Salute 14 Giugno 2021 10:29

Giornata mondiale dei donatori di sangue, in Toscana cresce il numero dei “supereroi”

Intervista ad Adelmo Agnolucci, presidente di Avis Toscana uscente: «Le donazioni di sangue, plasma e multicomponenti di Avis nel 2020 sono aumentate dell’1,5%. Gli uomini oggi rappresentano il 63% dei donatori, contro il 37% di donatrici. Al contrario i donatori tra i 18 e i 25 anni sono soprattutto donne»

di Federica Bosco

Donare il sangue è un gesto di grande altruismo e per questo in occasione della giornata mondiale della donazione, il 14 giugno, in Toscana c’è chi ha scelto di trasformare il centro trasfusionale nella casa dei supereroi. Si tratta dell’Ospedale di Pontedera dove tutta la sala, comprese le poltrone, sarà decorata con le immagini degli idoli dei fumetti e coloro che sceglieranno proprio quel giorno per donare si troveranno proiettati nel mondo dei supereroi.  Un gesto simbolico per sottolineare generosità, altruismo e coraggio di quanti, nonostante il Covid hanno scelto di donare. Ne abbiamo parlato con Adelmo Agnolucci, presidente uscente di Avis Toscana che rappresenta oggi il 53% della raccolta totale delle donazioni di sangue nella regione.

Presidente, nell’anno della pandemia è cresciuto il numero dei donatori di sangue Avis in Toscana, come è stato letto questo dato?

«Le donazioni di sangue, plasma e multicomponenti di Avis sono aumentate dell’1,5%. Un dato molto importante che è frutto di un impegno straordinario delle 161 sedi operative sul territorio. Dal momento in cui è esplosa l’emergenza sanitaria, ogni sede con tutte le sue risorse ha intensificato l’attività di chiamata per scongiurare che tale emergenza avesse ricadute negative sulle donazioni e quindi mettesse a repentaglio le cure di tutti coloro che da esse dipendono. Insieme a questo abbiamo assistito ad un bel numero di ex donatori che si sono rimessi in gioco e la grande attività di comunicazione che abbiamo svolto a livello regionale, con estese campagne informative, ha favorito queste tendenze positive».

La terapia del plasma come via di uscita dalla pandemia ha in qualche modo inciso sui numeri in crescita?

«Certamente tutta l’informazione, non sempre corretta, che è girata sui media e sui social rispetto all’uso del plasma iperimmune nella terapia di emergenza contro gli effetti del Covid ha favorito una certa sensibilizzazione alla donazione in generale e al plasma in particolare. Come Avis Toscana abbiamo risposto alla richiesta della Regione Toscana tramite il Centro Regionale Sangue di sensibilizzare i donatori guariti dal Covid alla donazione del plasma ad uso terapeutico sperimentale. Aldilà dei risultati che tale sperimentazione ha prodotto, siamo soddisfatti di aver fatto la nostra parte e di aver avvicinato alla donazione del plasma tante persone che adesso possono continuare a dare il loro contributo. Non è un caso che la raccolta di plasma da parte dei nostri donatori abbia visto un incremento di circa 3.500 donazioni rispetto al 2019 (+13,6%): Avis in Toscana contribuisce coi suoi donatori al 60% della raccolta di plasma totale e vogliamo continuare a fare la nostra parte per contribuire gradualmente al difficile obiettivo di arrivare all’autosufficienza del nostro Paese».

Chi sono i vostri donatori?

«L’universo dei donatori è estremamente variegato, mette insieme fasce sociali e demografiche molto diverse fra loro. Si conferma la prevalenza della componente maschile, che rappresenta il 63% contro il 37% di donatrici. Il divario si attenua tuttavia tra i nuovi soci, tra i quali i maschi rappresentano il 53% del totale, di contro al 47% di nuove iscritte, in linea con la tendenza degli ultimi anni. Osservando i dati relativi alla distribuzione per età, si conferma al contrario la prevalenza femminile tra i soci donatori nella fascia più giovane, quella fra i 18 e i 25 anni, all’interno della quale le donne rappresentano circa il 51% ; nelle successive classi di età la componente maschile rimane invece quella prevalente, con una forbice che tende ad ampliarsi con l’avanzare dell’età, soprattutto per effetto dei crescenti impegni che le donne, in prima fila sui fronti del lavoro e della famiglia, sono chiamate ad affrontare. La stessa dinamica si rileva per i nuovi soci, tra i quali si registra una maggioranza di nuove iscrizioni femminili solo nella prima fascia d’età 18-25 (52% rispetto al 48% di quelle maschili), riflesso di una sensibilità verso la salute che, in genere, si manifesta più precocemente e si dimostra più sviluppata nelle ragazze. Infine, è interessante notare che i soci donatori appartengono prevalentemente alla classe di età compresa tra i 36 e i 55 anni (51% del totale dei soci donatori), mentre la maggioranza dei nuovi associati ha una età compresa tra i 18 e 35 anni (53% del totale delle nuove iscrizioni)».

