Salute 13 Maggio 2022 10:51

Tik Tok ci droga di stimoli?

Uno studio ha esaminato gli effetti sul cervello dei video personalizzati: attivano le stesse aree delle dipendenze. Lai (psicologo): «Esistono utilizzatori attivi e passivi, i primi rischiano maggiormente una dissociazione dalla realtà»

I social network, soprattutto quelli di ultima generazione, possono creare dipendenza. A dimostrarlo uno studio cinese che ha esaminato gli effetti sul cervello di Douyin, l’equivalente orientale di Tik Tok in Cina. I video personalizzati, ovvero quelli raccomandati direttamente dall’app, attivano i centri di ricompensa del cervello, le stesse aree che si “accendono” di fronte ad una dipendenza, effetti non riscontrati con la visualizzazione di video generici. «Tuttavia, parlare di velocità di stimoli è piuttosto riduttivo – dice Carlo Lai, professore associato di Psicologia Clinica all’università Sapienza di Roma, membro del network di Psicologia Perinatale dell’Ordine degli Psicologi del Lazio -. I social network di ultima generazione non sono semplicemente veloci, ma sono immersivi, ovvero sempre più capaci di catturare completamente, o quasi, la concentrazione di chi li utilizza».

Conseguenze a breve e lungo termine di Tik Tok

Gli effetti finora osservati, attraverso studi clinici specifici, sono piuttosto circoscritti. «La limitazione deriva da due fattori. Innanzitutto, sono ancora troppo poche le ricerche scientifiche sull’argomento e, ad oggi, non possiamo contare su una quantità di dati sufficienti che ci consentano di delineare gli effetti dei social sulla psiche dei nostri giovani – spiega Lai -. La maggior parte degli studi finora effettuati sono stati commissionati da grandi aziende produttrici con finalità di marketing, al fine di meglio indirizzare le loro attività promozionali. Inoltre, esistono una serie di conseguenze a lungo termine che potranno essere valutate solo nell’arco dei prossimi 10 anni. Ovviamente, non possiamo dare per scontato che gli effetti siano esclusivamente negativi. Ne potranno emergere anche di positivi».

Una fuga dal mondo reale

Tuttavia, anche se basati su un numero limitato di casi, gli studi clinici finora condotti qualcosa hanno dimostrato. «La capacità immersiva dei social attualmente più in voga tra i giovani ha un forte potere evasivo – aggiunge lo psicologo -. Guardare un video estremamente veloce, come quelli proposti su Tik Tok, può isolare il soggetto dal contesto in cui si trova, creando una sorta di estraneazione dalla realtà. Non solo l’individuo in questione, immerso nei social, non si renderà conto di ciò che gli accade intorno, ma potrà utilizzare il mondo virtuale come rifugio ogni volta che vorrà scappare da quello reale. Tanto più questa fuga sarà frequente e duratura, maggiori saranno i rischi che ne potranno derivare».

Utilizzatori attivi e passivi

Le modalità di utilizzo dei social network sono molteplici e non tutti gli utenti ne sfruttano appieno ogni potenzialità. «Potremmo dividere gli utilizzatori in due grandi categorie: attivi e passivi – sottolinea l’esperto – La componente dissociativa (ovvero quella capacità immersiva che estranea dalla realtà) è, solitamente, più spiccata negli utilizzatori attivi. Questi individui, infatti, attraverso i social creano la propria personalità, spesso anche più di una. E i loro rapporti sociali, soprattutto quelli con i pari, sono costruiti sulla base dell’identità che “artificialmente” si sono creati. Il rischio è che queste personalità così facilmente prodotte possano essere distrutte con la stessa semplicità, trascinando via con sé tutti i rapporti sociali che vi ruotavano attorno. E, in alcuni casi, potrebbe trattarsi anche della totalità delle relazioni di un individuo».

