutto durante le festività natalizie. Domani prevista una manifestazione della Simeu davanti al Ministero della Salute
Dopo i medici cubani, la Calabria apre agli specializzandi. Viola (Federspecializzandi): «Servono cambiamenti strutturali»
Per contrastare la grave carenza di medici, la Regione Calabria ha pubblicato un avviso per reclutare specializzandi da tutta italia. Federspecializzandi: «Positivo, ma per specializzandi non è una scelta facile»
Elezioni, CIMO-FESMED: «No a slogan o promesse irrealizzabili. Proposte concrete per salvare SSN»
«Le domande sono numerose, e le risposte di certo non semplici – commenta Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED-. Ma ci auguriamo che trovino spazio nei programmi elettorali di tutti gli attori in campo, in attesa del dibattito pubblico organizzato dall’intersindacale della dirigenza medica e sanitaria in programma per il prossimo 14 settembre»
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

“Prevenzione è Salute”: educazione e controlli gratuiti per cittadini e comunità

La prevenzione come frontiera della salute pubblica: dalla prevenzione cardiovascolare, cardiometabolica e femminile, alla promozione di stili di vita sani e screening gratuiti. Con la campagna nazion...
di Isabella Faggiano
Advocacy e Associazioni

FoAIRC: via a “I Giorni della Ricerca”. Mattarella: “Nuove terapie hanno aperto strade alla vita”

Si è tenuta questa mattina a Roma, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella,  l’annuale cerimonia dedicata a I Giorni della Ricerca di Fondazione AIRC
di Redazione
Advocacy e Associazioni

Legge obesità, le Associazioni Pazienti: “Passo storico, ma ora servono azioni concrete”

Le Associazioni di Pazienti e Coldiretti accolgono con favore l’approvazione della Legge Pella, che riconosce l’obesità come malattia cronica, ma sottolineano l’urgenza di tr...
Sanità

GIMBE: Nonostante gli aumenti, il Fondo sanitario scende al 5,9% del PIL

Aggiunti alla sanità € 2,4 miliardi nel 2026 e € 2,65 miliardi nel 2027 e nel 2028. Nel 2028 il fondo sanitario arriverà a € 145 miliardi e secondo l'analisi indipendente ...
di Redazione
Advocacy e Associazioni

Manovra: Cittadinanzattiva e Carer, sui caregiver promesse tradite

Cittadinanzattiva e CARER denunciano la mancanza di una legge nazionale e dello stanziamento di un fondo irrisorio nella bozza di Legge di Bilancio dedicato ai caregiver
di Valentina Arcovio