Covid e donazioni, come è cambiato l’approccio da un punto di vista psicologico di chi decide di donare?

«Difficile rispondere. I donatori non si sono scoraggiati nonostante la gran parte delle donazioni avvengano nei Centri Trasfusionali degli ospedali. Le misure di sicurezza adottate sono state adeguate e rassicuranti e quindi ha prevalso sulla paura la voglia di rendersi utile. Tante persone chiuse in casa hanno visto nella donazione di sangue, plasma o altri componenti una delle poche possibilità per dare un contributo solidale ad una società sconvolta dalla pandemia. Con il graduale ritorno, ancora incompiuto, alla normalità, ci auguriamo, e stiamo lavorando per questo, che tale afflato di generosità non venga meno e prosegua in modo costante e programmato».

Da un punto di vista pratico invece: chi era donatore e ha fatto il Covid può riprendere a donare? Con quali accorgimenti?

«Occorre ribadire che si può donare solo se si è in buone condizioni di salute. Anche semplici raffreddori o mal di gola sono causa di esclusione temporanea. È fondamentale prima di andare a donare contattare l’associazione per verificare la sussistenza della possibilità di prenotare la donazione stessa, dando tutte le indicazioni utili a capire lo stato di salute del donatore. Chi è stato positivo al Covid, a contatto con una persona diagnosticata o chi è tornato da un viaggio all’estero può donare, come raccomanda il Ministero della Salute, solo dopo aver assolto alle misure di sicurezza previste, in ciascuno dei casi, per contenere la diffusione del virus. Tali misure possono prevedere un periodo di quarantena obbligatoria o l’effettuazione di tamponi antigenici o molecolari che diano esito negativo. Giova infine ricordare che a seguito della vaccinazione anti-Covid si può tornare a donare dopo 48 ore in assenza di sintomi come febbre, dolori, malessere. Se si hanno sintomi, dopo una settimana dalla scomparsa degli stessi».

C’è una tipologia di sangue più richiesta?

«Non esistono tipologie più richieste, ma gruppi sanguigni dei quali, per una serie di motivi, è più scarsa la raccolta e più universale il loro utilizzo. Di solito le necessità di sangue intero sono sempre alte rispetto al gruppo 0, sia positivo sia negativo e talvolta anche per il gruppo A. Fragilità meno frequenti si registrano, almeno in Toscana, solitamente per i gruppi AB positivo e B sia positivo sia negativo. Quando si hanno le carenze, Avis opera tramite la chiamata affinché tutti i donatori di gruppi sanguigno di cui c’è bisogno si attivino per privilegiare la donazione di sangue intero. Per quelli dei gruppi dove la raccolta è stabile o in eccedenza, raccomandiamo sempre di non abbassare la disponibilità a donare, ma optare per la plasmaferesi che è possibile fare anche qualche giorno dopo la donazione di sangue intero e comunque ad intervalli meno lunghi rispetto ad essa».

Nel qual caso che tipo di comunicazione viene fatta per reclutare nuovi donatori?

«L’attività di comunicazione è essenziale per reclutare e fidelizzare i donatori. L’obiettivo è sempre quello di fare in modo che da una parte ci sia un ricambio generazionale con sempre più giovani coinvolti (aspetto essenziale per il futuro del sistema trasfusionale in un Paese che vive un progressivo invecchiamento della popolazione), dall’altra che i donatori diventino periodici e continuativi per assicurare al sistema un flusso costante di donazioni e scongiurare carenze ed emergenze. Per questo Avis a tutti i livelli promuove una comunicazione ampia, incisiva e innovativa capace di raggiungere su tutti i mezzi (dal web ai social, dalla presenza in luoghi fisici ai mezzi di informazione) una vasta parte della popolazione per ricordare costantemente che donare è vitale per le cure di tantissime persone e che donare fa bene agli altri, ma fa bene anche a sé stessi».

Avis Toscana è in una fase di transizione, il 19 ci sarà l’elezione del nuovo presidente, che tipo di messaggio intende lasciare il presidente uscente al successore?

«Giunto al termine di due mandati consecutivi che lo Statuto di Avis prevede come limite per svolgere il ruolo di presidente, mosso dal sincero affetto per la nostra associazione, lascio in eredità una Avis Regionale Toscana solida, organizzata, radicata sul territorio – grazie alle 161 sedi locali e ai 22 coordinamenti Provinciali e Zonali – e forte di 50 anni di storia e competenza. Ho invitato tutti i delegati all’assemblea Regionale a preservarla e a svilupparla, a renderla sempre più credibile e autorevole, coltivando un sincero spirito di unità e di entusiasmo».

 

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