Il parental control

E allora, come correre ai ripari, nell’attesa che studi scientifici più ampi e attendibili ci mettano in guardia sulle conseguenze peggiori e ci guidino verso l’esaltazione dei benefici? Da qualche settimana è terminata la consultazione pubblica indetta da Agcom per l’adozione di Linee guida sull’utilizzo di “Sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio” che, come si legge nell’articolo 7-bis, «obbliga gli operatori, nei contratti di fornitura nei servizi di comunicazione elettronica, a pre-attivare gratuitamente sistemi di controllo parentale ovvero di filtro di contenuti inappropriati per i minori e di blocco di contenuti riservati ad un pubblico maggiorenne». Il parental control è quel sistema che permette ad un genitore di monitorare o bloccare l’accesso a determinate attività da parte del bambino e anche di impostare il tempo di utilizzo di computer, tv, smartphone e tablet. Ma per il professor Lai non è la panacea di tutti i mali. «Sarei cauto a definirla la Soluzione. I genitori moderni sono spesso alle prese con la mancanza di tempo e la conseguente difficoltà di gestione. Attivare il parental control significherebbe delegare una funzione, come quella del controllo, che invece – conclude Lai – spetterebbe proprio ad una mamma ed un papà».

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
Ictus cerebrale, il cuore gioca un ruolo cruciale. La fibrillazione atriale è tra i principali fattori di rischio
Il cuore gioca un ruolo cruciale nell’insorgenza dell’ictus cerebrale, essendone la fibrillazione atriale una delle principali cause. Ma non tutti sono a conoscenza di questo legame pericoloso e A.L.I.Ce. Italia Odv, in occasione di aprile mese della prevenzione, intende sensibilizzare le persone sull’importanza di non sottovalutare lo stretto rapporto tra cuore e cervello
di V.A.
Alzheimer: regolare i livelli di dopamina riduce i sintomi nelle prime fasi della malattia
Uno studio dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, insieme alla Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma e condotto su modelli sperimentali, ha confermato che la stimolazione dopaminergica è efficace nel ridurre l’ipereccitabilità dell’ippocampo condizione alla base dell’insorgenza di epilessia e che può contribuire al progressivo danno cognitivo nell'Alzheimer
La neuroscienziata Arianna Di Stadio: “Proteggiamo il cervello con l’alimentazione”
Il nostro cervello può essere protetto dall'invecchiamento grazie all'alimentazione. A spiegarlo è Arianna di Stadio, attualmente docente di Otorinolaringoiatria all’Università di Catania e ricercatore onorario all’UCL Queen Square Neurology di Londra, intervistata da Sanità Informazione
Scienziati italiani hanno “ingegnerizzato” una proteina per potenziare la memoria
Una proteina normalmente presente nel cervello è stata modificata geneticamente con l'obiettivo di potenziare la memoria. A farlo è stato un gruppo di neuroscienziati italiani in uno studio pubblicato su Science Advances, che apre la strada a nuove possibilità terapie contro le malattie neurodegenerative
di V.A.
Cervello, cuore e reni unite dalla proteina endotelina. Allo studio nuovi farmaci anche contro calvizie e insonnia
Alla XVIII “Conferenza internazionale sull’Endotelina ET-18”, co-organizzata dalla Fondazione Menarini e appena conclusa a Roma, i massimi esperti da tutto il mondo si sono confrontati sulle nuove scoperte che chiariscono il ruolo dell'endotelina, una proteina che regola la funzione dei vasi e il tono del muscolo liscio che li ricopre. Gli studi in questo campo stanno aprendo nuove prospettive terapeutiche per pazienti con ipertensione, problemi ai reni e ictus
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Mieloma multiplo. Aspettativa di vita in aumento e cure sul territorio, il paradigma di un modello da applicare per la prossimità delle cure

Il mieloma multiplo rappresenta, tra le patologie onco-ematologiche, un caso studio per l’arrivo delle future terapie innovative, dato anche che i centri ospedalieri di riferimento iniziano a no...
Salute

Parkinson, la neurologa Brotini: “Grazie alla ricerca, siamo di fronte a una nuova alba”

“Molte molecole sono in fase di studio e vorrei che tutti i pazienti e i loro caregiver guardassero la malattia di Parkinson come fossero di fronte all’alba e non di fronte ad un tramonto&...
di V.A.
Politica

Il Nobel Giorgio Parisi guida l’appello di 14 scienziati: “Salviamo la Sanità pubblica”

Secondo i firmatari "la spesa sanitaria in Italia non è grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e l'autonomia differenziata rischia di ampliare ...