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Dermatologia 28 Gennaio 2022

Curare la psoriasi si può? Sì con terapie mirate e aderenza ai trattamenti

Il dermatologo: «Oggi siamo in una nuova era nel trattamento della psoriasi. Possiamo spegnere quasi tutte le forme con il supporto di nuove terapie, farmaci locali e sistemici. Fondamentale la collaborazione con il paziente e tra medici per un approccio multidisciplinare»

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La psoriasi è una malattia cronica: non si guarisce ma si cura e gestisce sempre meglio grazie alle nuove terapie a disposizione. Si tratta di un problema dermatologico ma è legata a disturbi articolari, metabolici, cardiovascolari. Vincenzo Panasiti, direttore UOC Dermatologia Campus Biomedico di Roma, nell’intervista al nostro giornale, ha illustrato le nuove frontiere e il successo della cura.

Cause della psoriasi: il ruolo della genetica

«La psoriasi è una patologia infiammatoria in cui è stata verificata la possibilità di una interazione poligenica – spiega Panasiti -. Se io fossi portatore di una particolare forma di alcuni geni non avrei la malattia ma un aumentato rischio di poterla sviluppare. Non è stata ad oggi identificata la vera causa della psoriasi però si può screenare la popolazione dal punto di vista genetico per individuare le persone più a rischio di poterla sviluppare». Come si traduce questo nella vita di tutti i giorni? «Se uno dei miei familiari di primo grado ha la psoriasi – prosegue lo specialista – significa che io ho un rischio più alto di avere psoriasi. Per quanto siano stati fatti avanzamenti notevoli soprattutto nell’ultimo decennio e siano state identificate delle pathway più importanti per quello che riguarda lo sviluppo e la cronicizzazione della patologia, non abbiamo sciolto il nodo sulla patogenesi vera e propria».

Primi campanelli d’allarme: quando rivolgersi allo specialista

«La psoriasi classicamente si manifesta con delle chiazze eritematose – va avanti Panasiti – ricoperte da squame biancastre. Ha delle sedi preferenziali più frequentemente interessate: il cuoio capelluto, i gomiti, le ginocchia, la regione genitale. L’insorgenza di queste lesioni deve immediatamente indirizzare il paziente all’attenzione di un medico». Parliamo di una patologia «molto frequente, complessa e di natura multifattoriale. Spesso sottovalutata dal paziente stesso – aggiunge il dermatologo -. Se trattata per tempo si riesce a controllare, ma può evolvere in forme gravi».

Nuove terapie, Panasiti: «Oggi possiamo spegnere quasi tutte le forme di psoriasi»

Nuove terapie, Panasiti: «Oggi possiamo spegnere quasi tutte le forme di psoriasi»

«Oggi siamo in una nuova era nel trattamento della psoriasi – sottolinea l’esperto -. Noi dermatologi possiamo spegnere quasi tutte le forme con il supporto di nuove terapie, farmaci locali e sistemici». Il trattamento della psoriasi prevede prodotti locali e cutanei (creme, gel e unguenti e fototerapia) che vengono utilizzati per le forme lievi. In quelle più gravi vengono presi in considerazione farmaci per via sistemica (compresse o iniezioni sottocutanee) o i nuovi farmaci biologici. È importante informare i malati sulle varie opportunità terapeutiche e sulla loro efficacia. Così come che siano seguiti da tutti gli specialisti necessari per un approccio multidisciplinare. La scelta della terapia più giusta dipende dall’estensione della malattia, dall’impatto sulla vita del paziente e dalle comorbidità. Grazie all’ampia disponibilità di specifici farmaci si può gestire la psoriasi in maniera efficace e nel lungo tempo».

Quando intervenire per prevenire le forme gravi di psoriasi?

«Prima possibile – evidenzia l‘esperto – con diagnosi e follow-up corretti. I pazienti non devono essere abbandonati a loro stessi». È necessaria un’unione sinergica tra lo specialista dermatologo che deve impostare la terapia mirata e il MMG per l’aderenza al trattamento. Spesso, il paziente dopo aver notato i primi risultati delle terapie erroneamente le interrompe». Trattandosi di una malattia infiammatoria e sistemica caratterizzata da lesioni spesso evidenti, la psoriasi ha un forte impatto sulle relazioni e sull’attività lavorativa di chi ne soffre causando imbarazzo e malessere. «È una patologia che ha un riscontro importante nella socialità dei malati. Per questo, vanno aiutati dal puto di vista clinico e psicologico».

 

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